Mercoledì, 25 Aprile 2018 00:27

SETTANTATRE ANNI FA...

Il 25 Aprile non è solo una festa civile, da utilizzare per andare per mare o per monti. E’ una ricorrenza, questa, che assume le sembianze di un atto di democrazia partecipata. Negli appuntamenti previsti in tutti i centri italiani, si ricorda a tutti che il 25 aprile del 1945 l’Italia fu liberata per sempre dall’oppressione nazifascista.

Le armate alleate che risalirono dal Sud Italia e le forze partigiane che operarono nel Nord si congiunsero per ridare dignità, speranza e fede democratica alla nazione italiana. Nel Comitato di liberazione nazionale erano presenti tutte le componenti antifasciste, dai comunisti ai socialisti, dai popolari agli aderenti a Giustizia e libertà, dai liberali, ai repubblicani e ai monarchici. Tutti insieme per  liberare l’Italia dagli anni bui della guerra e del regime dittatoriale del fascismo. Dalla buona pianta dell’antifascismo nacquero gli alberi del referendum istituzionale tra monarchia e Repubblica e l’entusiasmante stagione, quella sì, della Costituzione repubblicana. Ci sembra opportuno riproporre, per l’occasione l’epigrafe stilata dal grande partigiano e giurista Piero Calamandrei nel 1952, in risposta alle dichiarazioni deliranti del capo supremo delle forze armate naziste Albert Kesselring, processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti). Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento. A tale affermazione rispose Calamandrei, con una famosa epigrafe dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista.

Eccola:

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre

RESISTENZA

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