...egli si riferiva a quel quid che alla gente lucana mancava e che rendeva a suo avviso irrealizzabili le genialità capaci di guizzare nelle loro idee.
E’ proprio da qui che nasce lo studio raccolto in questo libro, costituito da una serie di scritti provenienti in parte da interventi sui media e, in gran parte , da lavori di taglio scientifico;competenze dell' accademico lucano, economista del territorio e docente di valutazione delle politiche pubbliche proprio nell’università milanese ma da essa divulgatore della sua ricerca nelle più prestigiose università del mondo, sono dirette a “riportare lo sviluppo locale al centro del dibattito economico”, laddove l'economia applicata alle diverse territorialità può costituire il fulcro di un fondamentale punto di svolta per la crescita sociale dei territori. Non è un caso che questo giovane studioso, geografo dell'economia, abbia intrapreso il suo percorso di ricerca proprio dov’era cominciato negli anni cinquanta con E.C. Banfield, politologo americano che aveva preso a campione il paesello di Chiaromonte come specchio sociale del cosiddetto “familismo amorale”, fenomeno per il quale nel sud è la incapacità delle persone di collaborare al di fuori del proprio nucleo familare a impedire di costruire realtà di crescita e progresso e collaborazione laddove è invece la scienza dell'associarsi la fonte di ogni progresso, come invece era stato teorizzato da Tocqueville: perchè le sue origini sono proprio in quel delizioso paesello arroccato sui monti del quale racconta ai suoi studenti “che negli anni ‘50 era il paese più povero della regione più
povera”. Le indagini e l’esame dei fenomeni che sembrano frenare ogni tentativo di crescita della Basilicata sono con approccio scientifico attentamente scandagliate e analizzate: dal fenomeno della migrazione, indagato a partire dall’ottica di F.S. Nitti, all’impatto economico
dei terremoti sul territorio con uno sguardo all’esperienza americana; dalla constatazione di un sistema scolastico ancora incapace di generare conoscenza di qualità alla questione della risorsa petrolio da sempre più residenti considerata una sciagura anziche una risorsa. E dall’analisi del prof. Percoco essi sembrano tutti convergere verso un ‘unica soluzione, il solo investimento che possa garantire – a suo avviso- futuro alla regione: "capitale umano" , si chiama, altamente produttivo e qualificato e sostenuto da azioni per la "produzione e rigenerazione di conoscenza"e che infonderebbe oltretutto, come teorizzò l'americano Putnam, un sentimento di fiducia generalizzata dove anche le politiche pubbliche sarebbero più efficaci. E' evidente, con un investimento che parta sempre e comunque da politiche redistributive e inclusive che riescano a vincere quel "fatalismo, quell'atavico pessimismo", nemico storico tra la nostra gente dello sviluppo sociale e della crescita economica.
Sarà pur vero che Banfield aveva ragione nel sostenere la scarsa capacità di collaborare dei lucani al di là dei propri vincoli familiari, oggi, probabilmente, tra realtà sociali e amministrative e politiche; ma sarebbe ben lieto Leonardo Sinisgalli di vedere che il tocco della grazia nel tempo è riuscito a sfiorare molti figli di questa terra , capaci di muoversi da luoghi nostri splendidi ma ai confini del mondo per conquistarlo, il mondo, attraverso sapienza, studio, profondo valore e soprattutto tanta passione e desiderio di riscatto; e per trovare strade che annullino
quel confine e rendano la nostra terra più preziosa, produttiva e proiettata al futuro dopo secoli di , e ancora ci aiuta Sinisgalli, "dimenticatoio", cercando anzi di scongiurare la prospettiva dei prossimi anni di tornare a essere uno dei paesi più poveri d 'Europa pur avendo una quantità di risorse naturali che (cit. da Bloomberg, maggio 2013) potrebbero risollevare l 'economia dell’intera nazione, comprese le straordinarie potenzialità culturali. Da leggere,e, si auspica, da far leggere ai nostri ragazzi nelle scuole superiori, perchè sappiano che la chiave del futuro della Basilicata risiede moltissimo in loro, nella loro tenacia e nella loro capacità di farsi capitale umano. Stefania De Toma.