Mercoledì, 09 Dicembre 2009 00:00

LA SCOMPARSA DI DE ROSA: IL CORDOGLIO LUCANO

Il Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, ha espresso il profondo cordoglio a nome personale e dell’intero popolo lucano per la scomparsa del prof. Gabriele De Rosa, storico raffinato e acuto e profondo conoscitore di questo territorio, della sua cultura e delle sue tradizioni. Nato a Castellammare di Stabia (Napoli) il 24 giugno del 1917, De Rosa - laureato in Giurisprudenza - seguì la sorte di moltissimi altri giovani italiani che andarono in guerra: a lui capitò il fronte nordafricano sul quale decenni dopo pubblicò da Donzelli un 'taccuino militare' intitolato 'La passione di El Alamein'. In esso rivendicò "l'amor di patria" che - scrisse - continuò ad essere vivo "nella guerra di Liberazione, nella Resistenza e nella fondazione della Repubblica". Nel 1958 vinse il concorso per la prima docenza di storia contemporanea in Italia, disciplina che successivamente insegnò nelle università di Padova, di Salerno (di cui è stato rettore) e di Roma. Particolarmente attento alla genesi del movimento cattolico, ha imperniato molte delle sue ricerche sulla figura di don Luigi Sturzo. Del resto l'anziano sacerdote era stato per lui, a partire dal 1954, un aiuto prezioso per la preparazione del libro sulla storia del movimento cattolico. L'opera - che va dal periodo della Restaurazione alla prima guerra mondiale, alla nascita del partito popolare - ha come filo conduttore la storia del cattolicesimo intransigente.
LA SCOMPARSA DI DE ROSA IL CORDOGLIO LUCANO
 
Il Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, ha espresso il profondo cordoglio a nome personale e dell’intero popolo lucano per la scomparsa del prof. Gabriele De Rosa, storico raffinato e acuto e profondo conoscitore di questo territorio, della sua cultura e delle sue tradizioni.
Nato a Castellammare di Stabia (Napoli) il 24 giugno del 1917, De Rosa - laureato in Giurisprudenza - seguì la sorte di moltissimi altri giovani italiani che andarono in guerra: a lui capitò il fronte nordafricano sul quale decenni dopo pubblicò da Donzelli un 'taccuino militare' intitolato 'La passione di El Alamein'. In esso rivendicò "l'amor di patria" che - scrisse - continuò ad essere vivo "nella guerra di Liberazione, nella Resistenza e nella fondazione della Repubblica". Nel 1958 vinse il concorso per la prima docenza di storia contemporanea in Italia, disciplina che successivamente insegnò nelle università di Padova, di Salerno (di cui è stato rettore) e di Roma. Particolarmente attento alla genesi del movimento cattolico, ha imperniato molte delle sue ricerche sulla figura di don Luigi Sturzo. Del resto l'anziano sacerdote era stato per lui, a partire dal 1954, un aiuto prezioso per la preparazione del libro sulla storia del movimento cattolico. L'opera - che va dal periodo della Restaurazione alla prima guerra mondiale, alla nascita del partito popolare - ha come filo conduttore la storia del cattolicesimo intransigente. Segna inoltre uno spartiacque fra la concezione di una storia ancora prevalentemente politica del cattolicesimo italiano e l'incontro con una "storia minore", attenta alla religiosità quotidiana, che caratterizzerà inoltre la fase successiva del lavoro di De Rosa. In questo filone si inserisce ad esempio il libro 'Vescovi, popolo e magia nel sud' (1971). Autore anche numerosi manuali per le scuole medie e superiori, il suo nome è però legato alla biografia di don Sturzo e ai saggi su De Gasperi, due giganti dell'organizzazione politica dei cattolici in Italia. Una passione civile che lo contraddistinse nei suoi due mandati da parlamentare: il primo nel 1987, il secondo nel 1992, entrambi per le forze cattoliche (Dc e Ppi), lui che si era iscritto durante la Resistenza al Pci e aveva anche lavorato all'Unità. Fondatore del centro studi per la storia religiosa del Veneto é stato per molti anni presidente dell'Istituto Sturzo. Per anni si è battuto perché la carestia che nel 1932-33 affamò l'Ucraina con milioni di vittime, che faceva risalire alle teorie genetiche di Lysenko, fosse annoverato tra i crimini di Stalin e iscritto nel libro nero dei genocidi commessi nel XX secolo.
Alla sua scuola si sono educate intere generazioni di studiosi – ha detto De Filippo – che del Maestro hanno sempre apprezzato il metodo rigoroso e la passione per la ricerca. Egli ha saputo trasferire nei suoi allievi l’amore per l’indagine mai ferma in superficie, penetrante nei fenomeni della storia, nella cultura e nell’identità delle comunità. Con la Basilicata ha sempre avuto un rapporto privilegiato, animando e assumendo la guida di qualificate fucine di formazione intellettuale che hanno da sempre rappresentato autentici fari dei saperi e delle conoscenze delle vicende lucane. Con passione e senza risparmio di energie, il prof. De Rosa ha scrutato la cultura e la religiosità delle genti di questo territorio, dirigendo i propri allievi negli archivi diocesani e parrocchiali per cogliere le straordinarie esperienze popolari e per legare i risultati della ricerca all’idea forte e robusta di quel cattolicesimo realista che si alimenta di passato per irrobustire la speranza del futuro. Difficilmente – ha concluso il Presidente De Filippo – si potranno dimenticare le preziose qualità umane e la disponibilità al dialogo del prof. De Rosa, la sua vasta e apprezzata produzione di storia politica ed economica dell’età contemporanea, il suo impegno politico e civile e soprattutto i suoi insegnamenti di cattolico democratico.
Letto 254 volte