Giovedì, 29 Aprile 2010 00:00

IL MEZZOGIORNO NEGLI ATTI DELLA COSTITUENTE

Nel pomeriggio di oggi, con inizio alle 18,30, nel Centro Carlo Levi di Piazzetta Pascoli, 1, nell'ambito degli appuntamenti legati alle Questioni meridionali, si terrà un incontro su "Il Mezzogiorno negli atti della Costituente". Relatore sarà il prof. Gianfranco Liberati. Si è più volte notato come la storiografia italiana si sia rivolta, e tuttora si rivolga, solo raramente ad una fonte preziosa quale la prestigiosa serie degli atti del parlamento italiano. Nell’ambito di questa tradizione documentaria, un periodo di fervida ed operosa attività politica, come quello in cui maturò la nostra carta costituzionale, merita un’ attenzione affatto peculiare. Come è ovvio, le occasioni in cui, nell’Assemblea Costituente, si sviluppò il dibattito sul Mezzogiorno furono innanzitutto gli interventi sulla fiducia al secondo, al terzo ed al quarto Governo De Gasperi, che – rivolti dapprima solo alla Sicilia, sconvolta dalle tragiche lusinghe del separatismo – rivelarono con sempre maggiore ampiezza una visione complessa ed insieme organica dei problemi dell’intero Mezzogiorno. Altrettanto ovvio è il collegamento tra queste problematiche generali e la specifica realtà dell’agricoltura, con i connessi progetti di riforma fondiaria e con i precedenti dei decreti Gullo e Segni.

 

IL MEZZOGIORNO NEGLI ATTI DELLA COSTITUENTE

Nel pomeriggio di oggi, con inizio alle 18,30, nel Centro Carlo Levi di Piazzetta Pascoli, 1, nell'ambito degli appuntamenti legati alle Questioni meridionali, si terrà un incontro su "Il Mezzogiorno negli atti della Costituente". Relatore sarà il prof. Gianfranco Liberati. Si è più volte notato come la storiografia italiana si sia rivolta, e tuttora si rivolga, solo raramente ad una fonte preziosa quale la prestigiosa serie degli atti del parlamento italiano. Nell’ambito di questa tradizione documentaria, un periodo di fervida ed operosa attività politica, come quello in cui maturò la nostra carta costituzionale, merita un’ attenzione affatto peculiare. Come è ovvio, le occasioni in cui, nell’Assemblea Costituente, si sviluppò il dibattito sul Mezzogiorno furono innanzitutto gli interventi sulla fiducia al secondo, al terzo ed al quarto Governo De Gasperi, che – rivolti dapprima solo alla Sicilia, sconvolta dalle tragiche lusinghe del separatismo – rivelarono con sempre maggiore ampiezza una visione complessa ed insieme organica dei problemi dell’intero Mezzogiorno. Altrettanto ovvio è il collegamento tra queste problematiche generali e la specifica realtà dell’agricoltura, con i connessi progetti di riforma fondiaria e con i precedenti dei decreti Gullo e Segni. Ma l’argomento intorno al quale la discussione sui problemi meridionali coinvolse in maniera più evidente i parlamentari del Mezzogiorno fu l’ordinamento regionale: una discussione che attestò la presenza di una formazione concorde, compiuta quasi sempre sulla traccia del magistero di Giustino Fortunato. L’opposizione al nuovo istituto fu pressoché unanime, anche nella consapevolezza della prospettiva critica sviluppata da Francesco Saverio Nitti, in un celebre saggio sul bilancio dello Stato. Le linee tracciate da Nitti alla fine dell’Ottocento apparivano ancora materia operante e significativa, soprattutto per quanto atteneva l’autentico punctum dolens di una problematica che nascondeva forti dissensi politici nell’asperità dei profili tecnici: l’autonomia finanziaria. La formula anodina adottata dalla Costituzione rivelò l’asprezza del dibattito e l’incapacità di attingere su una soddisfacente soluzione di compromesso. Per molti aspetti, quella incertezza grava ancora oggi su problemi tristemente attuali.


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