Mercoledì, 15 Febbraio 2012 11:17

SCONCERTO E CANESTRATO

Sconcertante. E’ il primo aggettivo che ci suggerisce la visione della serata d’apertura del Festival della canzone italiana, la più importante kermesse canora nazionale, storicamente ubicata a Sanremo. Il primo commento riguarda proprio le canzoni. Si è cantato poco, tanto che giustamente un uomo del mestiere come Enrico Ruggeri ha stigmatizzato il fatto che, dopo oltre due ore di spettacolo, avevano cantato solo sei concorrenti.

 Sconcertante. La lunghissima performance di Luca e Paolo (sembrava la televisione di quarant’anni fa, dove ci si dilungava per tappare i buchi, ma almeno con produzioni di qualità) è stata caratterizzata da un florilegio, tutto in primissima serata, di espressioni volgari , un vocabolario da osteria padana di quart’ordine. Sconcertante. Adriano Celentano ci ha dato, come era prevedibile, la dimostrazione dell’esistenza di una superna divinità, la sua, celebrando il suo Io con dovizia di particolari, malmenando la Corte costituzionale, i preti, i giornali cattolici, la Germania, la Francia e, per fortuna, salvando la povera Grecia, strozzata dalle misure di austerità e, a suo dire, dall’obbligo franco-tedesco di comprare armi per ripianare il debito. Sconcertante. In più, anche la tecnologia avanzata ha fatto cilecca. Non ha funzionato il sistema di calcolo dei voti dei giurati, con il risultato che oggi si ripeterà la gara dei cosiddetti “big”. Sconcertante. come pure sconcerto ha suscitato la prova canora di Loredana Berté, sostenuta (letteralmente) dal suo collega di coppia Gigi D’Alessio. In questo generale sconforto, Gianni Morandi ha avuto il suo bel da fare, insieme a Elisabetta Canalis e alla bellissima Belen Rodriguez, chiamate due giorni fa a rimpiazzare Ivanka Vattelapesca Mrazova. Si è salvato da tutto questo imbarazzante miscuglio il nostro corregionale Rocco Papaleo. Lui, che normalmente è abituato a recitare sopra le righe e, in più, con la tendenza a strafare, ha dato prova di garbo e ironia, a incominciare dal suo loden “tecnico” e a finire con la citazione di una poesia del nostro lucano Rocco Riviello. La Basilicata, Arisa compresa, si è per fortuna distinta nella banalità generale. Le prestazioni dei lucani hanno permesso di segnare un punto a favore della nostra regione, molto meglio dell’abbuffata enogastronomia organizzata per il dopo-festival già dalla serata di avantieri e, ovviamente, pagata, da noi contribuenti delle province di Potenza e Matera. Alla faccia del caciocavallo, diceva il grande Totò. Noi aggiungeremmo “e del canestrato di Moliterno”!

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