Martedì, 04 Novembre 2008 00:00

ENTI TERRITORIALI: UNA PDL DI DI SANZA E PITTELLA

I consiglieri regionali del Partito democratico, Antonio Di Sanza e Marcello Pittella, hanno presentato una proposta di legge regionale tesa a migliorare la normativa relativa alle norme di riordino territoriale degli enti locali e delle funzioni intermedie, disciplinata dalla L.R. 11/2008. “Ai sensi dell’articolo 109 del Decreto Legislativo 267/2000, le funzioni dirigenziali elencate dall’art.107 dello stesso D.Lgs, possono essere attribuite, a seguito di provvedimento motivato del Sindaco, ai responsabili degli uffici o dei servizi, indipendentemente dalla loro qualifica funzionale, anche in deroga a ogni diversa disposizione. In base a questa disposizione – dicono Di sanza e Pittella - nel corso degli ultimi anni, specie nei Comuni di minori dimensioni...

ENTI TERRITORIALI: UNA PDL DI DI SANZA E PITTELLA

I consiglieri regionali del Partito democratico, Antonio Di Sanza e Marcello Pittella, hanno presentato una proposta di legge regionale tesa a migliorare la normativa relativa alle norme di riordino territoriale degli enti locali e delle funzioni intermedie, disciplinata dalla L.R. 11/2008. “Ai sensi dell’articolo 109 del Decreto Legislativo 267/2000, le funzioni dirigenziali elencate dall’art.107 dello stesso D.Lgs, possono essere attribuite, a seguito di provvedimento motivato del Sindaco, ai responsabili degli uffici o dei servizi, indipendentemente dalla loro qualifica funzionale, anche in deroga a ogni diversa disposizione. In base a questa disposizione – dicono Di sanza e Pittella - nel corso degli ultimi anni, specie nei Comuni di minore dimensione demografica, tradizionalmente privi di personale di qualifica dirigenziale, le funzioni e le responsabilità dirigenziali, sono state attribuite ai responsabili degli uffici. L’attuale formulazione – continuano i consiglieri -dell’articolo 26, comma 6 lettera a) della Legge Regionale 27 giugno 2008, n.11/2008 risulta decisamente opinabile perché non consente nessuna chance ai responsabili locali che negli ultimi anni, di fatto e “de iure”, si sono fatti carico di responsabilità analoghe a quelle sostenute dalle figure dirigenziali nei Comuni e negli Enti di maggiore dimensione”. “Pertanto, non si tratta di rivendicare surrettiziamente l’attribuzione della qualifica dirigenziale – sostengono gli esponente del Pd - ma semplicemente di consentire l’iscrizione alla lista di cui al comma 5 della L.R. 11/2008, a tutti i soggetti in possesso del diploma di laurea e che hanno esercitato funzioni dirigenziali per almeno cinque anni presso gli Enti locali. Insomma, più che di vuoto formalismo, si tratta della esigenza sostanziale che i soggetti potenzialmente destinatari degli incarichi in questione ‘siano effettivamente dotati di qualificazione professionale adeguata al grado, alla complessità ed alla delicatezza delle funzioni inerenti l'ufficio’ valutata attraverso le attitudini, capacità professionali, competenza tecnica ed esperienza maturata. Del resto – affermano Di Sanza e Pittella - parliamo di soggetti che, pur non rivestendo la ‘qualifica’ di dirigente per ragioni squisitamente demografiche come sopra accennato, sono in possesso dei requisiti previsti dall’articolo 28, comma 2 del D.Lgs.30 Marzo 2001, n. 165 per l’accesso alla qualifica dirigenziale”. “Il paradosso - secondo i promotori della proposta di legge - è costituito dal fatto, tra l’altro, che la legge regionale in questione riconosce, al contrario, la possibilità di iscrizione alla lista di cui al comma 5 dell’articolo 26 a soggetti in possesso della sola qualifica di dirigente di azienda o di ente privato senza nemmeno richiedere il contestuale requisito relativo allo svolgimento delle funzioni dirigenziali per almeno cinque anni e, dunque, in palese violazione delle disposizioni previste dal sopracitato articolo 8, comma 2 lettera b del D.lgs 165/2001”.

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