Lunedì, 04 Maggio 2009 00:00

ATTILIO E AFRO AL MUSMA DI MATERA

Architettura e arte, un binomio imprescindibile. E’ quanto è emerso, domenica sera al Musma (il museo di scultura di Matera), in occasione della presentazione del volume il volume “Attilio Lapadula: Architetture a Roma” (pubblicato da Edilazio per le cure di Luca Creti e Tommaso Dore) e della mostra di disegni, gioielli, sculture e ceramiche di Afro Basaldella (Udine 1912 – Zurigo 1976). In attesa del 13 giugno, data in cui sarà inaugurata la Grande mostra nei Sassi dedicata a Dino Basaldella, il Musma offre uno spaccato dell’opera artistica del minore dei tre fratelli Basaldella. Nelle Sale della caccia, fino al 30 maggio, è possibile ammirare disegni e gioielli dal 1930 al 1970, e un gruppo di sculture e ceramiche del 1959-1960 per la prima volta esposte al pubblico. La mostra è a cura di Giuseppe Appella. Una serata, quella di domenica al Musma, che ha tracciato il percorso artistico di Afro Basaldella innestandolo sul lavoro dell’architetto Attilio Lapadula. Nato a Pisticci nel 1917, ottavo di undici figli, Attilio Lapadula nel 1935 lascia la Basilicata per Roma. Nella Capitale raggiunge il fratello maggiore Ernesto, valente architetto che partecipa al Miar (Movimento italiano di architettura razionale). Ernesto Lapadula (Pisticci 1902 - Roma 1968) è l'autore del Palazzo della Civiltà Italiana all'Eur nel 1942 a Roma e, in Lucania, della chiesa di San Rocco a Pisticci, della Camera di Commercio a Matera. Ruggi in pagina.

ATTILIO E AFRO AL MUSMA DI MATERA

 

Architettura e arte, un binomio imprescindibile. E’ quanto è emerso, domenica sera al Musma (il museo di scultura di Matera), in occasione della presentazione del volume il volume “Attilio Lapadula: Architetture a Roma” (pubblicato da Edilazio per le cure di Luca Creti e Tommaso Dore) e della mostra di disegni, gioielli, sculture e ceramiche di Afro Basaldella (Udine 1912 – Zurigo 1976). In attesa del 13 giugno, data in cui sarà inaugurata la Grande mostra nei Sassi dedicata a Dino Basaldella, il Musma offre uno spaccato dell’opera artistica del minore dei tre fratelli Basaldella. Nelle Sale della caccia, fino al 30 maggio, è possibile ammirare disegni e gioielli dal 1930 al 1970, e un gruppo di sculture e ceramiche del 1959-1960 per la prima volta esposte al pubblico. La mostra è a cura di Giuseppe Appella. Una serata, quella di domenica al Musma, che ha tracciato il percorso artistico di Afro Basaldella innestandolo sul lavoro dell’architetto Attilio Lapadula. Nato a Pisticci nel 1917, ottavo di undici figli, Attilio Lapadula nel 1935 lascia la Basilicata per Roma. Nella Capitale raggiunge il fratello maggiore Ernesto, valente architetto che partecipa al Miar (Movimento italiano di architettura razionale). Ernesto Lapadula (Pisticci 1902 - Roma 1968) è l'autore del Palazzo della Civiltà Italiana all'Eur nel 1942 a Roma e, in Lucania, della chiesa di San Rocco a Pisticci, della Camera di Commercio a Matera, degli edifici scolastici di Acerenza e Forenza e del Liceo Ginnasio a Potenza. Attilio segue le orme del fratello, laureandosi architetto urbanista nel 1940. Tra i suoi lavori più noti: lo stabilimento balneare Kursaal a Ostia Lido, la sistemazione urbanistica e architettonica dell'area Ente Fiera ed Esposizioni di Catania, il Padiglione del Ministero dell'Agricoltura e Foreste all'Esposizione del 1953, Villa Angiolillo a Roma, il Palazzo della Regione Sicilia (Palermo 1954-1955), Monumento ai Caduti di Bracciano (con Pericle Fazzini, 1955), sede della Democrazia Cristiana all'Eur, Grand Hotel "Leonardo da Vinci", la Sede dell'Imi e il Piano urbanistico del comprensorio La Ferratella a Roma. Negli anni della formazione, Attilio Lapadula conosce Afro Basaldella. All’amico artista sarà sempre legato e gli darà l'opportunità di impegnarsi nell'espressione plastica coinvolgendolo nel 1947 nell'Arredamento del Caffè Brasil  e nel 1950-51 nell'arredamento del Caffè Aragno in via del Corso a Roma (entrambi poi distrutti), nel 1960 nell'arredamento della Turbonave Leonardo da Vinci. “Lapadula vive e mangia con gli artisti, ma li fa anche mangiare dando loro lavoro – ha sottolineato l’architetto materano Antonio Acito intervenendo alla presentazione del libro su Attilio Lapadula – fa parte di quella schiera di architetti che nei suoi interventi già considerava gli ornamenti o l’istallazione di un’opera, affidandoli poi a quel novero di allora giovani artisti e che oggi sono i maggiori autori del ‘900 italiano”. “Decorazione e progettazione di un luogo nascevano insieme – ha convenuto Bruno Lapadula, il figlio di Attilio – e architetti e artisti si arricchivano gli uni delle esperienze degli altri”. Figlio e nipote dei due architetti, Bruno Lapadula ha raccontato al folto pubblico presente alcuni aneddoti di famiglia. “Erano gli anni del regime fascista quelli in cui mio padre Attilio e mio zio Ernesto lavorarono a Roma – ha ricordato Bruno Lapadula – fra i due mio zio era più “diplomatico” e si occupava di tenere le relazioni di lavoro. Mio padre, poi iscritto al Partito comunista italiano, era quello che lavorava chiuso in studio. Per mantenere gli equilibri, però, avevano trovato un escamotage: il loro studio aveva due porte. Non di rado una di queste porte è servita per far uscire Antonello Trombadori (il giornalista, critico d'arte e politico del Pci, figlio del pittore Francesco), mentre dall’altra entravano alte cariche del Fascio”. Attilio Lapadula è stato docente universitario durante gli Anni di piombo e, racconta ancora il figlio, nella sua aula campeggiava una scritta dei suoi studenti: “Lapadula aiutaci tu”.

Sissi Ruggi

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