I bisogni non sono “due sogni”. Eppure io avevo sognato. Avevo sognato e fortemente voluto una Matera diversa: quella Matera che si era segnalata al Mondo per l’unicità della Sua esperienza industriale; quella Matera che era ed è conosciuta nel Mondo per l’unicità dei Suoi Sassi; quella Matera che impregnata di Sud si imponeva al Nord attraverso i Suoi successi; quella Matera civile, sobria, solidale che pure avevo conosciuto. Una Matera diversa appunto. Matera che si affranca da una politica becera e miope quasi sempre contigua al malaffare. Quella politica asfittica che ingrassa i bisogni collettivi, per gratificare i soliti (pochi) noti; che degrada i migliori e innalza i peggiori; che fa scappare i giovani talenti per tenersi stretto e buono l’elettore servo. Da questa politica che imbroglia, che non ha idee e non ha progetti, che divide la gente tra destra e sinistra come fosse il giochino delle tre carte, che nasconde la sua faccia peggiore, quella dell’ignoranza e dell’arroganza nel perpetuare se stessa, da questa politica, nel Giugno 2007, abbiamo con tutte le nostre forze, cercato di uscire. O, almeno, io così credevo. E sognavo con ritrovato orgoglio ed entusiasmo, il buon utilizzo delle risorse pubbliche, i Sassi illuminati da nuove idee e nuove luci, i parchi recuperati e restituiti alla città e ai suoi cittadini, le vecchie linee ferroviarie dismesse o mai utilizzate trasformate in piste ciclabili, le ”Archistar” a ragionare, riflettere e confrontarsi sulle mirabilie del nostro patrimonio architettonico, le Sopraintendenze all’altezza del loro ruolo, il Campus Universitario con studenti da tutto il mondo, iniziative artistiche e culturali degne di questo palcoscenico naturale, politici di destra e di sinistra, finalmente uniti nell’inseguire il bene comune. Matera con il respiro culturale europeo insomma, crogiuolo dei mille interessi e, vivaddio, avanguardia di un Sud che non va sempre a rimorchio ma che si segnala come guida. Sognavo dicevo. Il risveglio, due anni dopo, è triste e lascia l’amaro in bocca. Meno malaffare certamente. Ma la stessa assenza di idee e di progettualità. Una città ferma. Quasi fosse in attesa di un treno che non passa mai. Ma, in un momento di crisi come quello attuale, non si può rimanere fermi ad aspettare, il rischio è sempre quello: sprofondare nel bisogno che, purtroppo, non sono “due sogni”.
In riferimento all’intervento di Tito Di Maggio apparso in data odierna, il Sindaco di Matera Emilio Nicola Buccico ha così dichiarato: “Ho letto la cronaca del risveglio di Tito Di Maggio. Avremo occasione di discuterne e di confrontarci su idee e progettualità. E dirò, subito, la mia. Ora e subito mi preme rettificare una, mi auguro, imperfezione approssimativa: non meno malaffare, nessun malaffare, caro Tito”.