Mercoledì, 08 Ottobre 2008 00:00

FEDERALISMO: NESSUNA PAURA PER LE PICCOLE REGIONI?

“Con l’approvazione del disegno di legge sul federalismo, le Regioni cosiddette più deboli non hanno nulla da temere”. È quanto dichiara il consigliere regionale Sergio Lapenna (Fi-Pdl). “Il Governo Berlusconi – ha continuato Lapenna - ha presentato un disegno di legge che non tocca i principi sanciti dalla Costituzione, per i quali lo Stato ha il dovere di garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti sulle materie principali come la sanità, l’assistenza e l’istruzione. Il federalismo è una riforma che avvia un percorso di responsabilizzazione delle classi dirigenti locali e, nello stesso tempo, introduce meccanismi virtuosi per il miglioramento della qualità della spesa.
FEDERALISMO: NESSUNA PAURA PER LE PICCOLE REGIONI?
“Con l’approvazione del disegno di legge sul federalismo, le Regioni cosiddette più deboli non hanno nulla da temere”. È quanto dichiara il consigliere regionale Sergio Lapenna (Fi-Pdl). “Il Governo Berlusconi – ha continuato Lapenna - ha presentato un disegno di legge che non tocca i principi sanciti dalla Costituzione, per i quali lo Stato ha il dovere di garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti sulle materie principali come la sanità, l’assistenza e l’istruzione. Il federalismo è una riforma che avvia un percorso di responsabilizzazione delle classi dirigenti locali e, nello stesso tempo, introduce meccanismi virtuosi per il miglioramento della qualità della spesa. Infatti, l’aver mantenuto un modello di fiscalità centralizzata ha reso i conti pubblici ingovernabili, favorendo la duplicazione di strutture e l’inefficienza alimentando un meccanismo perverso secondo cui lo Stato erogava fondi in base a quanto era stato speso negli anni precedenti (la cosiddetta “spesa storica”) che ha finito per premiare chi creava più disavanzo, quindi le amministrazioni meno efficienti, a spese di tutti gli italiani”. “La riforma, invece – a giudizio di Lapenna - introduce i cosiddetti ‘costi standard’ per i servizi, superando il criterio della spesa ‘storica’. La legge definisce un costo per un servizio che deve essere uguale per tutte le regioni, al fine di avere un indicatore per consentire all’amministrazione centrale di sapere come distribuire le risorse. Il finanziamento integrale, sulla base di costi standard delle prestazioni riguarda, in particolare, i diritti civili e sociali, come la sanità, l’istruzione e l’assistenza e un adeguato finanziamento del trasporto pubblico locale. Il disegno di legge dunque rappresenta una riforma finalizzata ad attuare in pieno la Costituzione, è una riforma che consentirà alle istituzioni nazionali e locali di funzionare meglio e ai cittadini di controllare chi governa, a ogni livello. Una riforma che potremmo definire storica – ha concluso Lapenna- poiché, una volta a regime, permetterà ai cittadini di avere maggiore controllo sulla qualità della spesa e obbligherà le istituzioni a una maggiore efficienza e trasparenza, necessaria per creare le reali condizioni di sviluppo”.
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