Venerdì, 16 Aprile 2010 00:00

IGNOBILTA' DI PALAZZO

Era una prerogativa dei tempi andati, quando la differenza tra la nobiltà e la borghesia era data, sostanzialmente, dalla capacità di valutare con distacco il denaro. Allora contava di più il lignaggio che la borsa piena. Nei palazzi di corte si aggiravano, oltre alle famose cortigiane, anche i gentiluomini di palazzo. Si trattava, per lo più, di rappresentanti di casate in decadenza o di piccole espressioni della nobiltà terriera delle province, venuti nelle capitali in cerca di fortuna. Il fenomeno della nobiltà di palazzo arrivò a lambire gli inizi del Novecento, quando l’avanzata della borghesia campagnola e cittadina pose fine alla cosiddetta “petit noblesse”, per i non francofoni la piccola nobiltà.
IGNOBILTA' DI PALAZZO
 
Era una prerogativa dei tempi andati, quando la differenza tra la nobiltà e la borghesia era data, sostanzialmente, dalla capacità di valutare con distacco il denaro. Allora contava di più il lignaggio che la borsa piena. Nei palazzi di corte si aggiravano, oltre alle famose cortigiane, anche i gentiluomini di palazzo. Si trattava, per lo più, di rappresentanti di casate in decadenza o di piccole espressioni della nobiltà terriera delle province, venuti nelle capitali in cerca di fortuna. Il fenomeno della nobiltà di palazzo arrivò a lambire gli inizi del Novecento, quando l’avanzata della borghesia campagnola e cittadina pose fine alla cosiddetta “petit noblesse”, per i non francofoni la piccola nobiltà. Queste eteree figure, sostanzialmente innocue, furono sostituite da altri esempi di rapacità, abituati per costume e impunità a spadroneggiare. Così, nel corso di un secolo, siamo arrivati dalla nobiltà di palazzo alla ignobiltà di palazzinaro. Li conoscete tutti, questi “gentiluomini” di caseggiato. Amici degli amici, sia destri che sinistri, sempre pronti alla costruzione, mai abusiva ma sicuramente “facilitata”, disposti a mercanteggiare sul prezzo e sull’entità delle volumetrie da costruire, repentini traslatori di denaro contante, offerto magari in un buio portone e scambiato sottobanco con un ingresso in una cooperativa edilizia “sicura”. E, ora, pronti all’arrembaggio (non a caso il loro grido di battaglia è “All’appalto!”) delle città, Matera compresa. Ora, cari miei, sarà il caso di aprire gli occhi. Su tutto e su tutti perché, quei “gentiluomini” si nascondono ovunque.
Letto 285 volte