Lunedì, 02 Maggio 2011 10:07

IL PAPA E QUEI GIORNI DI VENT'ANNI FA

Era una Basilicata ancora provata dal sisma del terremoto del 1980, ma fiduciosa nelle prospettive di sviluppo legate al complesso industriale di Melfi e alla reindustrializzazione della Valle del Basento,quella che attendeva il Santo Padre. Sullo sfondo si intravedevano i problemi nazionali connessi alla crisi economica, alla disoccupazione (in ispecie quella giovanile), agli ultimi colpi di coda degli anni di piombo del terrorismo, alla violenza e alla diffusione della droga.

 Erano i giorni di una primavera molto fredda, tanto da dover rimandare il primo appuntamento per il freddo eccessivo. Dopo due settimane fu possibile ricevere il Papa, anche se il freddo era ancora pungente. Le scolaresche e i malati che l’aspettavano furono messia dura prova. All’epoca ero l’addetto stampa del sindaco di Matera Saverio Acito. Avevamo passato i giorni precedenti l’evento a organizzare la sala stampa per i colleghi al seguito del Pontefice e per quelli lucani. Vent’anni fa fu necessario rendere attive almeno cinque linee telefoniche fisse e molte macchine per scrivere tradizionali. Una sesta linea, intoccabile, era destinata ai fratelli Angeli (un nome, una garanzia), quelli che, all’epoca, assicuravano il cosiddetto “suono pulito” nelle emissioni radiofoniche nazionali e vaticane.Sul tetto della stazione delle Ferrovie Appulo-lucane, in piazza Matteotti a Matera, di fronte al grande palco coperto sul quale venne celebrata la Messa, si erano piazzate, al vento e al gelo tagliente, le postazioni televisive della Rai e di Trm per le dirette televisive. Le persone erano sempre più provate dal freddo ma, all’arrivo della Papa-mobile, tutto cambiò. Il Pontefice era qui, tra noialtri materani, sorridente e benedicente. Dopo i saluti delle autorità (e risolto il trambusto creato dalla non annunciata presenza di un noto ristoratore materano accorso a ricevere il Papa nella tenuta dell’Ordine di San Silvestro, con feluca e spadino) ebbe inizio la celebrazione e un’atmosfera di quiete (a cui contribuì la parziale caduta del vento) si diffuse nella piazza. Non vidi la Messa. La ascoltai, insieme a un sottufficiale della Polizia di Stato, un tiratore scelto con binocolo, fucile di precisione e pistola con colpo in canna, che aveva la responsabilità di controllare i piani alti e le terrazze di fronte al palco, in contatto radio con altri cinque colleghi appostati sui balconi. Fu una giornata di lavoro faticosa, ma di grande soddisfazione per la città dei Sassi e i suoi abitanti.

 

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