Segnali positivi, al contrario, sono giunti dalle imprese che erogano servizi alla persona e dalle poche imprese artigiane che esportano, anche definite “campioni invisibili”. L’artigianato, di fatto, resiste maggiormente rispetto agli altri settori, ma non è opportunamente sostenuto dagli enti locali. Rimane difficilissima, invece, la situazione nel settore dell’edilizia, con un centinaio di aziende artigiane sull’orlo della chiusura e tra i 500 ed 1.000 posti di lavoro in gioco. A tale proposito, Leo Montemurro, segretario regionale di Cna, ha spiegato che “le gare in quest’ultimo anno non solo si sono ridotte come importi complessivi ma hanno visto un calo delle opere più piccole; le semplificazioni promesse, inoltre, non ci sono state e si sono ulteriormente allungati i tempi per il pagamento dei lavori svolti”. In generale nel 2010 è rimasta critica la situazione sul fronte del credito, vero e proprio nodo cruciale: non si sono registrati aumenti degli impieghi bancari a favore delle micro-imprese anzi, in moltissime occasioni, sono stati revocati finanziamenti precedentemente accordati. Un ruolo fondamentale per arginare questa deriva finanziaria lo hanno svolto i consorzi fidi, che la Cna spera continuino a essere sostenuti dalle istituzioni, per evitare la totale erosione dei fondi. Il nodo cruciale rimane, dunque, facilitare l’accesso al credito per le piccole e medie imprese, soprattutto per quelle non sufficientemente patrimonializzate che faticano a ottenere fidi a tassi sostenibili dagli istituti. La strada da percorrere per il recupero del terreno perduto, insomma, è ancora lunga, anche perché è ormai assodato che il ciclo economico in recupero si rifletterà sulle micro-imprese, fornitrici delle grandi aziende, con un certo ritardo.