Martedì, 11 Maggio 2010 00:00

SIMILES CUM SIMILIBUS…

Ci era parso che gli scambi di pensieri non ufficiali fossero una prerogativa di Facebook. Ci sembrava che interagire con lo scritto in modo informale potesse essere una pratica di democrazia avanzata, tutto sommato esercitata nel contenitore ristretto, si fa per dire, della catena di conoscenze più vasta al mondo. Per il vero ci avevano informato di quanto era stato scritto, ma ostinatamente continuavamo a pensare (anche perché non aderiamo a Facebook) che si trattasse di una vicenda quasi privata. Quei pensieri, ipotizzavamo, non avrebbero dovuto subire l’illuminazione di un “riflettore” mediatico di impostazione tradizionale qual è un quotidiano. A darci prova del contrario (e, tutto sommato, è stato un bene) è stato il Quotidiano della Basilicata.
SIMILES CUM SIMILIBUS…
 
Ci era parso che gli scambi di pensieri non ufficiali fossero una prerogativa di Facebook. Ci sembrava che interagire con lo scritto in modo informale potesse essere una pratica di democrazia avanzata, tutto sommato esercitata nel contenitore ristretto, si fa per dire, della catena di conoscenze più vasta al mondo. Per il vero ci avevano informato di quanto era stato scritto, ma ostinatamente continuavamo a pensare (anche perché non aderiamo a Facebook) che si trattasse di una vicenda quasi privata. Quei pensieri, ipotizzavamo, non avrebbero dovuto subire l’illuminazione di un “riflettore” mediatico di impostazione tradizionale qual è un quotidiano. A darci prova del contrario (e, tutto sommato, è stato un bene) è stato il Quotidiano della Basilicata che ha pubblicato uno scambio con “botta, risposta e controbotta” tra il consigliere comunale Angelo Cotugno (Pd) e il sindaco di Matera Salvatore Adduce (Pd- centrosinistra). Il succo del dibattere lo potrete scoprire leggendo il resoconto cartaceo. Quello che ci interessa mettere in luce è il linguaggio del primo. Cotugno ci va pesante, non tanto quando definisce “arroganti”(e fin qui nulla quaestio) i quattro che hanno lasciato l’aula (alla prima seduta consiliare materana) perché non condividevano le scelte, in merito all’elezione del presidente del Consiglio comunale, che la maggioranza stava per adottare. In seguito lo stesso Cotugno li marchia come “fetenti”, “gruppo di potere”, mentre ad altri quattro destina l’epiteto di “rompi…glioni” perché “pure loro vogliono mettere in difficoltà il sindaco, sono dei traditori”. Giusto per concludere il “forbito” Cotugno esorta le genti del centrosinistra con l’imperativo “fottiamocene di questi quattro straccioni, abbiamo con noi Idv, Stella, popolari uniti, Sel, Udc, Api, Socialisti e mica poco la parte buona (sic!) del Pd, loro sono irresponsabili e dovranno dar conto all’opinione pubblica, noi invece quelli responsabili che devono dare risposte ai bisogni della città”. Siamo francamente sconcertati non tanto dall’esternazione, della quale ognuno che la fa è responsabile, ma dal fatto che mai in sedi pubbliche, il protagonista abbia lasciato trapelare la sua inclinazione al turpiloquio. Ancora più censurabile è quel consigliere regionale lucano che ha commentato: "Mi piace"! Ci si potrebbe rispondere, a mò di giustificazione, come dicono a Roma “Quanno ce vò, ce vò” ma, scusate, i “fetenti” in causa non appartengono allo stesso partito di Cotugno? C’è un brocardo che recita: “Similes cum similibus congregantur” nel senso che i simili si uniscono ai loro simili. Meditate, gente, meditate… Per il vostro diletto http://www.youtube.com/watch?v=fTTi9AgUmcw&feature=related
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