Mercoledì, 23 Dicembre 2009 00:00

MATERA: AL DUNI L' AVARO DI MOLIÈRE

Per la stagione tetrale 2009-2010 Talia Teatro propone il capolavoro di Molière: l'Avaro nella versione adattata in vernacolo materano da Antonio Montemurro. La rappresentazione si terrà questa sera, con inizio alle ore 21,00, al Teatro Duni, in via Roma a Matera. Questa commedia fu rappresentata per la prima volta nel 1668, ma ebbe scarsa fortuna. Solo più tardi, dopo la morte dell’Autore, conobbe il successo, che dura fino ai giorni nostri. Molière, che qui approfondisce la figura dell’avaro dell’Aulularia di Plauto, da cui trae spunto, è ricordato nella letteratura mondiale, per le sue commedie di carattere e di costume. Pungenti ed efficaci, infatti, sono le sue osservazioni sui tipi umani e sui comportamenti: l’infedeltà coniugale, l’ipocrisia, l’adulazione, l’avarizia. Nell’Avaro campeggia la figura di Arpagone, uomo solo, separato da tutti, egoista, chiuso a riccio nel suo amore esclusivo per il danaro, vera e propria personificazione dell’avarizia. Alla passione per i soldi che già possiede, Arpagone aggiunge la cupidigia per quelli da arraffare, mediante l’usura e persino mediante i matrimoni che tenta di far fare ai suoi figli, che manovra come se facessero parte dei suoi averi. Il nome "Arpagone", infatti, si ricollega al verbo greco “ arpazo “ che significa afferro, arraffo.
MATERA:  AL DUNI L' AVARO DI MOLIÈRE
Per la stagione tetrale 2009-2010 Talia Teatro propone il capolavoro di Molière: l'Avaro nella versione adattata in vernacolo materano da Antonio Montemurro. La rappresentazione si terrà questa sera, con inizio alle ore 21,00, al Teatro Duni, in via Roma a Matera. Questa commedia fu rappresentata per la prima volta nel 1668, ma ebbe scarsa fortuna. Solo più tardi, dopo la morte dell’Autore, conobbe il successo, che dura fino ai giorni nostri. Molière, che qui approfondisce la figura dell’avaro dell’Aulularia di Plauto, da cui trae spunto, è ricordato nella letteratura mondiale, per le sue commedie di carattere e di costume. Pungenti ed efficaci, infatti, sono le sue osservazioni sui tipi umani e sui comportamenti: l’infedeltà coniugale, l’ipocrisia, l’adulazione, l’avarizia. Nell’Avaro campeggia la figura di Arpagone, uomo solo, separato da tutti, egoista, chiuso a riccio nel suo amore esclusivo per il danaro, vera e propria personificazione dell’avarizia. Alla passione per i soldi che già possiede, Arpagone aggiunge la cupidigia per quelli da arraffare, mediante l’usura e persino mediante i matrimoni che tenta di far fare ai suoi figli, che manovra come se facessero parte dei suoi averi. Il nome "Arpagone", infatti, si ricollega al verbo greco “ arpazo “ che significa afferro, arraffo.
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