AUTUNNO NON CALDO MA DRAMMATICO
“Sarà un autunno caldo, drammatico, difficile, carico di drammi sociali e disperazione”. Così si apre un comunicato (che definire preoccupato sarebbe eufemistico) della segretaria provinciale della Cgil di Matera Manuela Taratufolo Di fronte ad una crisi di portata eccezionale – dice Taratufolo - l’assenza di misure straordinarie per fronteggiarla non poteva che portare alla realtà disperata che oggi ogni settore lavorativo vive. Matera subisce, in maniera esponenziale, gli effetti di questa crisi. E lo testimoniano i “bollettini roventi” di questi ultimi giorni. La scuola è in protesta perché la dabbenaggine di un ministro fantoccio ha determinato, nella provincia materano, un vulnus profondo a danno dei precari che lottano per conservare almeno quel lavoro a tempo sul quale contavano per garantirsi un minimo di sussistenza; questo Governo addirittura nega la precarietà qualificandosi, da solo, come soggetto sprezzante del lavoro e dei lavoratori. Questi lavoratori, come tanti altri nelle loro stesse precarie condizioni (perdenti posto o cassintegrati o inoccupati), intendono battersi per un posto di lavoro e non vogliono rassegnarsi ad essere considerati numeri a cui si nega dignità e riconoscimento professionale. La solidarietà tra loro è inevitabile perché nasce dalla consapevolezza che non si vuole soggiacere alle politiche “sballate” di un Governo che, ad oggi, non ha dato alcun segnale alla fascia debole del nostro Paese: i lavoratori e i pensionati. Li ha solo mortif – sottolinea l’esponente sindacale - è stato cancellato dall’agenda politica del Governo centrale il quale compare solo per richiedere sacrifici ma è assente nel dare segnali che contribuiscano alla ripresa del lavoro e quindi della nostra economia. E’una triste constatazione che ci riporta ai tempi di “Cristo si è fermato ad Eboli”, tempi in cui i braccianti erano abbandonati alla loro consapevole e amara miseria e in cui lo STATO curava la forma ma non la sostanza. Oggi la storia si ripete, sebbene non imperversi più l’ignoranza e l’arretratezza culturale e sociale di una volta(anche grazie a quella scuola pubblica che oggi viene messa in discussione e piegata a logiche di privatizzazione), si sta instaurando, da parte del Governo, un insensibile clima di abbandono verso le esigenze, verso le istanze, verso i disperati drammi sociali delle fasce deboli della società. Ed ecco le grida di allarme dei lavoratori che vengono sostenuti dal sindacato unitario che respinge al mittente i tagli nella scuola; che non accetta il lassismo che sta contraddistinguendo il processo di reindustrializzazione e rilancio dei siti ind.li, ora in stato di abbandono, con cui ridare lavoro alle migliaia di giovani cassintegrati del mobile imbottito verso i quali sono stati assunti impegni precisi dal Governo centrale e dalle Istituzioni locali ma verso cui regna sovrano un imbarazzante silenzio; che non tollera quell’indifferenza riservata ai lavoratori di Ferrosud verso cui l’azienda mantiene, coerentemente, un atteggiamento di massima irresponsabilità che significa, per questi lavoratori, non lavorare, ammortizzatore sociale non ancora percepito (l’azienda si rifiuta di anticipare
ll sindacato non si esime e non esimerà dallo svolgere, accanto ai lavoratori, la funzione che gli è propria : tutelare i lavoratori e il lavoro. E si auspica che le Istituzioni locali e tutte le parti sociali facciano lo stesso. Le imprese e il lavoro non si salvano tagliando i salari ma investendo in innovazione e specializzazione: cosa fa il Governo centrale per promuovere ciò?Cosa stiamo facendo nel nostro territorio per stimolare chi ne ha la competenza ad attuare ciò? Basta con le solidarietà formali. Occorrono fatti concreti, occorre mettersi al lavoro tutti insieme per aiutare il nostro territorio e tutelare i nostri lavoratori. Bisogna fare presto perché è già troppo tardi. Qui c’è bisogno – conclude Manuela Taratufolo - solo di “pane e lavoro”.