Lunedì, 23 Marzo 2009 00:00

LUCA E MARIROSA: VENTUN' ANNI DI MISTERI

Simbolo dei “misteri lucani”, il caso dei “fidanzatini di Policoro” somiglia a una spirale che si avvolge su se stessa. Parte da errori investigativi la spirale, che si alimenterà di consulenze di parte, congetture e sospetti fino a generare accuse di complotto. A ventuno anni, anniversario che ricorre oggi, dalla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, nell’immediatezza attribuita a un tragico incidente e che poi ha portato a sospetti e illazioni più che ipotesi di omicidio, oggi la risoluzione del caso potrebbe giungere dalla perizia affidata alla task force dell’Unità Analisi Crimini violenti (Uacv) della Polizia di Stato cui la Procura di Matera, nel maggio del 2008, ha dato l’incarico di ricostruire la dinamica di quella duplice morte. Ruggi in pagina.
LUCA E MARIROSA: VENTUN' ANNI DI MISTERI
 
Simbolo dei “misteri lucani”, il caso dei “fidanzatini di Policoro” somiglia a una spirale che si avvolge su se stessa. Parte da errori investigativi la spirale, che si alimenterà di consulenze di parte, congetture e sospetti fino a generare accuse di complotto. A ventuno anni, anniversario che ricorre oggi, dalla morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, nell’immediatezza attribuita a un tragico incidente e che poi ha portato a sospetti e illazioni più che ipotesi di omicidio, oggi la risoluzione del caso potrebbe giungere dalla perizia affidata alla task force dell’Unità Analisi Crimini violenti (Uacv) della Polizia di Stato cui la Procura di Matera, nel maggio del 2008, ha dato l’incarico di ricostruire la dinamica di quella duplice morte. Luca e Marirosa furono trovati privi di vita, nel bagno della casa di lei, la notte fra il 22 e il 23 marzo del 1988. A trovare i corpi è la madre della ragazza, Antonia Andreotta. Rincasando poco dopo le 24, vede la luce del bagno accesa. Corre su per le scale e trova sua figlia immersa anche con la testa nella vasca da bagno, Luca è supino sul pavimento. Entrambi i ragazzi sono nudi. La donna, scansando il corpo di Luca, si precipita nell’inutile tentativo di prestare soccorso alla figlia: toglie il tappo della vasca e solleva Marirosa. La ragazza è morta. La madre scende al primo piano e telefona per chiedere aiuto. Ed è da questo momento che s’innesca la spirale di “errori” che faranno della morte di Luca e Marirosa uno dei misteri lucani. La signora Andreotta non chiama le forze dell’ordine, ma parenti, amici, i genitori di Luca e il parroco. Sarà don Salvatore De Pizzo ad avvisare i Carabinieri di Policoro, che giungeranno sul luogo per ultimi: all’una meno venti. La casa è piena di gente quanto arriva il vice pretore Ferdinando Izzo e l’ufficiale sanitario che, dopo l’ispezione cadaverica, accerta la causa della morte in “arresto cardio-circolatorio da folgorazione”. La scena del delitto, irrimediabilmente compromessa dall’andirivieni di parenti e amici di famiglia, viene repertata con fotografie. A scattarle è Vito Orlando, il fotografo a cui l’Arma di Policoro si rivolge sempre in questi casi. Nessun altro fotografo viene convocato quella notte, né tantomeno visto dai tanti presenti in casa Adreotta. Antonia Andreotta, madre di Marirosa, e Olimpia Fuina e Giuseppe Orioli, genitori di Luca, sono sconvolti dall’accaduto e temono lo scandalo. I loro figli sono stati trovati nudi. Particolare di non poco conto, nel 1988 in un paese della provincia. Per di più le due famiglie sono molto religiose: Luca e Marirosa si erano conosciuti agli incontri di un gruppo di preghiera. Al dramma di quelle morti si aggiungerebbe il discredito. Le famiglie non ci stanno: chiedono che la vicenda si chiuda al più presto, senza violare i corpi. Fatto che verrà evidenziato nell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari che nel 1998 archivierà la prima riapertura del caso. Il Gip scrive: “dal momento del fatto sino al 1991 (data dell’esposto dei coniugi Orioli che fa riaprire il caso) tutti (ma proprio tutti, compresi i genitori dei ragazzi che non insistono per lo svolgimento di una immediata autopsia) prendono per buona l’ipotesi della folgorazione …. Tant’è che vi è la costituzione di parte civile dei coniugi Orioli contro la società De Longhi (il 26 luglio del 1989) atteso che inizialmente l’incidente era stato ricondotto al malfunzionamento del caldo-bagno”. L’autopsia non si fa, nel 1988. Altro gravissimo errore. Solo l’esame autoptico, effettuato nell’immediatezza, avrebbe potuto accertare ora e causa della morte di Luca e Marirosa. La famiglia Orioli perde la causa civile contro la De Longhi: La società dimostra che il “caldo-bagno” non ha provocato il decesso dei due ragazzi. Fatto che fa mutare l’atteggiamento psicologico delle parti offese, come spiega il Gip nel 1998: “Dal 1991, e soprattutto dal 1993 – data dell’esposto Orioli - Andreotta – ad oggi l’atteggiamento delle parti è radicalmente cambiato, nel senso che pare privilegiare la tesi omicidiaria”. Inizia il giallo dei fidanzatini di Policoro. Al pm della Procura di Matera Vincenzo Autera viene affidata la riapertura del caso. Sono tanti i consulenti di parte che, in quegli anni, si esprimono basandosi sul rapporto dei Carabinieri, il referto medico sull’ispezione cadaverica e sull’autopsia effettuata nel 1996, ben 8 anni dopo il decesso. Un susseguirsi di perizie che porta – sempre secondo il Gip del 1998 – a ricostruzioni di “scene di decesso (accidentale o meno) nei modi più bizzarri”. E ancora: “tutte le loro autorevoli opinioni scientifiche non sono andate oltre la prospettazione di mere ipotesi, che di scientifico hanno ben poco e che non sono state produttive di effetti chiarificatori in questa indagine”. Il pm Autera ascolta tutti i presenti in casa Andreotta la notte del 23 marzo del 1988. Compreso il fotografo Vito Orlando, che a distanza di anni in due distinti ascolti dapprima si contraddice e poi conferma che tutti gli scatti agli atti sono suoi. Particolare questo che porterà a nuovi sviluppi nel 2007. Il Gip del 1998 si vede prospettare anche un presunto omicida: si tratta di un amico di Luca e Marirosa. Il ragazzo non ha un alibi ed è proprietario di una Fiat Panda come quella che una vicina di casa vede allontanarsi, quella tragica notte, da casa Andreotta. La mancanza dell’alibi e anche di concreti indizi di colpevolezza, portano alla esclusione dall’indagine del ragazzo. Il Gip decide per l’archiviazione, pur non stabilendo se si sia trattato di morte etero prodotta o di incidente. Il giallo dei fidanzatini di Policoro entra in quiescenza, fino al 2007. A febbraio esplode l’inchiesta “Toghe lucane” del pm di Catanzaro Luigi De Magistris. Il pm tocca di striscio il caso dei fidanzatini. Per un errore di “soli” cinque anni, lasso di tempo che intercorre fra la morte di Luca e Marirosa e la contestualizzazione – secondo il racconto di una collaboratrice di giustizia che, per altro, non ha mai confermato le sue dichiarazioni – di alcuni festini a luci rosse, De Magistris s’interessa del “mistero lucano”. L’accertamento dell’errore temporale non consente a De Magistris di proseguire nell’indagine. Ha competenza solo sugli eventuali reati di e contro magistrati lucani, non su delitti commessi in Basilicata. La sovraesposizione mediatica del pm, unita al fatto che l’inchiesta non ha i crismi della segretezza ma che viene seguita passo dopo passo dai media, riaccende i riflettori sui fidanzatini di Policoro. Se ne occupa anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”, che trova un presunto fotografo che afferma di essere entrato in casa Andreotta ancor prima della madre e di aver scattato delle fotografie adesso scomparse. La famiglia Andreotta, che ha visto Marirosa vilipesa e accusata di aver preso parte a festini a luci rosse avvenuti nel 1993, chiede alla Procura di Catanzaro se ha aperto un’indagine in proposito, se è parte offesa. Non lo è. Si rivolge così alla Procura di Matera e chiede la riapertura del caso. Il 15 giugno del 2007, negli uffici della Procura materana, riprendono le indagini

                                                                                                                                                Sissi Ruggi

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