Sabato, 07 Marzo 2009 00:00

BANCA POPOLARE DEL MATERANO: ASSOLTI IN 34

Assoluzione con formula piena, per 34 dei 35 indagati nell’inchiesta sulla Banca popolare del Materano. La sentenza del giudice per l’udienza preliminare, emessa ieri in tarda mattinata dal Tribunale di Matera, non lascia dubbi: i dirigenti della Bpm, in carica tra il 2001 e il 2004, i professionisti e gli imprenditori non hanno commesso alcuna truffa, né si sono associati, in danno della Bpm. Il gup (giudice delle udienze preliminari) Angelo Onorati, accogliendo in pieno le richieste del pubblico ministero Annunziata Cazzetta, ha dichiarato “di non doversi procedere, perché il fatto non sussiste, nei confronti: dell’ex direttore generale della Popolare del Materano, Giampiero Maruggi, del vicedirettore Eugenio Garavini e di altri trentadue. Ruggi in pagina.

BANCA POPOLARE DEL  MATERANO: ASSOLTI IN 34

Assoluzione con formula piena, per 34 dei 35 indagati nell’inchiesta sulla Banca popolare del Materano. La sentenza del giudice per l’udienza preliminare, emessa ieri in tarda mattinata dal Tribunale di Matera, non lascia dubbi: i dirigenti della Bpm, in carica tra il 2001 e il 2004, i professionisti e gli imprenditori non hanno commesso alcuna truffa, né si sono associati, in danno della Bpm. Il gup (giudice delle udienze preliminari) Angelo Onorati, accogliendo in pieno le richieste del pubblico ministero Annunziata Cazzetta, ha dichiarato “di non doversi procedere, perché il fatto non sussiste, nei confronti: dell’ex direttore generale della Popolare del Materano, Giampiero Maruggi, e del vicedirettore, Eugenio Garavini, dei funzionari della banca impegnati nella divisione credito, Antonio Scalcione, Eustachio Di Simine, Enea Moliterni ed Emanuele Fiore. Tutti, erano accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. Proscioglimento dalle accuse anche per gli imputati del singolo reato di truffa: gli ex presidenti della Banca Popolare del Materano Attilio Caruso e Donato Masciandaro, l’amministratore delegato della Banca Popolare dell’Emilia Romagna (gruppo di cui faceva parte la Bpm), Guido Leoni e i professionisti e imprenditori lucani e pugliesi (Giovanni Di Donna, Maria Grieco, Michele Garramone, Egidio Tamburrino, Giovanni Castellano, Giuseppe Canosa, Jessica Bitetti, Francesco Tamburrino, Giuseppe Bitetti, Roberto Plati, Claudio Calza, Antonio Rinaldi, Aldo Percoco, Pietro Motta, Prospero Mobilio, Nicola Lupo, Bernardo Grilli, Francesco Lucifero, Carlo Latorre, Giacomo Galeota, Domenico Lategana, Francesco Coretti, Giovanni Sannelli, Raffaele Lallo, Mauro De Luca Picione e Patrizia Barnaba). L’unico rinvio a giudizio, per l’imprenditrice di Ginosa Maria Greco, non riguarda l’istituto di credito: ma due ipotesi di reato (falso e truffa) che la donna avrebbe commesso ai danni di una società a responsabilità limitata. A sette anni dalle querele che hanno dato inizio alle indagini il gup ha chiuso l’inchiesta sulla BpMat. Una sentenza quasi attesa,  visto che anche il pm aveva richiesto il proscioglimento degli indagati. E questo perché sono cadute le accuse di cui rispondevano a vario titolo i 35 indagati (ovvero: associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, in danno della Banca, per aver concesso mutui a privati sulla base di garanzie sopravalutate). A smontare la tesi accusatoria una perizia richiesta dal gup Onorati all’esperto di tecnica bancaria Menichini. Per il consulente del giudice le operazioni bancarie, effettuate dalla BpMat e oggetto dell’inchiesta, avevano i crismi della piena legittimità. I mutui erano stati o garantiti maggiormente da ipoteche su immobili o, per farli rientrare, erano stati oggetto di pianificazioni di rientro. Anzi Menichini definisce quelle oggetto dell’inchiesta “operazioni blindate” che avevano come unico scopo garantire che la banca non perdesse denaro. E dal 2003, data delle querele, ad oggi il tempo ha ulteriormente dato ragione alla BpMat: la maggior parte dei mutui è rientrata. Se l’istituto di credito non ha perso denaro, l’ipotesi di truffa non è più contestabile. E, a maggior ragione, non è più nemmeno ipotizzabile quella di associazione a delinquere. “Non abbiamo mai dubitato della giustizia – ha affermato Giampiero Maruggi, ex direttore generale della Popolare – noi tutti avevamo e abbiamo la coscienza pulita”.  Maruggi non nasconde che questi sono stati anni difficili. “Non per la banca – prosegue l’ex dirigente della BpMat – i soci e la gente che ci affida i loro guadagni hanno continuato a esserci vicini e ad aver fiducia nell’istituto di credito. A livello individuale, però, le difficoltà ci sono state. Abbiamo tutti provato cosa vuol dire finire sotto processo ingiustamente”.

                                                                                                                                                   Sissi Ruggi

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