Mercoledì, 05 Agosto 2009 00:00

ZICCARDI L' EUROPA E LE RIFORME DAL BASSO

Pubblichiamo un’intervista della collega Antonella Cervo, giornalista de “Il Quotidiano della Basilicata” a Angelo Ziccardi, già senatore del Pci, esperto di sviluppo rurale e di piccoli comuni, attualmente presidente dell’Assemblea materana del Pd «Un partito è vivo se sa esprimere i problemi attuali e di prospettiva». Angelo Ziccardi, apre un viaggio a 360 gradi nella politica, nella storia, nell’etica sociale della Basilicata con “incursioni” che giungono all’Europa. Linguaggio, senso della storia, politica come scelta di vita. La sua analisi non è ancorata al “partito del passato”, alla faccia di chi vuol far credere il contrario. Attuale ma non “complice” della politica composta da partiti virtuali, arrampicatori, carrieristi, clienti. «La politica oggi è spesso fatta di slogan. I congressi sono occasioni per fare la conta, per parlare fra di noi , per calcolare le quote che fanno capo a questo o quel personaggio. Così non c’è formazione di gruppi dirigenti. Il linguaggio vero non c’è più. L’idea, la parola, lo scritto, devono rispondere alla realtà dei fatti – spiega - Ad esempio, il caso del cosiddetto Piano Marshall per il sud. Quegli stanziamenti per il Sud erano già previsti dal Quadro programmatico comunitario anche se poi i finanziamenti Fas sono stati dirottati e utilizzati in parte per altre finalità». Ziccardi non cade nel tranello cui conduce di fatto la polemica instillata dalla Lega Nord.

ZICCARDI L' EUROPA E LE RIFORME DAL BASSO

 

Pubblichiamo un’intervista della collega Antonella Cervo, giornalista de “Il Quotidiano della Basilicata” a Angelo Ziccardi, già senatore del Pci, esperto di sviluppo rurale e di piccoli comuni, attualmente presidente dell’Assemblea materana del Pd

«Un partito è vivo se sa esprimere i problemi attuali e di prospettiva». Angelo Ziccardi,  apre un  viaggio a 360 gradi nella politica, nella storia, nell’etica sociale della Basilicata con “incursioni” che giungono all’Europa. Linguaggio, senso della storia, politica come scelta di vita. La sua analisi non è ancorata al “partito del passato”, alla faccia di chi vuol far credere il contrario. Attuale ma non “complice” della  politica composta da partiti virtuali,  arrampicatori, carrieristi, clienti.  «La politica oggi è spesso fatta di slogan. I congressi sono occasioni per fare la conta, per parlare fra di noi , per calcolare le quote che fanno capo a questo o quel personaggio. Così non c’è formazione di gruppi dirigenti. Il  linguaggio vero non c’è più. L’idea, la parola, lo scritto, devono  rispondere alla realtà dei fatti – spiega - Ad esempio, il caso del cosiddetto Piano Marshall per il sud. Quegli stanziamenti per il Sud erano già previsti dal Quadro programmatico comunitario anche se poi i finanziamenti Fas  sono stati dirottati e utilizzati in parte per altre finalità». Ziccardi non cade  nel tranello  cui conduce di fatto la polemica instillata dalla Lega Nord contro lo spettro della Cassa per il  Mezzogiorno. «Il regionalismo ha indebolito il meridionalismo, eliminando  la questione meridionale dall’agenda del Governo. Il federalismo non riduce l’interesse. Il sud non è una questione regionale, ma da sempre questione nazionale ed oggi europea. Siamo di fronte a un’offensiva del nord verso il Mezzogiorno. Le regioni meridionali sono accusate di non saper spendere  e di non essere in grado di gestire i fondi». La risposta non è il partito del sud ma in una visione diversa del ruolo del Mezzogiorno.  «Dobbiamo ragionare da italo-europei, perché l’Ue dall’inizio degli anni ’90 ha previsto  quadri comunitari per il Mezzogiorno, concepiti in modo strutturale, superando i nodi che impediscono al sud di decollare. E’ necessaria una riflessione, dobbiamo domandarci cosa si vuol fare. Partiti, Parlamento, Regioni, istituzioni sono chiamati a questo compito. I fondi destinati allo sviluppo imprenditoriale, ad esempio,  hanno bisogno di una domanda adeguata ed equilibrata con l’offerta. Oggi tutti dicono che l’Italia non può crescere se non cresce il Mezzogiorno, ma non possiamo non tenere conto che per farlo abbiamo bisogno di spazi fisici. I 20 capoluoghi di regione dispongono del 3,16% del territorio nazionale. Napoli possiede 11.500 ettari,  meno della superficie territoriale di Grottole. Il territorio, in definitiva, in gran parte appartiene ai piccoli comuni. Occorre uno sviluppo integrato e coordinato tra le città e le aree rurali». La vera scommessa passa dai territori rurali. «Gli spazi sono lì. Il binomio non è più urbano-progredito, rurale-arretrato.  Ma la Valbasento, pur con i suoi spazi territoriali, è ancora lì, abbandonata. «Non sono mancati i fondi, gli errori sono legati ad investimenti pubblici e privati sbagliati – spiega Ziccardi – bisogna comprender bene che lo sviluppo rurale è plurisettoriale, quindi puntare in questo senso vuol dire contribuire allo sviluppo. La scoperta del metano e l’industria della chimica che si sono susseguite negli anni, non ci impediscono oggi di rivalutare il territorio puntando sull’ambiente in senso ampio. I bulloni possono essere superati da altre tecnologie, la natura no».

Manca, però,  ancora il  salto di qualità. Perché?

«E’ mancata la responsabilità delle forze economiche: associazioni imprenditoriali, professionali, movimento cooperativo, sindacati proclamano lo sviluppo ma si concentrano sull’esistente che va difeso  ma anche migliorato. L’utilizzo produttivo degli investimenti non spetta solo al potere pubblico. Il partenariato di cui parla l’Unione europea, non deve essere un “pour parler”. Deve significare obbligatorietà di concordare, deve interessare tutti».  Ziccardi richiama il Patto di Natale del 1998 con il  Governo D’Alema per programmare il sessennio 2000-2006. L’accordo coinvolse il sistema delle autonomie locali, le associazioni, le forze sociali.  «Oggi dobbiamo concepire un Patto Nazionale per il Mezzogiorno, ancorato alla programmazione europea che va attuata. Politiche strutturali vuol dire anche questo. Il sud non è il deserto: c’è un agricoltura avanzata, sistemi produttivi di grande valore, non siamo terra di nessuno. E’ necessario creare un numero di aziende, imprese, servizi, pari a quelle del nord». Il gap nord-sud dipende da una serie di fattori : «La Lega nord è nata sia per opera del suo fondatore ma anche per demerito di chi non ne ha indicato la pericolosità. Il nostro vero problema è il gap imprenditoriale. Al sud dimostriamo di saper fare impresa ma il numero è ancora insufficiente. Eppure possediamo territorio, popolazione, forza lavoro, che dobbiamo imparare ad utilizzare per far crescere il Paese».

Delle lotte  contadine, di quella straordinaria tradizione che ha visto protagonista proprio la provincia di Matera  e di cui Ziccardi è profondo ed attento studioso, cosa rimane oggi ?

«Si sta annullando la memoria storica, invece bisogna studiare la storia d’Italia. La Cassa del Mezzogiorno non è stato un’ente inutile. La Riforma agraria è stata l’unica vera, in Italia, il resto è stata  conquista di diritti. In un decennio, dal 1950, si è sviluppata una grande trasformazione: dighe, opere di bonifica, assegnazione di terre. Fino a quel momento avevamo vissuto in situazioni di grande arretratezza con elementi di vero e proprio feudalesimo. Oggi abbiamo un’agricoltura avanzata certo, con problemi, ma che  vanno affrontati e risolti. Quella storia che ha condotto a questi risultati è stata dimenticata. L’identità della Basilicata è dovuta alla Riforma agraria e alla Cassa del Mezzogiorno. Matera, in particolare, visse in successione gli effetti positivi anche della legge sui Sassi e la trasformazione successiva». Alle nuove generazioni Ziccardi guarda con interesse ma senza false illusioni. «Nelle grandi città i giovani, finito il percorso di studio, attendono anni per un’occupazione con un progressivo  indebolimento culturale e delle capacità. Se , poi, ci spostiamo nei piccoli centri rurali, il fenomeno riguarda la totalità dei ragazzi. Il paradosso è che il sud oggi offre forze-lavoro al nord e  al centro. Rilanciare l’imprenditoria  giovanile e femminile è uno degli strumenti per evitare questo spostamento, aprendo agli investimenti del centro nord e del resto dell’Europa perché le vere riforme si fanno partendo dal basso». Le  politiche attive del lavoro restano il metodo migliore per creare nuova occupazione, ripensando la formazione professionale. «Le Province hanno funzioni amministrative in materia di occupazione con i Centri per l’impiego e dunque possono diventare parte attiva. La modifica della Costituzione del 2001, all’art.17  ha rafforzato il potere legislativo delle Regioni in materia economica e quindi le funzioni amministrative delle province e dei comuni. In conclusione, occorre un patto nazionale,  nel  nuovo quadro costituzionale,  tra Governo, sistema delle autonomie locali e forze economiche e sociali che consenta l’avvio del rafforzamento del sistema imprenditoriale del Mezzogiorno che è la strada vera per far eliminare la disoccupazione giovanile e far crescere l’intero Paese».

 

Antonella Ciervo

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Letto 324 volte