Il 25 Aprile non è solo una festa civile. Quest'anno la data cade in un frangente ricco di insidie.
Mai come quest'anno, con una guerra di invasione che insanguina da oltre due anni il continente europeo e un conflitto feroce e senza esclusione di colpi tra Hamas (che ha provocato il conflitto) e Israele, questa è una ricorrenza che non riesce ad assumere le sembianze di un atto di democrazia partecipata. Il 25 aprile di settantanove anni fa l’Italia fu liberata per sempre dall’oppressione nazifascista. Le armate alleate che risalirono dal Sud Italia e le forze partigiane che guerreggiarono nel Nord si congiunsero per ridare dignità, speranza e fede democratica alla nazione italiana. Nel Comitato di liberazione nazionale erano presenti tutte le componenti antifasciste, dai comunisti ai socialisti, dai popolari agli aderenti a Giustizia e libertà, dai liberali, ai repubblicani e ai monarchici. E, con le truppe alleate, operò con alto senso di riscatto e dignità, la brigata ebraica i cui superstiti, negli anni scorsi, furono indegnamente coperti di insulti da parte di pochi e ben identificati neo nazifascisti. Oggi, invece, gli insulti e le provocazioni vengono dai fili-palestinesi, responsabili di una nuova ondata di accecato antisemitismo Tutti insieme per liberare l’Italia dagli anni bui della guerra e del regime dittatoriale del fascismo. Dalla buona pianta dell’antifascismo nacquero gli alberi del referendum istituzionale tra monarchia e Repubblica e l’entusiasmante stagione della Costituzione repubblicana che, oggi, ha come frutto, purtroppo, un governo di centro-destra che appare sempre più stitico e afasico nei riguardi di una stagione che ne ha permesso l'affermazione. Il nostro pensiero va a chi combatté per la causa dell'indipendenza e della libertà, per un mondo diverso. Un ricordo, quello del passato, di stenti, di sacrifici, di sangue, ma anche di allegria.