Lunedì, 14 Giugno 2010 00:00

BASILICATA IL CONSIGLIO DEI 40 ANNI: GLI INTERVENTI

BASILICATA IL CONSIGLIO DEI 40 ANNI: GLI INTERVENTI
 
“Le iniziative per i 40 anni dalla nascita della Regione Basilicata debbono rappresentare non solo un momento celebrativo ma un’occasione per rivolgere uno sguardo al passato e creare le basi per un futuro sviluppo che porti stabilità alla nostra regione. Quaranta anni fa il faticoso processo di costruzione del regionalismo italiano raggiungeva una prima tappa fondamentale e con il voto popolare del 7 giugno 1970 il processo fu completato con l’elezione dei Consigli regionali”. E’ quanto ha dichiarato il capogruppo del Movimento per le Autonomie, Francesco Mollica nella seduta straordinaria dell’Assemblea dedicata ai 40 anni della Regione. “Per noi lucani tale data ha rappresentato il coronamento di una lunga e tenace azione politico-culturale che da allora - ha continuato Mollica - ha trovato nell’ente Regione uno strumento di autogoverno più vicino agli interessi e alle aspirazioni della comunità regionale. La Basilicata di oggi deve affrontare nuove sfide in un quadro di una sempre più elevata complessità economica, sociale e politica. “Tocca a noi tutti - ha precisato Mollica - riprendere in mano e trasmettere, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni lo spirito democratico; l’orgoglio della nostra identità regionale all’interno di un processo di unità nazionale di cui ricorre il 150° anniversario; cogliere il valore delle identità territoriali che vanno valorizzate perché sono una grande risorsa; rafforzare la pratica della democrazia come presupposto per la partecipazione e per l’esercizio della responsabilità, nell’applicazione della sussidiarietà come antidoto allo statalismo, alla inefficienza e allo spreco”. “Attualmente – ha concluso il capogruppo del Mpa - il processo del federalismo in corso deve vedere la nostra regione impegnata non tanto a misurarsi con se stessa ma a ricercare le ragioni dell’attuale malessere economico per poi risolverlo; a garantire che i livelli delle prestazioni essenziali afferenti i diritti civili e sociali siano equamente assicurati a tutti i cittadini lucani”.
“La manifestazione inaugurale che oggi celebriamo vuole essere l’occasione per trarre dagli eventi di ieri spunto di riflessione sul significato dei valori che si vogliono trasmettere alle generazioni più giovani, impegno per gli anni avvenire, perché ciascuno per la parte di responsabilità che gli compete, si senta protagonista ed artefice di un progetto, del progetto di costruzione di una democrazia più solida, ancorata saldamente ai principi di libertà e giustizia sociale”. E’ quanto ha detto il capogruppo di “Io Amo la Lucania” in Consiglio regionale, Ernesto Alfonso Navazio, aprendo il suo intervento nella seduta dedicata ai 40 anni della Regione. “Quarant’anni fa – ha aggiunto - pur se a ventidue anni di distanza dalla originaria previsione costituzionale, si completava l’articolazione territoriale della Repubblica prevista dai padri costituenti. La Basilicata di oggi è diversa dalla Basilicata di ieri. Anche gli uomini. Quello che oggi vorremmo tanto sentire è che tutti quelli che rappresentano le tante Basilicate della nostra Basilicata, sono pronti a scommettere su un futuro che ci veda in ‘posizione di testa’, una posizione che renderà tutti noi fieri ed orgogliosi, una posizione che i lucani, gente laboriosa ed onesta, meritano e che purtroppo attendono da tempo”. “Occorre risvegliare quel protagonismo della società civile – ha concluso Navazio - che si faccia interprete e promotrice di un profondo cambiamento di rotta, che attivi la sua iniziativa per superare ogni forma di scoraggiamento, inerzia e stanca gestione dell’esistente. Oggi come allora la Basilicata deve affrontare nuove sfide e nuovi compiti in un quadro di una sempre più elevata complessità economica, sociale e politica. Ma oggi questa Basilicata è una realtà più forte, più giusta sul versante sociale, più ricca di esperienza e nuove competenze e può affrontare il futuro con maggiore fiducia”.
“Una Regione che se pur piccola ha saputo interpretare e difendere i bisogni, le aspettative e la dignità di una comunità. Gli anni del terremoto, le giornate di Scanzano, la lotta dei lavoratori nei 21 giorni di Melfi hanno dimostrato che si può tenere insieme l’autonomia dei cittadini e delle loro rappresentanze con la politica e le istituzioni. La cerimonia di oggi non deve essere autoreferenziale, specie in un tempo in cui si fa fatica ad affermare la buona politica e nel quale i cittadini si sentono distanti dai politici”. Lo ha affermato il capogruppo di Sel (Sinistra e libertà), Giannino Romaniello in apertura del suo discorso alla seduta straordinaria del Consiglio regionale. “Quarant’anni delle Regioni, ma anche quarant’anni dello Statuto dei Lavoratori che estendeva ai luoghi di lavoro l’applicazione dei principi fondanti della Carta Costituzionale. Due conquiste che hanno contribuito a rendere migliore il Paese e che vanno unitariamente difese”. “Un compito non facile – ha proseguito Romaniello - in questo tempo in cui la Costituzione è messa in discussione, si riducono gli spazi di democrazia e libertà, la legge bavaglio ne è l’ultimo esempio, e con il pretesto della riduzione dei costi della politica si vogliono abolire i luoghi della partecipazione democratica. In questo quadro la revisione dello Statuto della Regione deve rappresentare un impegno politico di tutto il Consiglio regionale in sinergia con il sistema delle autonomie”. “Il federalismo, per il Governo, fortemente condizionato dalla Lega Nord, è abbandono del Sud al suo destino - conclude il capogruppo di Sel -. Parta da questa assemblea un messaggio chiaro ai lucani: le istituzioni e la politica s’impegnino a mutare per qualificare le relazioni tra politica ed economia, tra istituzioni e società. Condizione questa per garantire trasparenza nella gestione della cosa pubblica, valorizzando le competenze del nostro territorio. Il futuro di questa Regione dipende dal contesto nazionale, europeo ed internazionale ma anche dalla capacità di noi tutti di dare un altro senso alla politica e quindi alla nostra esistenza”.
 
“Parlare di Regione Basilicata significa dare un forte senso di identità a confini geografici che hanno trovato una loro collocazione non limitata alla distinzione territoriale, ma in grado di accomunare un popolo che ha gli stessi usi, gli stessi costumi e - soprattutto - le medesime necessità ed interessi convergenti”. Lo ha detto il capogruppo di “Alleanza per l’Italia”, Alessandro Singetta, per il quale i 40 anni dalla istituzione delle Regioni “sono un lasso temporale importante, sia nella vita delle persone che delle istituzioni. Anni in cui si è formata e radicata la nostra identità territoriale di lucani, anni che hanno visto la nostra Regione superare prove difficili, a partire dal terremoto del 1980. Né è possibile dimenticare, in questo veloce excursus, il tentativo del Governo di individuare Scanzano quale deposito delle scorie nucleari”. “Con il federalismo l'Italia, e, quindi, la Basilicata, potrà essere un paese migliore – ha sottolineato Singetta - a patto che ‘lo Stato - per usare le parole di Don Sturzo nell'Appello ai liberi e forti del 1919 - sia veramente popolare, riconosca i limiti della sua attività. rispetti i nuclei e gli organismi naturali (la famiglia, le classi, i Comuni), rispetti la personalità individuale ed incoraggi le iniziative private’. In effetti, come ha affermato anche il Presidente della Regione, Vito De Filippo, non abbiamo bisogno di un federalismo a giorni alterni, ma di una diversa gestione delle risorse che sappia tener conto dell'esigenza di ridistribuire parte di quelle generate dalle aree forti del paese, in grado di compensare anche le carenze infrastrutturali che spesso incidono pesantemente sulla capacità produttiva, penalizzando oltremodo le aziende locali. Abbiamo bisogno di un federalismo che ci consenta di decidere quali destinazioni dare alle nostre risorse ( idrocarburi ed acqua per tutte), quali compensazioni richiedere per i costi che le estrazioni petrolifere ci impongono, senza essere costretti - come purtroppo è avvenuto ed ancora avviene - ad accettare scelte calate dall'alto”.
Oggi si celebra una giornata importante, speciale, per il suo significato altamente simbolico ma anche perché nel 2010, anno nel quale compie 40 anni, la Regione Basilicata è chiamata a fare scelte strategiche dalle quali dipendono, in larga parte, lo sviluppo economico e sociale dell’intero decennio”. Ha iniziato così il capogruppo di “Per la Basilicata” in Consiglio regionale, Roberto Falotico, il suo intervento nella seduta straordinaria dell’Assemblea dedicata ai 40 anni della Regione”. A parere di Falotico “per i prossimi anni il nuovo modello regionale dovrebbe essere improntato alla piena sussidiarietà e ad una maggiore equità, ad un’apertura e ad un dialogo continui e costanti, per cui i lucani possano esprimersi secondo un assioma semplice ma efficace del tipo: pago (i tributi) – vedo (i risultati) – voto. Credo che i lucani abbiano urgente necessità di una Regione che sappia svolgere un ruolo efficace (ma non invasivo) di governo, che sia perno di una rete tra istituzioni territoriali e locali al servizio dei cittadini. Che abbia funzione di sintesi e non di contrapposizione, come un’Istituzione rappresentata da tante anime può e deve fare più spesso”. “La Regione Basilicata – ha detto ancora Falotico - deve sempre di più rappresentare gli interessi e le istanze di tutti i lucani, facendo scelte strategiche che facciano leva sulla centralità della persona. Da questo valore discende la tesi di un welfare delle opportunità e delle responsabilità (che si rivolge alla persona nella sua integralità) e non più un modello di tipo prevalentemente risarcitorio”. “Parallelamente, la Regione è chiamata a riposizionare il proprio sistema produttivo – ha concluso Falotico - ad accettare nuove sfide, da condurre anche attraverso un’attenta concertazione con tutte le parti sociali, allo scopo di valutare al meglio gli obiettivi sostenibili a cui tendere e quali risorse impiegare per creare una regione “di nuovo in cammino”, in termini di occupazione e qualità della vita”.
 
I 40 anni della Regione coincidono con i decenni più intensi e significativi della storia politica recente della Basilicata, quelli nei quali questa piccola regione del Sud ha provato, da un lato, ad uscire dalla marginalità e dall’anonimato e a rendere visibile la sua autonomia e peculiarità e, dall’altro, a creare un rapporto più stretto e scambievole tra istituzioni e comunità”. E’ l’opinione espressa dal capogruppo del Psi in Consiglio regionale, Rocco Vita, nel suo intervento nella seduta dedicata ai 40 anni della Regione. “In questi quattro decenni – ha aggiunto Vita – la visibilità della Basilicata sulla scena nazionale è notevolmente cresciuta e l’opinione pubblica italiana ha stabilmente associato il suo nome ad alcuni eventi e ad alcune singolarità: le trasformazioni del paesaggio agrario, il terribile terremoto, le estrazioni petrolifere, ma anche la straordinaria stabilità dell’assetto politico e un’efficienza amministrativa generalmente superiore alle medie meridionali. Un fatto è certo: in Basilicata, più che in altre realtà, il cosiddetto ‘effetto Regione’ si è fatto sentire soprattutto all’interno della comunità lucana, nel senso che i lucani hanno presto riconosciuto nelle nuove istituzioni nate nel 1970 un nuovo Stato, più vicino, più attento, più accessibile di quello lontano, assente e temibile percepito per un secolo intero da una popolazione largamente dispersa nelle aree rurali e nei piccoli centri dell’appennino”. “Molte delle battaglie socialiste – ha concluso Vita – oggi sono patrimonio comune della cultura democratica regionale, ma, soprattutto sino agli anni ’90, la scelta del riformismo come approccio alla innovazione delle politiche di sviluppo, era rimasta una scelta solitaria e controversa dei soli socialisti, anzi addirittura un terreno di confronto polemico con le altre forze politiche maggiori. E oggi che tutti si dichiarano riformisti, resta aperta una differenza culturale irriducibile che ha a che fare con la cultura del pluralismo, della laicità e del dubbio, come elemento costitutivo di un atteggiamento critico sempre insofferente ad ogni soprassalto di integralismo e di settarismo”.
 
“La visione sturziana che noi Popolari intendiamo ricordare in questa solenne seduta del Consiglio regionale di Basilicata, era quella di un autentico regionalismo, scevro dai condizionamenti post unitari, pur se lontano dalla intuizione federalista che già Cattaneo nella sua dimensione europea aveva immaginato, capace cioè di arricchire lo Stato di una forte e concreta articolazione politica ed istituzionale che lo avvicinasse ai cittadini senza quelle cosiddette ‘gonfiezza burocratica ed avidità gestionale’ proprie delle Regioni così come si vanno espandendo in virtù della moda federalista”. E’ quanto ha detto il capogruppo dei Popolari uniti in Consiglio regionale, Luigi Scaglione, nel suo intervento nella seduta straordinaria dedicata ai 40 anni della Regione. Scaglione si è chiesto se la dimensione regionale immaginata da Sturzo è riuscita a tradurre nei fatti questo spirito evocato molti anni prima delle prime elezioni regionali. “Fino a ieri l’altro sembrava di sì – ha osservato - che si potesse cioè immaginare uno Stato unitario, quello voluto da Cavour ed evocato anche da Giustino Fortunato nei suoi scritti e nelle sue azioni parlamentari, capace di essere sentito amico, presente, partecipe dei destini della gente, grazie alle decisioni dei governi regionali improntate all’autodeterminazione con una prospettiva comune”. Un tempo “che impone dunque una stratificazione diversa del concetto di Stato costruito dalle Regioni e non viceversa”. Un tempo “che guarda alla storia della nostra regione, della nostra amata Basilicata, come alla storia dove uomini liberi e forti il 18 agosto del 1860 completarono quel processo di insurrezioni risorgimentali dando un contributo forte all’Unità italiana. Il tempo, il nostro, non è passato invano; ci siamo, siamo qui a rileggere quella storia e questa storia con i protagonisti di questo nuovo millennio, a ribadire con forza l’immagine di un orgoglio tutto lucano di essere diversi, di aver fatto della vicenda politica la opportunità vera di legare l’istituzione ai cittadini, abbattendo quella politica della selezione del censo come elemento caratterizzante della vita politica per lunghi anni”.
 
“Un famoso libro di chirurgia inizia con queste parole: ‘coloro i quali non possono ricordare il passato, sono condannati a riviverlo’ (G. Santejanni). Ricordare il percorso compiuto è importante, se si vogliono trarre spunti per avviare quel rinnovamento che la nostra comunità chiede. La storia politico-istituzionale regionale, infatti, è portatrice di molti significati ed insegnamenti. Emerge con chiarezza il contributo di uomini di diversa estrazione sociale e culturale”. E’ così che ha esordito il capogruppo di Italia dei Valori, Enrico Mazzeo Cicchetti secondo il quale “bisogna evitare qualsiasi forma di enfasi e di retorica, che contrasterebbe con quei valori di cui buona parte di quegli uomini erano portatori. I protagonisti della storia che stiamo ricordando in questa occasione, erano accomunati da alcuni principi fondamentali, al di là della loro stessa collocazione partitica. Innanzitutto, la Politica, intesa come servizio alla comunità, senza protagonismi esasperati”. “Lo stesso Statuto – ha sottolineato il consigliere - fu costruito con avvedutezza e si è dimostrato strumento utile per esercitare quell’azione politica ed amministrativa che ha aiutato la nostra Regione a crescere. Tanti sono gli esempi cui si è ispirata la mia generazione, specie per quella parte che ha intrapreso la strada dell’impegno politico. Vorrei partire da qualche esempio emblematico. Vincenzo Verrastro, protagonista discreto ed intelligente di fasi importanti della vita regionale; Nino Calice, convinto sostenitore dell’interesse generale; Gaetano Michetti, Carmelo Azzarà e Fernando Schettini, realizzatore del primo vero piano sanitario regionale. “Vorrei ribadire – ha concluso Mazzeo Cicchetti - che l’affermazione di un buon tasso di meritocrazia rappresenterebbe il primo vero incentivo per i giovani, per aiutarli a restare nella loro terra; questo costituirebbe il più grande investimento, a costo zero, per una Regione che rischia lo spopolamento”.
 
“La celebrazione del Quarantennale ricade in una fase delicata del dibattito politico nazionale, alle prese con le pulsioni per una nuova e più accentuata esplicazione di autonomia da parte delle Regioni e di una crisi economica internazionale di proporzioni non conosciute dagli attuali ordinamenti democratici. L’occasione di questo incontro mi ha stimolato ad una rilettura delle aspettative e delle tensioni morali dei nostri ‘padri regionali’. La rilettura del discorso di insediamento pronunciato dal primo Presidente della Regione Basilicata, Vincenzo Verrastro, ha evidenziato come, le aspettative di allora, siano in buona parte, ancora le aspettative di oggi. I nostri padri hanno visto, nella istituzione delle Regioni, la possibilità di elevare la responsabilità delle classi dirigenti locali verso la soluzione dei problemi delle Comunità”. Lo ha affermato il capogruppo del Pdl, Nicola Pagliuca, intervenendo alla cerimonia solenne per i 40 anni della Regione Basilicata. “L’autonomia regionale – ha continuato Pagliuca - era salutata come l’unico mezzo per rendere possibile quel coniugo fecondo tra società civile e Stato. L’utilizzo appropriato delle risorse è il cardine su cui imperniare l’azione delle forze politiche e sociali del territorio. La Regione non può e non deve accentuare fenomeni di nuovo centralismo a discapito degli Enti locali e delle Autonomie funzionali. Ciò è errato e non costituisce stimolo per i cittadini. Occorre aumentare gli spazi di libertà della società, limitando al ruolo di indirizzo e controllo quello della Regione. Ai giovani bisogna restituire la certezza di una società meritocratica, capace, per ciò stesso, di aiutare chi resta indietro.
“Chi ha vissuto la fase costituente della Regione ed oggi – per un singolare concorso di circostanze – è chiamato a vivere una stagione più matura della vita regionale, non potrebbe che definire il tempo che attraversiamo, un tempo difficile e controverso, come un tempo “sturziano”. La prospettiva federalista ci chiama ad un dovere e ad un impegno straordinario: riportare il movimento civile, autonomisico, popolare dentro il flusso virtuoso dell’unità regionale”. Lo ha detto il capogruppo del Pd, Vincenzo Viti, nel suo intervento nella seduta del Consiglio regionale dedicata alle celebrazioni per i 40 anni della Regione. “Ciò esige che la politica torni al centro della scommessa civile – ha detto ancora Viti - non una metafora del malessere e del privilegio, ma il luogo nel quale vengono coltivate le virtù civiche, la generosità, finanche l’eroismo quotidiano dell’onestà e del servizio al bene comune. E’ questa la ragione per cui le Regioni non possono essere viste come i convitati di pietra di una secessione silenziosa e furbesca, quasi levantina, ma il principio ricostruttivo del Sud, dell’unità del Paese, 150 anni dopo”. “Ecco perché il Mezzogiorno – ha concluso Viti - deve riconquistare una soggettività politica che superi le differenze, affermi la scelta regionale e la proponga al Nord: se optare per l’adesione al vagone di coda di un’Europa carolingia o alla motrice di testa di un’Europa euromediterranea, grande protagonista di una stagione di pace e di relazioni positive. Un contributo straordinario in questa direzione può venire da noi, con un soprassalto di impegno etico civile e vivendo il federalismo come una grande avventura unitaria che compia e non contraddica, la rivoluzione regionale quale si affacciò in Italia 40 anni fa”.

Il coordinatore della Segreteria Scientifica del Comitato 40° Regione, Giampaolo D’Andrea, nel suo intervento, ha ricostruito il dibattito storico che ha sotteso nel tempo la nascita delle Regioni. Un percorso – ha sottolineato - che parte dalla stessa Unità d’Italia e che ha visto andare di pari passo i valori unitari con la cultura autonomistica.
La Costituzione – ha evidenziato D’Andrea – disegna l’identità delle Regioni, ma anche nello Statuto regionale lucano “resta vivo lo spirito unitario del Risorgimento e della Resistenza”. D’Andrea ha poi esposto i contenuti del libro, distribuito durante il Consiglio straordinario, che contiene “le Carte fondative della Regione Basilicata”. Si tratta dei resoconti delle prime sedute, dei primi provvedimenti e delle prime leggi emanate dalla Regione Basilicata – ha spiegato D’Andrea – che documentano “la serietà e il rigore dell’impianto che costituirono la prima fase della vita della Regione”, dimostrando “la dedizione, l’impegno e la passione civile di tutti coloro che si sono succeduti nella storia della Regione fino ad oggi”. Perché – ha detto ancora - “è con i documenti che si scrive la storia vera senza sconfinare nel rischio di autocelebrazioni”. D’Andrea, infine, ha esposto le iniziative per i quarant’anni della Regione, “un progetto della memoria storica, per rendere disponibili i documenti ufficiali e non, attraverso la rilettura o la riscrittura della storia della Basilicata. In particolare, ha concluso D’Andrea, saranno analizzati i rapporti tra popolo e territorio, tra istituzioni e comunità e sarà attuata una riflessione sulle tendenze evolutive della Regione”.

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