Lunedì, 16 Febbraio 2009 00:00

UN AMBASCIATORE ITALIANO A DOMENIKON

Per la prima volta un ambasciatore italiano in Grecia ha assistito quest'anno alla commemorazione dell'eccidio compiuto durante la Seconda Guerra Mondiale dalle truppe italiane a Domenikon, un villaggio della Tessaglia divenuto simbolo dei crimini di guerra fascisti rimasti impuniti e a lungo ''dimenticati'' dalla storiografia ufficiale. L'ambasciatore Giampaolo Scarante spiega di avere accettato di partecipare, ieri, alla cerimonia con cui Domenikon commemora ogni anno i suoi morti, perché ritiene che ''confrontarsi con il passato e riconoscere le proprie responsabilità sia un dovere morale e politico''. Anche se ''nulla può sminuire o cancellare quegli eventi terribili, quelle indicibili atrocità inflitte a un popolo amico.

UN AMBASCIATORE ITALIANO A DOMENIKON

Per la prima volta un ambasciatore italiano in Grecia ha assistito quest'anno alla commemorazione dell'eccidio compiuto durante la Seconda Guerra Mondiale dalle truppe italiane a Domenikon, un villaggio della Tessaglia divenuto simbolo dei crimini di guerra fascisti rimasti impuniti e a lungo ''dimenticati'' dalla storiografia ufficiale. L'ambasciatore Giampaolo Scarante spiega di avere accettato di partecipare, ieri, alla cerimonia con cui Domenikon commemora ogni anno i suoi morti, perché ritiene che ''confrontarsi con il passato e riconoscere le proprie responsabilità sia un dovere morale e politico''. Anche se ''nulla può sminuire o cancellare quegli eventi terribili, quelle indicibili atrocità inflitte a un popolo amico e che resteranno per sempre una macchia nella Storia del mio Paese''. Il 16 febbraio 1943, in risposta a un'imboscata di partigiani greci nella quale perirono nove soldati italiani alle porte di Domenikon, gli uomini della Divisione Pinerolo, comandata dal generale Cesare Benelli, compirono una feroce rappresaglia. E dopo che l'aviazione ebbe bombardato il villaggio, rastrellarono e uccisero 150 civili, uomini e ragazzi dai 15 agli 80 anni. La storia è stata raccontata lo scorso anno in un documentario per la televisione intitolato ''La guerra sporca di Mussolini'' diretto da Giovanni Donfrancesco e basato sulle ricerche della storica italiana Lidia Santarelli, del Centro per gli studi mediterranei e europei della New York University. Un film che offre un'immagine diversa della ''Armata S'agapò” (''Ti amo'' in greco), come i soldati italiani furono ribattezzati dai greci che ironizzavano sul fatto che si preoccupavano più di sedurre le ragazze greche che di fare la guerra. Secondo Santarelli, Domenikon non fu soltanto un capitolo isolato e terribile del conflitto ma l'inizio di una nuova strategia fascista nei territori occupati, quella della ''responsabilità collettiva'; e Domenikon fu seguita, denuncia la studiosa, da altri eccidi. ''Sono stato presente a Domenikon - testimonia Scarante - con la consapevolezza delle responsabilità storiche dell'Italia ma anche con serenità, perché vi è una totale discontinuità fra l'Italia di oggi e quella di allora, fra l'Italia totalitaria e aggressiva di Mussolini e quella democratica e amante della pace che oggi ha relazioni esemplari con la Grecia''.

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