Mercoledì, 11 Febbraio 2009 00:00

"TITO E I RIMASTI" LA DIFESA DELL' IDENTITA' ITALIANA IN ISTRIA FIUME E DALMAZIA

Riceviamo dalla collega Marisa Angelini e pubblichiamo Sergio Tazzer, nel suo libro “Tito e i rimasti”, racconta con grande passione ed estrema precisione, la storia drammatica che ha interessato gli Italiani dei territori orientali dell’altra sponda del mare Adriatico : La Venezia Giulia, L’Istria, il Quarnero e la Dalmata Zara. Il tema del confine orientale come pure quello dell’esodo e delle foibe è stato glissato ed oscurato per molto tempo, parlare di minoranza Italiana in Iugoslavia poteva determinare “incidente diplomatico”. Solo di recente c’è stata più attenzione verso questo periodo storico che merita invece di essere conosciuto. Il racconto storico di Sergio Tazzer indaga le fonti, ferma sulle pagine la memoria dei testimoni. E’ un libro che mette a fuoco ciò che è accaduto e ciò che è ancora oggi l’impegno per la difesa dell’identità italiana, quello che hanno cercato di spegnere le popolazioni croate e slovene, ma che con la forza dei sentimenti vive ancora oggi. Il grande merito di questo prezioso testo è quello di sottrarre le sofferenze all’oblio per qualcuno che non può più guardare, non può più parlare, per tutti coloro cui la parola è stata negata. “Tito e i Rimasti” testimonia il ricordo amaro di un’Italia che perde il conflitto mondiale ed a vincere è la politica determinata ed espansionistica del generale Tito che già dal 1943 sosteneva “Trst je nas - Trieste è nostra".

"TITO E I RIMAST"  LA DIFESA DELL' IDENTITA'  ITALIANA IN ISTRIA FIUME E DALMAZIA

 Riceviamo dalla collega Marisa Angelini e pubblichiamo

Sergio Tazzer,nel suo libro “Tito e i rimasti”, racconta con grande passione ed estrema precisione,la storia drammatica che ha interessato gli Italiani dei territori orientali dell’altra sponda del mare Adriatico : La Venezia Giulia,L’Istria, il Quarnero e la Dalmata Zara . Il tema del confine orientale come pure  quello dell’esodo e delle foibe è stato glissato ed oscurato per molto tempo, parlare di minoranza Italiana in Iugoslavia poteva determinare “incidente diplomatico”. Solo di recente c’è stata  più attenzione verso questo periodo storico che merita invece di essere conosciuto . Il racconto storico di Sergio Tazzer indaga le fonti, ferma sulle pagine la memoria dei testimoni. E’ un libro che mette a fuoco ciò che è accaduto e ciò che è ancora  oggi l’impegno per la difesa dell’identità italiana, quello che hanno cercato di spegnere le popolazioni croate e slovene , ma che con la forza dei sentimenti vive ancora oggi. Il grande merito di questo prezioso testo è quello di sottrarre le sofferenze  all’oblio per qualcuno che non può più guardare, non può più parlare,per tutti coloro cui la parola è stata negata. “Tito e i Rimasti” Testimonia il ricordo  amaro di un’Italia  che perde il conflitto mondiale ed a vincere è la politica  determinata ed espansionistica  del generale Tito che già dal 1943 sosteneva “Trst je nas” - Trieste è nostra-. Il testo è articolato in XXVI capitoli che rendono precisa l’idea di spazio e  tempo ,ragione e cuore, fede politica e sudditanza civile , come fossero ventisei punte di diamante che con il loro spettro di luce mettono in risalto gli aspetti più intimi di ogni situazione ed insieme restituiscono una visione pura e sincretica  di 60 anni di storia e di una situazione voluta e determinata dal “contadino dei Balcani”, di questo  leader comunista  che  ha voluto  annettere alla Jugoslavia le terre allora italiane sino al  fiume Tagliamento. E a Lissa  il 12 settembre lancia  lo slogan : “Tuejega nocemo,svojega mi ne damo” - l’altrui non vogliamo,il nostro non diamo. Narra, di come al disegno di annessione di Tito non mancarono di  certo nè l’appoggio del movimento comunista internazionale  nè quello  del Partito Comunista Italiano di Togliatti, almeno fino a quando nel 1948 Tito fu espulso dal Cominform. Di come nei Balcani la resistenza guidata da Tito fu sanguinosa e le vendette ebbero matrice sia politica che nazionalistica.  delle prime foibe e delle prime eliminazioni di italiani  che si registrarono a Gorizia,Trieste,Pola,Fiume e Zara. Della resistenza Titina che riesce a liberare la jugoslavia   dalle truppe tedesche  e con la quale  vengono poste le basi per la repubblica comunista ,autonoma da Mosca ed attenta alle diverse nazionalità, quella italiana -sinonimo di fascismo-viene trattata con violenze  e vessazioni di ogni genere. Di una  Trieste occupata dal IX Korpus Sloveno , dove si assiste ad una forma di pregiudizio etnico violento e  massiccio. Degli Italiani che  scappano in un esodo che conta 350 mila persone  e che cercano di rientrare in Italia ed anche al trove, pur di mettersi in salvo. Il grande esodo dei Fiumani ,degli Istriani,e dei Dalmati  che viene ancora nel 2001 definito da il notista Zorica stavukovic, “emigrazione di guerra”. Di un’ Istria ,Quarnero e Dalmazia  dove rimangono quelle  persone che non ce la fanno a reagire, dove rimane chi non sa dove andare,  i più deboli e quelli che credono e sperano nel nuovo regime comunista ai quali si associano  un limitato controesodo composto di personaggi ed artisti che hanno fiducia in Tito e nella sua politica. Racconta di come ovunque gli italiani siano  “rimasti“ la minoranza e di come  sono costretti a subire  angherie e vessazioni ed ogni altro  tipo di sopruso , gli è persino vietata –nei posti di lavoro- l’uso della lingua italiana. Annota puntualmente di  come  dopo la scomunica del Cominform la Jugoslavia diventa un inferno  ed il campo di concentramento di Goli Otok diviene il posto dove inviare a morire i disubbidienti al regime,  descrive insieme ad esso un altro luogo,   quello di Stara Gradisca  dove le condizioni di vita erano disumane , per tutti , regime di lavori forzati ,violenze continue esercitate dai detenuti su altri detenuti secondo il principio dell’auto repressione e  per meritare i campi o il confine  bastava un sospetto. Il racconto si snoda senza trascurare nulla ,parla delle   forze  potentissime di polizia e di informazione  UDBA    che determinarono  la fine per l’opposizione comunista italiana , opposizione stroncata e i cui  militanti furono deportati ai lavori forzati nelle miniere di carbone e nelle ferriere di Zenica e di Tulza,in Bosnia.  Dove Tutti vengono sottoposti a pesanti misure di rieducazione politica ed ideologica. Tocca il tema del Nazionalismo Jugoslavo  che mostra la sua faccia peggiore :tutto ciò che appare Italiano ,dalla toponomastica alle Istituzioni deve essere cancellato, i nomi delle città, dei borghi, delle vie, dei negozi, i  nomi delle persone, tutto ciò che richiama l’italianità deve essere dimenticato, non deve esistere. Vengono chiuse le scuole Italiane e i circoli  culturali .La parola d’ordine per gli Italiani rimasti  è : sopravvivere .Affronta con rigore il problema degli  anni della guerra fredda e poi quello della distensione ,entrambi  i periodi vedono la comunità italiana intimidita ,ma mai rinunciataria della propria identità. Lo scrittore mette in rilievo l’opera culturale  dell’Unione Italiana dell’istria e di Fiume( UIIF ) che al tramonto della Jugoslavia federativa, dopo  l’accordo diplomatico  di Osimo del 1975 , con il forte  impegno di Antonio Borme e del “gruppo 88”, formato da intellettuali italiani raccolti intorno al capodistriano Franco Juri  che denunciò l”etnocidio” e che raccolse centinaia di firme,  riesce ad ottenere il riconoscimento di diritti minimi a tutela delle minoranze. L’autore ci porta ,nel libro, fino  ai giorni nostri nell’anno 1991 ,l’anno definito delle indipendenze, quando l’ UIIF  rinnova i propri vertici e  si presentano alle urne ,con orgoglio italiano, l’ 80% degli iscritti , nasce l’U.I. ,Unione Italiana che adotta il tricolore della nazione madre e elimina la stella rossa degli anni 40, viene eletto Presidente  Antonio Borme. Il Centro  Ricerche Storiche  di Rovigno di proprietà dell’UI  si occupa di chiarire una parte delicata della storia d’istria ed  ha quale finalità la tutela delle minoranze, dei diritti dell’uomo e dell’ambiente. Il suo attuale direttore Prof Giovanni Radossi- intervistato da Sergio Tazzer –il quale chiede se è da considerarsi una gaffe parlare di “rimasti “ ,risponde : “No. E’ una constatazione scientifica, ecco,diciamo così.Ma in effetti ,si faceva una battuta : i rimasti sono gli esuli! Perché noi siamo all’estero, e non siamo rimasti in Italia”. E, continuando  gli racconta - “ quando c’era il presidente Ciampi,venuto ad inaugurare il nostro terzo piano,assieme al Presidente Croato, io dissi : “Signor Presidente ,noi ci permettiamo ,insistiamo perché la nazione madre ci dia una mano,ci assista,ci sostenga,perché riteniamo di averne diritto. Difatti ,non siamo noi che abbiamo abbandonato l’Italia,è l’Italia che ci ha abbandonati qui”. Ecco quindi,essere rimasti ha un valore. Il dolore ,le sofferenze, le ingiurie e le altre cose che gli esuli hanno sofferto, sono dolori,ingiurie e altre cose che abbiamo sofferto qui anche noi. Per questo dunque “rimasti” è una constatazione che può essere a livello di scienza, ma non di umanità”.

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