Lunedì, 18 Marzo 2013 10:17

SUI PAPI E SUL PAPA

Riceviamo dall'amico Francesco Vespe e volentieri pubblichiamo**** Per la nomina dei papi e la valutazione dei carismi di cui sono stati portatori mi fidavo ciecamente dei pareri di mia nonna Anna. La sua casa al paese dove ho trascorso molte estati della mia fanciullezza, era tempestata di fotografie di Papa Giovanni XXIII. Era una sua appassionata devota. Gli piaceva l’umiltà, la semplicità e l’immediatezza popolare di Roncalli.

 Questo papa, rappresentava in modo diverso la pietà religiosa popolare. C’era quella miracolistica più devota alla figura di Padre Pio e c’era quella di mia nonna, più asciutta ed essenziale, messa alla prova dalla fatica dei campi che il sole cocente amplificava. Non si attendeva miracoli ma le bastava ringraziare ogni sera Dio donandosi momenti straordinari di contemplazione con i quali sapeva spegnere gli affanni e le ansie della giornata. Ma non divaghiamo. Paolo VI invece era troppo algido, dalla raffinatezza francese nello stile discreto e riservato, pertanto con poca presa popolare. Al contrario Paolo VI piaceva a me per i motivi uguali e contrari per i quali non piaceva a mia nonna. E poi mi aveva sfiorato la testolina quand’ero piccolo e custodisco ancora gelosamente quelle fotografie. Piaceva invece molto a mia nonna Giovanni Paolo (GP) I per la sua semplicità, la sua carica umana e la sua umiltà. Wojtyla invece no! Troppo filosofo e lo liquidava accusandolo di fare troppa politica. Purtroppo non l’ha conosciuto negli ultimi anni del suo pontificato quando, mostrando senza reticenze tutte le sue debolezze e infermità, al di là del suo magistero ufficiale sempre raffinato e profetico, con la sua umanità e con la sua gioiosa carica giovanile non più sorretta da un fisico integro, attraverso la sua figura curva e dolente ha impresso pagine memorabili di quel ministero della sofferenza diretto ai poveri ed agli afflitti della Terra.   Poi è venuto Ratzinger! Mia nonna non l’ha conosciuto e non gli sarebbe piaciuto per gli stessi motivi per i quali non piaceva Paolo VI.  Nei giorni dominati dalla storica notizia delle sue dimissioni ho trovato difficoltà a farmene una ragione ed a trovarne un senso. L’annuncio istintivamente mi ha rievocato il magistero di Pietro II, l’ultimo Papa, descritto in chiave apocalittica da Sergio Quinzio nel suo libro “Mysterium Iniquitatis”. Me lo ha rievocato se non altro per la cifra del suo stesso papato. Spesso lasciato solo, flagellato da un modernismo non necessariamente positivo e benefico, sofferente per le divisioni interne alla Chiesa: affioranti o carsiche che siano. Il suo raffinatissimo e coltissimo pensiero capace di individuare e denudare con eleganti paradossi le contraddizioni logiche e gli aspetti irrazionali di quel pensiero moderno che esclude dal proprio orizzonte il sacro. Maltrattato rozzamente a colpi di clava dalla cultura conformistica del nostro tempo che confonde i desideri con i diritti, la tolleranza con il relativismo etico, le debolezze dell’uomo con il nichilismo. Insomma un Papa ignorato! Eppure il magistero di Ratzinger è stato tutt’altro che anonimo. E’ il Papa che ha definitivamente de-rubricato il conflitto fra Fede e Ragione dimostrando anzi che senza una ragione forte non può esserci una fede forte. Nella sua meravigliosa enciclica Caritas in Veritate poi rilancia l’importanza del dono in economia e che essa sia informata da valori etici perché possa dare frutti a lungo periodo. Tesi fra l’altro ripresa e rilanciata anche da fior di economisti di fama mondiale e con premi nobel in tasca. A questa mia lettura apocalittica , che il mio amico don Pierino Amenta ha simpaticamente rimproverato, ne è subentrata un’altra più dietrologica che non rinnega la prima. Quella cioè di un Papa a cui stanno mancando le forze ed il vigore e che per questo, si sentiva piccolo ed inadeguato rispetto alle grandi sfide del nostro tempo. Dagli ultimi discorsi del Papa però trapelava l’ansia per un rinnovamento non solo degli organigrammi, ma anche e soprattutto spirituale della Chiesa e delle sue strutture interne. Non è certamente fare gossip sospettare che il Papa forse non ha retto più le contraddizioni all’interno della struttura burocratica che si sono sempre più complicate. A queste mie umbratili letture ha risposto meravigliosamente la nomina di Francesco! Prima di tutto proviene dalla “fine del mondo! Ovvero da una terra molto lontana dove la Chiesa è giovane, fresca, viva, carica di speranze. Questo è un evento storico non per la novità geografica ma perché è chiaro che se fino al 900 l’Europa è stata l’architrave trainante della Chiesa, oggi, essa è stanca, vecchia, appesantita forse anche da tanti “averi” ed ha bisogno di essere “scossa” e sconvolta dalle nuove realtà emergenti come quella Latino-Americana. Un'altra cifra è rappresentata dal nome che si è scelto: Francesco I. Un nome che sarebbe piaciuto tanto a mia nonna! E’ una scelta netta che viene fatta nel solco di ciò che ha rappresentato il santo di Assisi: povertà, umiltà giocosità e creatività! In terzo luogo il modo con cui si è presentato: non Papa ma Vescovo di Roma che si vuole mettere immediatamente in relazione con il suo popolo. Anzi chiede al suo popolo di pregare per lui! E’ una prospettiva rivoluzionaria perché rompe con quella impostazione storica consolidatasi in Europa, che vede nel clero ancora il primo dei 3 (o 4) stati sui quali si reggono le istituzioni. La Chiesa è popolo di Dio…non Stato! Francesco è nelle mani e nelle preghiere del suo popolo che affida il suo mandato. L’aver evitato di definirsi Papa potrebbe anche essere visto come un gesto delicatissimo nei confronti di Ratzinger. Ratzinger ha sicuramente perso il suo ruolo di Vescovo di Roma ma è ancora efficace ed effettiva la sua investitura a Papa che dal punto di vista sacramentale non può essere cancellata. E poi ditemi quello che volete, ma sono contento che venga dall’ordine dei Gesuiti dai quaderni dei quali studio ormai da più di 30 anni. E’ ordine che avrei abbracciato se non avessi trovato davvero irresistibili le ragazze! Insomma è un Papa che avrebbe messo d’accordo me e mia nonna una volta tanto!  

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