Sabato, 25 Aprile 2009 00:00

GUIDO SPERA L' AGRICOLTURA E L' ARTE ILLUSTRATA

La Settimana della cultura, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, a Matera è stata l’occasione per riscoprire la figura di Guido Spera (1886 – 1956). Un uomo di ingegno che, fra l’impegno come uomo delle istituzioni e la passione per l’arte, tanto ha contribuito alla vita culturale della città. Su iniziativa dell’Univeristà della terza età e dell’educazione permanente (Unitep), venerdì pomeriggio alla Mediateca di Palazzo dell’Annunziata, è stato presentato il volume “Guido Spera, l’arte illustrata e il divulgatore agricolo”. Pubblicato dall’Associazione Culturale Donne 99 di Tito, con il patrocinio della Regione Basilicata, il libro è curato da Filippo Radogna, Carmelo e Irene Settembrino e Giuseppina Laurino. Ruggi in pagina.

GUIDO SPERA L' AGRICOLTURA E L' ARTE ILLUSTRATA

 

La Settimana della cultura, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali, a Matera è stata l’occasione per riscoprire la figura di Guido Spera (1886 – 1956). Un uomo di ingegno che, fra l’impegno come uomo delle istituzioni e la passione per l’arte, tanto ha contribuito alla vita culturale della città. Su iniziativa dell’Univeristà della terza età e dell’educazione permanente (Unitep), venerdì pomeriggio alla Mediateca di Palazzo dell’Annunziata, è stato presentato il volume “Guido Spera, l’arte illustrata e il divulgatore agricolo”. Pubblicato dall’Associazione Culturale Donne 99 di Tito, con il patrocinio della Regione Basilicata, il libro è curato da Filippo Radogna, Carmelo e Irene Settembrino e Giuseppina Laurino. Ai quattro autori lucani si deve il primo lavoro organico su Spera, nato a Tito e vissuto tra Napoli, Potenza e Matera. Valente agronomo e multiforme artista, con lo pseudonimo “giesse” Guido Spera illustrò il mondo agro-pastorale lucano con bozzetti a china e oli su tela. Alla serata, moderata da Antonio Pellecchia presidente dell’Unitep hanno preso parte due dei quattro autori, il giornalista Filippo Radogna e la ricercatrice Giuseppina Anna Laurino, lo storico Giovanni Caserta, l’autore di fumetti Giuseppe Palombo e Michele Saponaro della Soprintendenza ai Beni artistici. I lavori sono stati aperti dall’assessore regionale all’Agricoltura Vincenzo Viti. “ Guido Spera – ha dichiarato l’assessore Viti- svolse funzioni direttive nelle Cattedre ambulanti di Potenza e Matera e si inserisce in quella scuola di grandi tecnici, formatisi alla Scuola di Portici, che hanno operato in Basilicata. Mi riferisco a figure come Azimonti e Briganti nella prima metà del secolo scorso, ma anche a Rossi Doria, Scardaccione, Valicenti, Cormio e Lovelli dalla seconda metà del ‘900 in poi, che al servizio delle Istituzioni, hanno riformato la nostra agricoltura attraverso la programmazione, le tecniche agronomiche, i miglioramenti fondiari e l’innovazione, esempio da seguire per i nostri funzionari che operano quotidianamente al servizio delle aziende lucane. Spera, inoltre, attraverso le sue immagini ha rappresentato quell’agricoltura genuina e di qualità che la Regione Basilicata sostiene e per tale motivo da anni, oramai, il Dipartimento Agricoltura si avvale della sua produzione grafica e pittorica nelle proprie iniziative agroalimentari”. Sul Guido Spera artista, Vincenzo Viti ritiene che sia stato una sorta di “futurista inconsapevole”. “Sebbene ha impregnato le sue opere di classicismo aulico – ha affermato Viti - a confronto con le vignette satiriche dei giornali dell’epoca, Spera risulta un futurista inconsapevole. Dai suoi disegni e dipinti emerge quel movimento, quella spinta verso l’azione, che caratterizzò il Futurismo”. Di ben altro avviso, sempre sullo Spera artista, è lo storico Giovanni Caserta. “Era un manierista – ha detto Caserta – che ha dato del mondo agro - pastorale lucano una visione edulcorata e figlia dei dettami della politica fascista in agricoltura. Nel Ventennio le massaie dovevano essere donne felici di stare accanto al focolare, e lui così le ritrae. Con le sue opere Spera racconta un mondo poco reale e molto idealizzato. Spera ha fatto propria, non solo come tecnico ma anche come artista, la politica di ruralizzazione degli anni del fascismo. Quando l’asse portante, tramite la Battaglia del grano e l’opera delle Cattedre ambulanti, era teso a potenziare il settore agricolo per giungere alla piena autonomia di risorse, o autarchia, dell’Italia”. Un pregio, per Giovanni Caserta, Guido Spera ce l’ha: “Lui, figlio di un possidente terreriero di Tito, ha avuto la fortuna di studiare sia Agronomia che arte. Nel suo lavoro di agronomo non si è fermato a essere un semplice impiegato, ma vi ha fatto confluire la sua passione per l’arte”. Vita e opera si sono confuse, in un'unica passione alimentata anche dall’ingegno di Guido Spera. Impegnato nella divulgazione di nuove tecniche in agricoltura, comprese che il “dotto” italiano era una lingua incomprensibile per i contadini di Potenza e Matera. Non si lasciò scoraggiare, inventò un esperanto fatto dei dialetti delle persone a cui si rivolgeva. Esperanto che pubblicò con il titolo “Le chiacchiere di Carminuzzo Valente”, che altro non era che un opuscolo sulla concimazione. Ma questa è solo una delle tante sfaccettature della figura di Guido Spera che il libro ha il pregio di rivelare.

                                                                                                                                 Sissi Ruggi

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