Martedì, 11 Novembre 2008 00:00

LA RISPOSTA DEL SEN. BUBBICO SUL PD LUCANO

Pubblichiamo, per opportuna par condicio, la risposta alla lettera del Governatore lucano Vito De Filippo, scaturita da un’ intervista rilasciata dal sen. Filippo Bubbico la scorsa settimana. Le abbiamo dato dimora in questa rubrica del giornale per ovvi motivi di spazio. La lunga intervista che ho rilasciato qualche giorno fa al “Quotidiano della Basilicata” ha suscitato molte reazioni. La più significativa è stata certamente quella del Presidente della Regione, che ha letto nelle mie considerazioni un grave disconoscimento del lavoro che egli svolge alla guida della massima istituzione. Non era questa la mia intenzione, ma reputo che un uomo delle istituzioni, oltre che un dirigente politico, non possa sottrarsi alla responsabilità di fare chiarezza senza rifugiarsi nelle retoriche del politichese. E perciò mi rivolgo innanzitutto a Vito De Filippo ed al governo regionale da lui presieduto per precisare che, se alcune mie considerazioni sono risultate poco opportune o addirittura offensive, non ho difficoltà a fare pubblica ammenda. Ma farei un torto all’intelligenza del Presidente della Regione ed alla correttezza del dibattito pubblico se non entrassi nel merito di due mie affermazioni, per chiarire qualche aspetto che può essere sfuggito alla sintesi della mia conversazione con il giornalista del “Quotidiano”, che peraltro ringrazio perché ha riportato correttamente il mio pensiero.

LA RISPOSTA DEL SEN. BUBBICO SUL PD LUCANO

 

 

Pubblichiamo, per opportuna par condicio, la risposta alla lettera del Governatore lucano Vito De Filippo, scaturita da un’ intervista rilasciata dal sen. Filippo Bubbico la scorsa settimana. Le abbiamo dato dimora in questa rubrica del giornale per ovvi motivi di spazio.

La lunga intervista che ho rilasciato qualche giorno fa al “Quotidiano della Basilicata” ha suscitato molte reazioni. La più significativa è stata certamente quella del Presidente della Regione, che ha letto nelle mie considerazioni un grave disconoscimento del lavoro che egli svolge alla guida della massima istituzione. Non era questa la mia intenzione, ma reputo che un uomo delle istituzioni, oltre che un dirigente politico, non possa sottrarsi alla responsabilità di fare chiarezza senza rifugiarsi nelle retoriche del politichese. E perciò mi rivolgo innanzitutto a Vito De Filippo ed al governo regionale da lui presieduto per precisare che, se alcune mie considerazioni sono risultate poco opportune o addirittura offensive, non ho difficoltà a fare pubblica ammenda. Ma farei un torto all’intelligenza del Presidente della Regione ed alla correttezza del dibattito pubblico se non entrassi nel merito di due mie affermazioni, per chiarire qualche aspetto che può essere sfuggito alla sintesi della mia conversazione con il giornalista del “Quotidiano”, che peraltro ringrazio perché ha riportato correttamente il mio pensiero. Ho detto che avanzare l´ipotesi di un mio ritorno alla Presidenza della Regione serve solo ad introdurre elementi di conflittualità in una situazione politica resa assai difficile dalla estrema frammentazione delle componenti del centrosinistra. Ed ho aggiunto che il centrosinistra lucano ha sempre praticato la regola del ricambio. Non volevo liquidare preventivamente ogni discussione sugli assetti futuri delle istituzioni regionali: stavo parlando di me per ribadire che ogni ipotesi che mi riguardasse è assolutamente fuori luogo. Con l’occasione voglio anche chiarire che tutti, me compreso, hanno tagliato nastri nel corso del proprio lavoro istituzionale. Con questa espressione, che non era tanto rivolta al governo regionale (su cui ho espresso ed esprimo apprezzamento per il delicato lavoro che sta svolgendo), ma alla deriva che il costume politico locale e nazionale sembra aver imboccato, intendevo segnalare che stiamo entrando in una fase complicatissima, nella quale l´economia regionale rischia di essere stritolata da una congiuntura molto difficile: una crisi drammatica, segnata quotidianamente dal bollettino di guerra di una crisi dell’apparato industriale e dall’esplodere di vertenze sociali vecchie e nuove, che reclama una mobilitazione di tutte le risorse di serietà e di impegno di cui la classe dirigente dispone. Per quanto mi riguarda, io voglio offrire il mio contributo alla Regione, al suo Presidente e a quanti nelle istituzioni e nella politica, a partire dal Partito Democratico, lavorano per questo obiettivo senza risparmio di energia. Un´ultima notazione, che credo non dispiacerà a Vito che ha sempre coltivato il gusto delle belle letture. C´è un bellissimo (e pluripremiato) libro di Paolo Giordano, "La solitudine dei numeri primi", che mi pare fornisca la migliore metafora della condizione di chi è chiamato a rivestire le più importanti responsabilità pubbliche. Conosco quella “solitudine” e, dunque, comprendo benissimo quella cui spesso è “condannato” il mio successore. C’è anche un filo di solidarietà umana e politica nel sentimento di intimo rammarico e di sincera amicizia che in questo momento sento di manifestargli.

 

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