Lunedì, 19 Gennaio 2009 00:00

PER COERENZA AD UNA IDENTITÀ

Pubblichiamo il documento politico reso pubblico dall’assessore regionale all’Agricoltura del Pd Roberto Falotico Esistono momenti nei quali, la responsabilità istituzionale e quella prettamente politica impongono di marcare una discontinuità con quanto si è vissuto, nell'intento di contribuire ad una più definita proposta politica, finalizzata alla risoluzione delle tante questioni aperte nella società lucana e nel tessuto sociale e produttivo di questa nostra regione. Per dare il mio contributo alla risoluzione di una crisi extra consiliare, grave e lunga, sono disposto a spendermi con energia per il sostegno all’azione del governo regionale, attraverso le funzioni alle quali sarò chiamato: qualunque esse siano.

PER COERENZA AD UNA IDENTITÀ

 

Pubblichiamo il documento politico reso pubblico dall’assessore regionale all’Agricoltura del Pd Roberto Falotico

 

Esistono momenti nei quali, la responsabilità istituzionale e quella prettamente politica impongono di marcare una discontinuità con quanto si è vissuto, nell'intento di contribuire ad una più definita proposta politica, finalizzata alla risoluzione delle tante questioni aperte nella società lucana e nel tessuto sociale e produttivo di questa nostra regione. Per dare il mio contributo alla risoluzione di una crisi extra consiliare, grave e lunga, sono disposto a spendermi con energia per il sostegno all’azione del governo regionale, attraverso le funzioni alle quali sarò chiamato: qualunque esse siano. Non posso sottrarmi, però, alla responsabilità politica che mi impone un atto di discontinuità. La domanda che costantemente mi sono posto è se l’attività ed i comportamenti messi in campo siano ancora condivisi dall’elettorato che mi ha scelto. Con questo atto sento la responsabilità di non deludere la fiducia in me riposta ma, al pari, sento che nessuno può esimersi da valutazioni profonde e condivise sul tempo politico che stiamo vivendo. Non da oggi e non da solo, ho ritenuto che quello che tiene veramente insieme un partito è il legame “alto”: un principio unificatore delle singole culture ed esperienze. Quanto più una pluralità di persone condivide un principio unificatore tanto più è forte e credibile. Ho considerato il Partito Democratico una scommessa ed assieme un investimento: un progetto valido in cui spendermi e per il quale chiedere fiducia. Allo stato attuale registro, come molti in Basilicata, che la contaminazione tra la cultura cattolico democratica e quella riformista non ha prodotto i risultati sperati. Manca, nei fatti, un comune sentire ed un percorso partecipato: prevalgono le ragioni che distinguono a quelle che uniscono, trasformando il sistema in un insieme casuale, aggregato per interessi di provenienza. Conforta l’analisi che ripeto da oltre un anno, la riflessione di esponenti autorevoli del PD che lo hanno definito una “amalgama mal riuscita”. Da D’Alema a Soru, solo per citare gli ultimi esempi, si percepisce un partito dallo sviluppo fragile: debole nella proposta e nella risoluzione delle questioni concrete. Sono stato confortato in questo ragionamento da tanti autorevoli interpreti di un comune patrimonio politico. Ho voluto offrire la mia riflessione ad una valutazione comune con i parlamentari che si rifanno alla cultura politica del cattolicesimo democratico: ai parlamentari in carica e non che hanno scelto di stare con il PD. Ho ricercato da loro conferme ed itinerari condivisi. Per i loro consigli ringrazio tutti, per primi Coviello, Boccia, D’Andrea, Di Nubila. Sono interessato a dialogare con personalità che, condividendo una sensibilità, sono in meditazione: le comprendo e mi premurerò di lavorare ancora con loro. A loro ed al Presidente della Giunta regionale riconosco un in idem sentire che auspico si possa inverare in una azione unitaria nel partito. Con loro e con i tanti amici, giovani e meno giovani, con i quali ho condiviso una esigenza voglio riannodare i fili di un discorso: il PD o, in Basilicata più che altrove, prenderà coscienza del ruolo qualificante, nella proposta e nel progetto, dei cattolici impegnati in politica, o non sarà quel progetto riformista plurale che abbiamo immaginato e per il quale ci siamo spesi, anche a costo di rinunce e di passi indietro. La storia politica e culturale di questa regione non sarà certo cancellata per mano nostra, convinti come siamo della sua attualità. Non sarà consentito farlo, però, nemmeno per mano di altri. Non siamo disposti ad annessioni, nonostante qualche cedimento alla convenienza personale più che politica. Il cattolicesimo democratico è per noi la ragione motivante di un impegno, così come la centralità della persona lo è nella nostra azione quotidiana: siamo convinti che nel PD ci sia ancora spazio per questa sensibilità diffusa. Il problema è come evidenziarla e tenerla viva rispetto al tentativo di occultamento e di annullamento, ricercando un clima di forte intesa con le parti sociali e rifuggendo da tentativi volti a riproporre schemi di antichi collateralismi. Non ci sono culture politiche da archiviare: vedo sensibilità che vanno rappresentate, difese, valorizzate nell’interesse di un dibattito democratico che deve essere improntato a valori condivisi. I valori del cattolicesimo democratico vanno inseriti in un dibattito che non può essere appannaggio esclusivo di nessuno, ma deve essere visibile in un autentico movimento riformista, continuando ad essere linfa per la qualità dell’azione politica dei protagonisti di questo tempo: ognuno di noi è anche quello in cui crede, ovunque eserciti la sua azione. La fonte alla quale ci siamo formati, attuale e preziosa, ben vive nel nostro tempo di incertezze e paure. E’ per noi risorsa di proficua e costante ricerca del bene comune, da perseguire con una visione non esclusiva. Continueremo con tenacia a perseguire oggi il disegno di quanti hanno saputo fare in passato, nell’interesse di questa regione. Il percorso deve essere rafforzato e ripreso da dove, in Basilicata, era partito. Sono queste le motivazioni di fondo per le quali torno a ripiegarmi con umiltà sulla organizzazione, che non è mera testimonianza, di una area culturale con la quale il verticismo dominante, improntato al dividi et impera, non ha ancora saputo collaborare, non dimostrando lungimiranza politica ed evidenziando l’inadeguatezza della conduzione. E’ necessario ed urgente, quale estrema possibilità di dialogo, dare concretezza a quella “fusione ragionata”, rimettendoci tutti in discussione, per costruire una forza plurale e condivisa, colmando il gap tra quello che volevamo fare e quanto siamo riusciti a realizzare. Tutte le alternanze sono discutibili, senza pregiudizi né preclusioni, tanto alla guida delle istituzioni quanto a quella del partito: registro un pericoloso strabismo nel giudicare le singole situazioni che non agevola la praticabilità politica all’interno del PD di Basilicata. Chiedo alla guida del partito, spesso infastidita o dimentica del dialogo serrato, di considerare questa mia azione uno sprono ad un governo ed una conduzione partecipata e multiculturale del PD che non può essere intesa semplicisticamente come comando manageriale di un gruppo di potere. A tutto il partito chiedo, con forza, di sostenere responsabilmente l’azione del Presidente della Giunta Regionale, impegnato sulle crisi vere e non su quelle costruite, e perseverare nella realizzazione del programma elettorale che ci si è dati e attraverso il quale abbiamo chiesto il consenso: io farò la mia parte. Abbiamo il dovere di fare Politica ma ancor più di governare: questo è il mandato che abbiamo ricevuto e su questo vogliamo essere giudicati. Coloro che, con sotterfugi, frenano l’azione del governo regionale, mortificando le attese dei lucani, vanno richiamati a responsabilità attraverso una politica che, con rapidità e lungimiranza, affronti i temi concreti dell’agenda politica. A costoro diciamo che sarà posto in luce chi lavora per costruire e chi per distruggere: la Basilicata tornerà presto a giudicarci. Si è avuta l’imprudenza di inventare una crisi, comunicata a mezzo stampa da personalità che si definiscono “di partito”, la seconda ingenerata in questa consiliatura dalle forze interne al PD, sviando il dibattito dai problemi veri. Una crisi politica che si vuole ancor oggi far passare, anche grazie alla sufficienza del PD, come crisi di governo. Su questo si è acquisito al dibattito la riflessione delle assemblee territoriali del Partito lucano e non ne abbiamo saputo interpretare il messaggio. Ne è conseguito uno sbandamento per una operazione incomprensibile, prodotta da arbitrarie ricomposizioni del quadro politico regionale, ora con giunte di saggi, ora con rinnovamenti o esperti. Qualsiasi ridefinizione della giunta regionale deve rispondere ai principi di trasparenza e chiarezza: nessun ricatto o mediazione al ribasso, nessuna dimissione dai ruoli che i cittadini ci hanno assegnato, coerenza con i risultati elettorali del 2005. Lo stesso smarrimento nel comprendere la crisi lo vivono le tante famiglie ed i tanti giovani che vivono il dramma di un lavoro che non c’è, che si perde, che si cerca invano, che mutila, per il quale troppo spesso si muore nell’indifferenza generale. A costoro, che noi vogliamo protagonisti anche nel PD, è complicato spiegare una crisi che sa di organigrammi presenti e, sopratutto, futuri. Mi sento di chiedere al PD a nome di chi vengono proposte soluzioni di crisi politiche e su mandato di quale direzione regionale? Noi siamo una parte cospicua dei 73.000 votanti delle primarie che hanno scelto un organigramma ampiamente rappresentativo: vorremmo che gli organi si esprimessero insieme per prendere le decisioni importanti nella vita interna e democratica del partito e sui programmi regionali. Quanti dei 73000 si sentono ancora rappresentati dall’operato del PD? Si interroghino coloro che sono i primi beneficiari di quello sforzo collettivo che non può essere ridotto a mero esercizio democratico. Non si può decidere da soli programmi, organigrammi, scalate ed esclusioni. La guida del partito si sforzi di interpretare la voce di quel popolo, plurale e multiforme, piuttosto che prendere cappella per le assenze che nulla hanno inciso nella conduzione del partito. Faremo la nostra parte nel ribadire il ruolo fondamentale della territorialità nelle politiche di governo e nella conduzione del partito. Lavoreremo per sollecitare il consiglio al varo della legge elettorale e dello statuto, da approvare nel tempo che ci è dato, e contribuiremo alla stesura di norme che rafforzino la rappresentatività di un consiglio regionale che ha bisogno di essere autorevole e riconosciuto nel suo ruolo di indirizzo. La Basilicata ha grandi energie: le leggo nelle parole dei tanti giovani con cui parlo, dei lavoratori che non si arrendono, dei padri che tornano a casa con il terrore di perdere il lavoro, dei precari che hanno voglia di futuro. Leggo, però, anche la rabbia di chi è convinto che si possa fare di più. Su quel “di più” mi voglio applicare prima di essere giudicato dagli elettori. L’ho provato a fare da consigliere regionale, da segretario di partito, da capogruppo e da assessore all’agricoltura: un settore che ha fatto generosamente la propria parte nel contribuire alla crescita economica e sociale di questa regione. Ha fatto più di quanto abbiamo saputo sentire e dire: PD compreso. Se saremo capaci di parlare con semplicità ed onestà ai lucani e con la stessa trasparenza sapremo operare, potremo essere interlocutori di una stagione di rinnovato progresso sociale ed economico di una terra generosa. Essere rappresentanti nelle istituzioni dei lucani è un privilegio che ognuno deve sentire come la responsabilità di chi costruisce per l’oggi e per il domani. Ai lucani chiedo fiducia; alla politica chiedo coraggio.

 

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