Lunedì, 05 Ottobre 2009 00:00

LA BASILICATA IERI AD ASSISI

“Chiediamo al Santo di sostenere con le sue spalle la nostra fede affiche diventi operosa e renda la Chiesa,che vive nel mondo secolarizzato, piena di vera testimonianza cristiana”. E’ questo il messaggio lanciato ieri, durante la messa solenne nella cappella papale di Assisi, dall'arcivescovo di Potenza Agostino Superbo”. “San Francesco – ha aggiunto Superbo - ci aiuterà ad essere veri cittadini della nostra Italia. Il cristiano vive sempre orientato verso la Patria celeste , ma assume con sapienza e amore la responsabilità di tutte le problematiche della città terena, affichè la divinità dell’uomo, dei poveri soprattutto, sia sempre al centro di tutte le legislazioni e delle programmazioni politiche”. Molte altre dichiarazioni in pagina.
LA BASILICATA IERI AD ASSISI
 
“Chiediamo al Santo di sostenere con le sue spalle la nostra fede affiche diventi operosa e renda la Chiesa,che vive nel mondo secolarizzato, piena di vera testimonianza cristiana”. E’ questo il messaggio lanciato ieri, durante la messa solenne nella cappella papale di Assisi, dall'arcivescovo di Potenza Agostino Superbo”. “San Francesco – ha aggiunto Superbo - ci aiuterà ad essere veri cittadini della nostra Italia. Il cristiano vive sempre orientato verso la Patria celeste , ma assume con sapienza e amore la responsabilità di tutte le problematiche della città terena, affichè la divinità dell’uomo, dei poveri soprattutto, sia sempre al centro di tutte le legislazioni e delle programmazioni politiche”.
“Incontrare San Francesco significa vivere una esperienza unica di spiritualità e riflessione sui principali interrogativi della nostra esistenza. Essere ad Assisi, visitare la sua urna, soffermarsi presso S. Maria della Porziuncola, leggere i suoi scritti e le sue biografie significa aprire la propria vita ad una nuova dimensione e comprendere quanto rivoluzionaria può essere la scelta di seguire il suo insegnamento e vivere da innamorati di Dio, degli uomini, della terra”. E’ quanto ha detto ieri ad Assisi il Sindaco di Potenza, Vito Santarsiero nel corso della Solenne Celebrazione di San Francesco Patrono d'Italia nel corso della quale ha riacceso la "Lampada Votiva" con l'olio offerto dalla Regione Basilicata.“E' con questo spirito – ha aggiunto Santarsiero - che la Comunità lucana si prepara a compiere un gesto dal grande valore simbolico quale il donare a San Francesco l'olio per alimentare la lampada che arde dinanzi alla sua tomba. Le migliaia di persone e le Istituzioni che ad Assisi accompagneranno questo gesto saranno lì a rappresentare la profonda devozione della terra lucana nei riguardi di San Francesco e la profonda adesione al suo modo di concepire la povertà, la fratellanza, la pace, il rispetto per l'ambiente. Ancorata a valori lontani da quelli predicati e praticati da San Francesco, la nostra società ha oggi un grande bisogno di questi momenti; è per questo che ringraziamo profondamente le Diocesi ed i Vescovi Lucani unitamente alla Comunità Francescana ed al Comune di Assisi per l'opportunità che viene offerta al nostro popolo di vivere una profonda esperienza di fede e di riflessione religiosa e civile. Ben consapevoli di rappresentare l'intero Paese che venera San Francesco quale proprio Santo Protettore, la Città di Potenza, il proprio Sindaco e i Sindaci della Lucania in rappresentanza dei Sindaci di tutta l'Italia confermano la devozione del popolo italiano al Santo e salutano i pellegrini che da ogni parte del mondo arrivano ad Assisi per vivere momenti di preghiera, di pace, di speranza. Impegnati quotidianamente per favorire lo sviluppo dei nostri territori, noi amministratori riconosciamo a San Francesco un insegnamento di grande attualità per costruire una società più equa e solidale al fine di realizzare il bene comune. Incontrare San Francesco  – ha concluso Santarsiero - significa rinverdire per ogni uomo la speranza nel futuro e per noi cristiani rinverdire la fiducia in Colui che sempre mantiene le proprie promesse. Con cristiana gratitudine porgo a tutti il mio personale saluto e quello della Comunità potentina che mi onoro di rappresentare”.
“Giunga a voi tutti il saluto del Governo italiano, un saluto alla Regione Basilicata, ai suoi rappresentanti istituzionali e ai suoi cittadini che in quest’anni particolare hanno l’onore di essere qui, protagonisti di questa cerimonia”. Con queste parole il Ministro per gli Affari Regionali, Raffaele Fitto ha salutato ieri i lucani intervenuti ad Assisi nel corso del suo intervento dalla Loggia del Sacro Convento. “Sono passati settanta anni da quando Sua Santità Pio XII proclamò San Francesco Patrono d’Italia – ha aggiunto Fitto - una protezione che sottolinea l’italianità precipua di Francesco. Italianità per spirito, per indole e non meno per itinerario di vita. Una vita complessa, certamente sofferta, a volte dolorosa ma nella quale i diversi tratti oggi ci appaiono un percorso segnato, sin dalle origini, verso il suo esito. E’ giusto, tra l’altro ricordare alcune parole di Sua Santità Pio XII in proposito. Il Papa definì San Francesco e Santa Caterina da Siena “Italiani che in tempi straordinariamente difficili, illustrarono, mentre vivevano, con nitido fulgore di opere e di virtù … la nostra Patria …” In tempi straordinariamente difficili scrisse testualmente Pio XII in quel 1939. L’età di Francesco era ferocemente dilaniata dalle guerre tra Guelfi e Ghibellini ma nel 1939 l’Italia era sulla soglia di una guerra i cui esiti, a quella data erano inconcepibili. Il fatto che oggi grandi conflitti non si svolgano alle porte delle nostre case non deve farci ritenere che tali conflitti siano meno gravi e non solo perché (è cronaca di questi giorni) vi sacrificano la vita anche giovani italiani. A loro e alle loro famiglie va la nostra solidarietà e la nostra gratitudine. In proposito mi sia consentito rivolgere un pensiero di affettuosa solidarietà alle vittime dell’alluvione di Messina e alle loro famiglie. Ecco quindi che anche i nostri tempi si possono definire straordinariamente difficili e il chinarsi di Francesco sul povero, sul malato, sul bisognoso nasceva anche dalla terribile esperienza che fece della guerra. Una guerra che lo segnò nel corpo e soprattutto nell’anima. Non credo azzardato quindi cogliere tra la biografia del nostro Santo e la vicenda nazionale italiana una sorta di parallelo simbolico per eventi, atti e gesti. E ancor più per carattere, sensibilità e umanità. Se un santo e la sua vita possono dire di un Paese, allora San Francesco dice certamente di noi più di quanto siamo pronti a riconoscere in noi stessi, in questo tempo scosso da avvenimenti e culture che sembrano portare verso una dispersione dei valori, che sembrano minarli alle fondamenta. Mi chiedo spesso quanto sia profonda questa dispersione di valori e mi auguro, auguro a tutti che essa sia invece superficiale, costituita più da una ridondante apparenza che da una crisi sostanziale. Mi chiedo – ha detto ancora Fitto - se siamo il Paese con un impegno nel volontariato tra i più alti in Europa o il Paese che tanti mezzi di comunicazione raccontano come rissoso e disgregato. Mi rispondo che siamo entrambe le cose e nello stesso tempo trovo sostegno e speranza nel non prevalebunt del Vangelo di Matteo. Non prevarranno le forze della disgregazione che spingono verso la crisi dei valori, di tutti i valori. Per questo oggi, nel giorno in cui ricordiamo Francesco e nell’anno in cui ricorre il settantesimo del suo vegliare sull’Italia, va colta l’occasione per avviare una riflessione su quest’uomo che seppe guardare negli occhi sia quanti riconosceva come simili, sia colui che avvertiva come diverso. Guardò negli occhi la povertà e la malattia ma guardò negli occhi senza timore l’Islàm. Guardò negli occhi il lebbroso e Papa Innocenzo III. Guardò negli occhi il lupo, un vivente non umano, in una metafora la cui forza ci attraversa da secoli. Sperimentò la solitudine più assoluta e la fraternità più intensa. Ci vuole – ha concluso Fitto - una grande fede per tutto questo non disgiunta da una grande forza di carattere. Quel carattere testardo sostenuto da una fede caparbia, come avrebbe dolorosamente sperimentato il padre di Francesco, Pietro Bernardone, è il lascito sul quale avviare una meditazione che non esclude nessuno, laici e religiosi, credenti e persino non credenti”.
Non solo il suo eccellente olio per la tomba di san Francesco ma la Basilicata ha portato ad Assisi anche "lo splendore e l' umiltà" della sua terra."Lo splendore dei nostri paesaggi, dei nostri orizzonti, dei nostri giovani e della nostra fede" ha detto il presidente della Regione Vito De Filippo. Il presidente, nel suo intervento di ieri dalla Loggia del Sacro Convento con accanto il ministro Raffale Fitto, ha ricordato l' annuncio francescano "di portare ovunque pace e bene" e la "forza d'animo" e "l' ostinazione" con cui il santo "ha saputo agire dentro un'epoca di potere e di conservazione. E nonostante tutto e a distanza di secoli, la prova della sua resistenza sono ancora oggi un esempio bellissimo di quella lotta difficile e necessaria che l'uomo ha con il proprio tempo". "Spesso - ha detto ancora De Filippo - Francesco riesce a rompere il guscio stanco della storia, con parole e gesti rivoluzionari e sceglie il suo campo d'azione tra i lebbrosi, gli oppressi, i più deboli. L'incontro con Francesco è sempre rivelatore. Porta con sé sempre qualcosa di straordinario". Quest'anno è la Basilicata - ha proseguito De Filippo - "con i suoi fedeli, i suoi cittadini, i suoi municipi, ad avere l'onore di offrire l'olio per la lampada del Protettore di tutta Italia e noi stessi siamo ora chinati, con un cuore colmo di gratitudine e di speranza. A voi lucani che siete qui in tanti, portate, dentro questa festa per Francesco, lo splendore e l'umiltà della nostra terra. E' l'umiltà della nostra storia, dei nostri padri, dei nostri poveri ed ammalati. Perché è così - ha sottolineato - che possiamo incontrare meglio San Francesco, che anche nell'oscurità di tanti giorni tristi e complicati, ci può ancora guidare. Lo splendore e l'umiltà di Francesco sono lo splendore e l'umiltà della sua terra, l'Umbria, bella e luminosa come la nostra Basilicata. Ci siamo incamminati in questo anno con l'onore che sarete voi fedeli della Basilicata ad organizzare la più grande delle feste per Francesco". "Oggi più che mai - ha concluso il presidente della Basilicata - la voce di riscatto di Francesco si leverà a scuotere ancora il mondo e perfino la nostra vita comoda. E saprà spronarci a lavorare per un tempo migliore, a cui sarebbe davvero colpevole non cedere la parte più ampia del nostro cuore. I lucani lo sapranno fare con grandezza d'amore e sobrietà di costumi".
“E’ stata una manifestazione religiosa molto toccante” – ha detto l’assessore all’Agricoltura, Vincenzo Viti al termine delle celebrazioni in onore di San Francesco. “I pellegrini e le autorità religiose hanno apprezzato la generosità della nostra Regione che ha donato l’olio per accendere la lampada votiva e che servirà per alimentare i conventi, le abbazie e i ricoveri per i più bisognosi”. L’Assessore ha ringraziato tutti i produttori e gli operatori che hanno donato l’olio. “Il nostro olio – ha continuato Viti - è stato apprezzato per le qualità organolettiche e prossimamente vareremo un disegno di legge sulla tracciabilità di questo alimento che servirà a certificare la qualità dall’origine alla commercializzazione e per dare valore al mercato dell’olio”.
“La donazione dell’olio lucano che alimenterà la lampada votiva ad Assisi per San Francesco è sicuramente un atto di devozione popolare cristiana ma può diventare anche un’occasione di promozione dell’olio di qualità della nostra regione, specie in una fase di grande difficoltà per i produttori e per contrastare l’assalto dell’ “agropirateria” che mette in vendita in tanti supermercati (anche in Basilicata) olio di oliva senza una chiara etichetta di provenienza”. E’ quanto sostiene il vice presidente della Cia della Basilicata Paolo Carbone, sottolineando che “nel mondo agricolo lucano la devozione cristiana rappresenta un valore fondamentale e si esprime in tante manifestazioni religiose e popolari. E’ infatti molto diffusa la tradizione della benedizione delle olive appena raccolte e di specifiche funzioni religiose nei comuni del Melandro, delle Colline Materane e del Vulture dove sono più diffuse le aziende olivicole. Ci aspettiamo un ritorno di immagine dalla donazione dell’olio lucano. Purtroppo i nostri produttori devono difendersi dalle speculazioni e dalla crisi di mercato: un litro di extravergine convenzionale (senza dop) è mediamente venduto a 3,1 euro se sfuso e a 5,60 euro se confezionato, con una maggiorazione dell’82%. Nel caso dell’extravergine bio, sempre più richiesto dai consumatori, invece si registrano per il prodotto confezionato prezzi più che raddoppiati rispetto allo sfuso: 6,7 euro contro i 3,3 euro al chilo. Se è vero che la qualità del prodotto deve contribuire a creare valore aggiunto, comunque – commenta il vice presidente della Cia – non mancano casi di speculazione. Senza un’etichetta chiara e trasparente e soprattutto in mancanza dell’indicazione di origine, per l’olio d’oliva “made in Italy”, oltre al danno economico rilevante, significa avere pesanti ripercussioni anche per l’immagine del nostro prodotto sui mercati mondiali. Per questo occorre impegnarsi per ottenere, dopo la dop dell’olio del Vulture, la dop unica per tutto l’olio extravergine prodotto in Basilicata, la costituzione del Distretto Rurale dell’olio per preservare le vocazioni produttive dei singoli territori e offrire servizi agli agricoltori, misure per sostenere il giusto reddito agli olivicoltori, un Piano di settore olivicolo legato alla programmazione dei fondi europei PSR 2007-2013”. In Basilicata le aree in cui l’olivo è più presente sono il Vulture, il Melandro e il Materano con i comuni di Ferrandina, Miglionico, Grottole, ecc. Le cultivar più utilizzate sono Ogliarola del Vulture, Coratina, Frantoio, Leccino, ecc. Mentre nel Materano il comune con il patrimonio olivicolo più elevato è Ferrandina.
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