Sabato, 28 Febbraio 2009 00:00

LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI: UN PROVVEDIMENTO "TALEBANO"

“Il Governo mette la museruola ai giornalisti per impedire agli italiani di essere informati anche sugli intrallazzi del Palazzo: è una legge talebana”. E’ quanto afferma il capogruppo del Pdci in Consiglio regionale, Giacomo Nardiello, il quale manifesta “pieno e convinto sostegno “alle iniziative avviate da Giornalisti, Ordine e Assostampa attraverso un appello al Presidente della Repubblica contro la legge sulle intercettazioni, anche perché – aggiunge – “il rinvio a marzo del voto finale al provvedimento non ci tranquillizza”. “E’ gravissima – aggiunge - la limitazione del diritto di cronaca prevista dal disegno di legge del ministro Alfano ed approvato dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati”.

LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI: UN PROVVEDIMENTO "TALEBANO"

“Il Governo mette la museruola ai giornalisti per impedire agli italiani di essere informati anche sugli intrallazzi del Palazzo: è una legge talebana”. E’ quanto afferma il capogruppo del Pdci in Consiglio regionale, Giacomo Nardiello, il quale manifesta “pieno e convinto sostegno “alle iniziative avviate da Giornalisti, Ordine e Assostampa attraverso un appello al Presidente della Repubblica contro la legge sulle intercettazioni, anche perché – aggiunge – “il rinvio a marzo del voto finale al provvedimento non ci tranquillizza”. “E’ gravissima – aggiunge - la limitazione del diritto di cronaca prevista dal disegno di legge del ministro Alfano ed approvato dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati”. “Al danno anche la beffa, visto che la legge – continua – di fatto cancellerà il diritto di cronaca dai giornali italiani e permetterà soprattutto a chi delinque di continuare a farlo nel silenzio più assoluto”. Non c’è che dire – sottolinea il consigliere - complimenti al Governo, che in un solo colpo demolisce il cardine di ogni democrazia: la libertà dell’informazione. Come hanno sottolineato i giornalisti le disposizioni contenute colpiscono duramente la categoria e gli editori, imponendo loro il silenzio totale sulle indagini e sui loro sviluppi, anche quando non sussiste il segreto istruttorio. L’effetto è quello di impedire ai cittadini di conoscere fatti rilevanti della vita pubblica quali appunto le notizie sugli atti di indagine, non segreti. Se il disegno di legge dovesse essere approvato dal Parlamento, il divieto duramente sanzionato costituirebbe una autentica pietra tombale della cronaca giudiziaria. E fatto ancora più grave, si introduce una nuova figura di reato: chi pubblica il contenuto di intercettazioni per le quali ‘sia stata ordinata la distruzione’ è punito con la reclusione da uno a tre anni”. “Siamo dalla parte degli operatori dell’informazione e degli utenti-cittadini che – conclude Nardiello - hanno diritto di sapere”.

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