"Il Presidente De Filippo cambia con disinvoltura gli Assessori come se questi fossero i maggiori responsabili della debacle delle politiche regionali e non cambia se stesso. In tre anni e mezzo ha proposto già due Giunte e sta per proporre la terza, additandole come responsabili dell’inerzia e del fallimento degli obiettivi di Governo ma, stranamente, non cambia il governatore della Regione, che è ritenuto l’artefice principale di questa drammatica involuzione economica, sociale e politica che investe la regione e l’apparato produttivo regionale". Lo ha sostenuto il consigliere regionale di Fi-Pdl Franco Mattia aggiungendo che "le dimissioni di De Filippo e il ricorso alle urne rappresentano la via di uscita dal tunnel dell’ingovernabilità e dell’inerzia amministrativa. Rappresentano un atto di responsabilità per evitare un’ulteriore agonia, perché siamo in una fase di agonia dell’azione amministrativa di questa regione, di una precarietà di governo che non si è mai verificata nella storia di questa regione”. “Ormai la necessità e l’urgenza di un cambio di passo e di governo di un Governo alternativo all'attuale - ha aggiunto Mattia - sono diventati una corsa contro il tempo per salvare posti di lavoro, per arginare l’emorragia intellettuale e lo spopolamento, per ridare una prospettiva di futuro e di speranza alle piccole e alle più grandi comunità locali. Con le dimissioni dell’assessore Folino, motivate, come abbiamo letto nella sua lettera, dalla limitata capacità di Governo, dal mancato cambio di passo, dalla inadeguatezza del Governo regionale, dalla disarticolazione e persistente litigiosità del centro sinistra lucano, sono venute accuse molto gravi che non possono essere sottovalutate o rilegate ad enunciazioni di principi, anzi possono essere considerate il nostro manifesto, il manifesto dell’opposizione". "La crisi industriale e produttiva in Basilicata – ha sostenuto Mattia - registra un lungo elenco di vertenze aziendali che, purtroppo, si allunga continuamente. Uno stillicidio di fabbriche e posti di lavoro, quasi quotidiano, per una imprenditoria grande e piccola, locale di derivazione da grandi gruppi nazionali ed internazionali, autofinanziate e con ingenti finanziamenti pubblici, in grande sofferenza. Ottomila lavoratori coinvolti in crisi aziendali, oltre seimila inseriti negli elenchi degli ammortizzatori sociali. Sono numeri di una crisi devastante che sta interessando l’industria lucana nel quadro, sì, è vero, di una congiuntura sfavorevole che tra mercati finanziari in caduta libera e borse altalenanti, travolge quasi tutto il mondo e, per dirla con le stesse parole del presidente De Filippo, le macro tendenze del mondo sono, è vero, anche tutte in casa nostra. Ma proprio in questo frangente l’industria lucana, già da qualche anno attraversato dalla grave crisi dei settori trainanti, il mobile imbottito dell’area murgiana e il polo dell’auto e dell’indotto di Melfi, ha mostrato tutta la sua fragilità, vittima di illusioni, di fallimenti ed anche di politiche regionali che hanno prodotto troppe realtà produttive durate pochi anni, perché incentivate senza un solido piano industriale, sostenendo più i modelli obsoleti ed assistenziali che attuando scelte innovative e durature. Questa è la verità che oggi emerge”. La proposta di legge sullo sviluppo e la competitività che è all’esame della commissioni competenti rappresenta un viatico importante e significativo che può essere in linea di massima condiviso a condizione che - ha sottolineato il consigliere del Pdl - ci sia un confronto leale ed aperto con l’opposizione, ritenendola un valido strumento per definire obiettivi di sviluppo a sostegno della competitività del sistema produttivo lucano. In questa occasione noi non ci arroccheremo su posizioni strumentali e pregiudiziali. Intendiamo dare responsabilmente un valido contributo alla crescita e allo sviluppo dell’apparato produttivo perché siamo consapevoli del delicato momento che attraversiamo per il quale non è sufficiente solo la forza dei numeri, ma l’impegno comune per superare una crisi che è lesiva degli interessi generali e collettivi".
“Non possiamo risolvere una crisi se non partiamo da un’analisi e da una valutazione di tutto ciò che è avvenuto ed ha determinato una forte criticità sicuramente economica ma che ha il suo riverbero sulla politica”. E’ quanto affermato dal consigliere dell’Udc, Vincenzo Ruggiero. “Ritengo che la disamina fatta dall’assessore dimissionario Folino – ha continato Ruggiero - offre dei forti spunti di riflessione. C’è da chiedersi se l’ economia lucana è un’economia naturale oppure siamo di fronte ad un qualcosa di innaturale con sviluppi che vengono da lontano, Viviamo in una regione di 10 mila chilometri quadrati e 600 mila abitanti: una piccola regione con grandi risorse. E allora, cosa è avvenuto in questa piccola regione attraversata da grandi problemi? E’ avvenuto un assalto da parte di grossi complessi industriali, delle multinazionali. Noi stiamo vivendo una crisi all’ombra di questo assalto. Parliamo sempre di una Basilicata che tende allo sviluppo sostenibile, autopropulsivo, alla valorizzazione delle risorse naturali, ma poi, di fatto lo sviluppo sostenibile lascia il tempo che trova senza la valorizzazione di tutte le ricchezze naturali della Basilicata, tanto meno del nostro patrimonio culturale, turistico, storico e architettonico, il tutto riconducibile ad un assetto turistico integrato”. “Dovremmo sviluppare – a giudizio di Ruggiero - un patrimonio di tipo agricolo naturale, dando spazio a tutto ciò che di indigeno esiste in Basilicata. Noi avevamo un’agricoltura che contribuiva al reddito regionale per il 20 per cento, adesso siamo al di sotto del 10. Qualcosa non quadra. Uno sviluppo distorto ha prodotto una Basilicata in crisi di identità. In Basilicata, purtroppo, in omaggio alle multinazionali, si sono abbandonate le piccole e medie imprese con il solo risultato della desertificazione produttiva. Per quanto riguarda il problema petrolio, poi, abbiamo innegabili problemi legati al mancato monitoraggio del territorio e quando c’è un attacco mediatico a tutto tondo sul polo lucano, probabilmente dobbiamo stare attenti a cosa c’è dietro quel messaggio, relativamente a qualche presenza lobbistica perché in Basilicata è successo un fenomeno importante, è successo un atto importante e penso che quella sia la linea chiave della coscienza di un popolo. Una legge stava andando nelle Commissioni, transitava, fatta in maniera approssimata e approssimativa, con un contenuto di 6.000 miliardi. Quella leggina era il disegno di legge sull’energia che in questo Consiglio regionale è stato bloccato perché sarebbe stata una pericolosa deriva, perché far arrivare 6 mila miliardi attraverso forme di intermediazioni, attraverso mercanti che andavano nei Comuni e promettevano di tutto e di più, sarebbe stato estremamente grave. Probabilmente bloccati quei grossi interessi, l’attacco alla Basilicata è diventato feroce, così feroce da determinare una destabilizzazione, perché, quando c’è la disgregazione, quando una classe dirigente tende a disfarsi, allora le lobbies tentano di impadronirsi di una regione. Ecco perché non ho condiviso le dimissioni di un uomo forte e di un uomo determinato come Folino. Ritengo che Folino per quello che ha detto in Consiglio regionale(il riferimento è all’intervento del già assessore nel corso della precedente seduta ndr), per quelle due ore di disamina, per quelle due ore che sono stati momenti forti, momenti drammatici, però appassionanti, abbia dimostrato di essere una risorsa da considerare come un importante scudo rispetto al grande assalto che ha avuto il coraggio di denunciare sia delle multinazionali, sia delle lobbies. L’Udc non intende partecipare a valutazioni o a esercizi di potere, ma intende partecipare alla soluzione dei problemi che richiede lo sforzo di tutti, dell’energia di ogni consigliere regionale, affinché con la sua sensibilità, con la sua forza, con la sua determinazione, con la sua onestà intellettuale, con la sua passione possa aiutare
“Non v’è dubbio alcuno: questo scorcio di legislatura deve essere utilizzato per portare a compimento il processo di riforme avviato, ma anche per dar corso ad una serie di interventi normativi capaci di offrire risposte sociali ed economiche ‘forti’ alle famiglie lucane, alle fasce più deboli della popolazione, ai tanti precari e lavoratori che vedono fortemente a rischio il loro salario”. A sostenerlo è stato il consigliere del Centro Popolare
Nel suo intervento il presidente del Gruppo di Forza Italia verso il Pdl, Nicola Pagliuca, ha espresso “viva soddisfazione per il raggiungimento dello scopo prefissato con l'occupazione dell'Aula consiliare: discutere della crisi politica nel luogo deputato a farlo, ripristinando, in tal modo, quel senso di democrazia necessario per fondare la speranza nel futuro”. “La relazione di De Filippo – ha evidenziato Pagliuca - è partita da una analisi a carattere internazionale, per arrivare a quella regionale, analisi che racchiude in sè tutto il senso di difficoltà che vive il Governo regionale. Nelle parole del governatore – ha aggiunto - si registra il fallimento delle politiche regionali messe in campo negli ultimi dieci anni, che solo ad un occhio inesperto possono apparire offuscate e confuse dalla crisi internazionale. In quello che succede oggi in Basilicata – ha fatto notare l’esponente di centro destra - c’è il fallimento dell’impiego delle risorse comunitarie sprecate in azioni clientelari ed assistenzialistiche, non capaci di generare elementi di competitività”. In merito alla crisi politica, per il Presidente del Gruppo di Forza italia verso il Pdl, “è emerso un quadro assolutamente non chiaro che ha vissuto un mese di fibrillazioni, in quanto, per leggere questa crisi, almeno nella sua parte più dirompente, occorre partire dall’intervista di Bubbico ed arrivare ad oggi. Il fallimento del progetto del Partito democratico è la vera ragione della crisi del centro sinistra lucano, ormai ridotto solo ad una somma di personalismi esasperati rispetto ai quali De Filippo è sempre più “Re Travicello”. Nelle fantasiose alchimie - ha continuato Pagliuca - di questo centro sinistra affannato di numeri più che di convergenze progettuali, vi è ora anche la presentazione di uno pseudo patto di consultazione che si legge come la ricerca dell’ennesima stampella capace di mantenere in piedi la sgangherata maggioranza. I problemi della Basilicata sono tanti e andrebbero affrontati con la presentazione di un progetto chiaro da sottoporre a tutte le forze responsabili, e non attraverso la ricerca, a priori, dell’incastro di tessere di un puzzle ormai sempre più astratto e distante dalle esigenze della società lucana”. “Folino - per l’esponente del centro destra - con il suo gesto forte ha inteso provocare una discussione severa all’interno del centro sinistra ma credo, si renda conto, che il suo sacrificio partorirà l’ennesimo topolino! I lucani devono attendersi il varo di un “governicchio” presentato come l’ennesimo cambio di passo per affrontare le grandi sfide, ma che servirà solo ad assicurare poltrone e prebende che non aiutano sicuramente a risolvere alcuno dei problemi che affliggono
“La nostra regione ha, rispetto alle altre regioni del Sud, le sue specificità in senso positivo e può reagire meglio alla crisi che l’attanaglia, ma non si può negare che sta vivendo una serissima crisi politica, anche perché il Pd sta vivendo un momento di grande difficoltà. Le dimissioni dell’assessore Folino e le conseguenti dimissioni della Giunta ne sono una prova”. E’ quanto asserito dalla presidente del gruppo consiliare del Prc, Emilia Simonetti. “La situazione in Basilicata è drammatica e siamo, quindi, tutti chiamati ad assumerci una grande responsabilità ad un anno e mezzo dalla fine della legislatura. La vita dà sempre alle persone un’altra change per ripensare agli sbagli ed agire di conseguenza, sta nell’intelligenza e nella maturità delle persone approfittare delle circostanze, poiché le furbizie non servono a nessuno”.
“E’ necessario affrontare, in particolare – a parere di Simonetti - la questione della partecipazione dei cittadini alla elaborazione delle scelte strategiche, riattivare e promuovere la partecipazione diventa una necessità per rinnovare le Istituzioni ed ottenere una buona amministrazione. La discussione in corso sull’adeguamento ed il rilancio del programma dell’Unione non può prescindere dalla esigenza, ormai non rinviabile di coinvolgere i cittadini alla partecipazione sulle questioni essenziali della vita della Regione, superando eventuali interessi di parte. La separazione che si è determinata tra le Istituzioni pubbliche e la società non può essere solo richiamata e citata nei tornei retorici, nei convegni e nelle dichiarazioni. Va sempre tenuta presente insieme con il pericolo che deriva dalla stessa per la comunità regionale. E’ richiesto un duro e puntuale lavoro nelle Commissioni consiliari, ricercando sempre la condivisione pur nel rispetto delle differenze. Però occorre anche rispettare gli altri e non chiamarli solo nei momenti di difficoltà alle responsabilità.Quattro – secondo Emilia Simonetti – sono gli interventi urgenti per un programma a medio termine: interventi per il lavoro; attuazione delle misure contenute nella mozione da me proposta e approvata all’unanimità dal Consiglio precedente a partire dai vaucher, norme per il superamento del precariato e indizione dei concorsi, proroghe e scorrimento delle graduatorie ancora valide; norme sul lavoro nero; norme sulla clausola sociale, proroghe del progetto Sfera e degli altri contratti in rapporto alla chiusura della rendicontazione Por 2000-
“A questo si aggiungono - ha sostenuto l’esponente del Prc - le misura per l’energia, la tutela ambientale e l’incremento delle royalties delle acque minerali e la moratoria della ricerca petrolifera, la riduzione del costo della benzina, gasolio e Gpl, il Piano di politiche industriali, un tavolo strategico e riforma consorzio industriale con un solo consorzio Asi”.
“Un tempo sui tram c’era un cartello che invitava i passeggeri a non parlare al conducente, ora è come se quel cartello non ci fosse più, il tram si è fermato, i passeggeri litigano tra loro e per parte sua, il conducente discute con i passeggeri. Non c’è un progetto comune se non c’è un rispetto comune, se non c’è un’unità di intenti, se non c’è perseveranza nel perseguirli”. E’ stato l’esordio del consigliere del gruppo misto –