Venerdì, 11 Ottobre 2013 01:55

A MATERA E' TORNATA L'ACQUA

 

La normale distribuzione dell’acqua a seconda dei tempi tecnici necessari per l’immissione della risorsa in rete è tornata alla normalità nell’intero abitato nel corso della giornata di ieri. I tecnici dell’azienda Acquedotto lucano hanno lavorato incessantemente per individuare una soluzione definitiva al problema che ha causato il danneggiamento degli impianti che consentono la distribuzione dell’acqua nella città dei Sassi. Le riflessioni sull'evento le proporremo più tardi.

Gli spunti sono vari e sarà bene precedere con ordine. Il primo rilievo che va mosso a chi aveva la delicata responsabilità di tenere in efficienza (anche con il diluvio) l’impianto di sollevamento di Murgia Terlecchia, riguarda la prevedibilità dell’evento. Circa due anni fa il Metapontino subì un’altra alluvione devastante, ma nessuno ha preso a riferimento quell’evento per adottare una efficace politica di tutela e prevenzione degli impianti idrici. Certo, l’entità della pioggia caduta non era prevedibile ma, da oggi, ci auguriamo che l’impianto di sollevamento sia messo in sicurezza, magari andando oltre i soliti standard. A questo, però, vanno aggiunte le reazioni di chi ha dovuto subire la restrizione. “La colpa è del sindaco” abbiamo sentito affermare, come se il criticabile (per altri aspetti) Salvatore Adduce avesse deciso di chiudere i rubinetti dei materani che, se non ricordiamo male la storia della città, con l’acqua hanno sempre avuto problemi. Tanto da risolverli con ingegnose e originali soluzioni, come il Palombaro grande e tutte le cisterne esistenti nel sottosuolo del Piano e dei Sassi. Questo non significa che si debba tornare al passato ma, diamine, un po’ di attenzione e meno improperi sarebbero bastati a far superare l’emergenza di due giorni e mezzo di penuria d’acqua. Certo, capiamo che possa non essere elegante doversi recare alle autobotti e riempire qualche bidone d’acqua ma, almeno la vasca, si poteva riempirla alla prima notizia della restrizione idrica. Qualcuno con un po’ di memoria l’ha fatto. Moltissimi altri si sono dedicati a fare le “cicale”, nel senso di non pensare a farsi una scorta,impegnati com’erano a “stramaledir (le donne) il tempo ed il governo (cfr.De André)”. Da ieri pomeriggio l’acqua c’è in quasi tutte le case materane, fatta qualche ultima eccezione. Vale pena a questo punto di considerare anche un altro fattore di rilievo. Quella attuale è una società che, nonostante la lacerante crisi economica, continua ad essere basata sugli sprechi. Quanti di voi, per esempio, chiudono il rubinetto dopo aver bagnato lo spazzolino da denti e lo riaprono al momento di sciacquarsi la bocca? O quanti lasciano scorrere l’acqua in un lavello, mentre nell’altro lavano le stoviglie, quando basterebbe risciacquare una o due volte i piatti utilizzando il classico tappo per chiudere la vaschetta? Di esempi da fare ce ne sono tanti e l’antica saggezza della tradizione contadina, nella quale vivevamo immersi fino a qualche decennio fa, potrebbe tornarci utile. L’acqua scorre dai rubinetti ma, ricordatelo, non è più un bene illimitato da sperperare senza attenzione. Meditate, gente, meditate.

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