Giovedì, 26 Agosto 2010 08:47

UN ARCHITETTO MILITANTE

Una presentazione sui generis, quella che si è svolta ieri sera nel giardino delle Monacelle, a Matera. Protagonista è stato infatti l’architetto Carlo Aymonino, recentemente scomparso e ideatore di gran parte del patrimonio architettonico della città a, cominciare dallo storico quartiere di Spine Bianche. A tracciare il suo ritratto è stato l’architetto Gigi Acito che ne ha descritto il percorso professionale e personale attraverso un vero e proprio viaggio nei luoghi e nel tempo, attraverso opere simili presenti in Europa.

 Da Berlino a Lione per giungere fino alla città dei Sassi, la storia dell’architetto romano è passata attraverso la concezione del ruolo e della funzione dell’architettura moderna. L’incontro di Carlo Aymonino con Matera – ha spiegato Acito ad un pubblico attento che ha visto anche la presenza del sindaco di Matera, Salvatore Adduce e del presidente della Provincia, Franco Stella – risale agli anni ’50, quando viene incaricato di progettare il rione che si trova alla periferia nord della città. «Nello stesso anno in cui è scomparso Aymonino – ha aggiunto – celebriamo anche il 50mo anniversario della morte di Adriano Olivetti, altro personaggio particolarmente legato alla nostra città. Aymonino, che considerava Matera una città-laboratorio, non si illudeva che rimanesse per sempre così. Il quartiere fu progettato per renderlo autosufficiente ma pur sempre inglobato nel contesto abitativo. Matera, diceva Aymonino, potrà tornare ad essere laboratorio solo se riuscirà a trasformare l’integrazione dei volumi». L’incontro, in apertura del quale sono stati illustrati alcuni aspetti del cartellone 2010 del Gezziamoci che prende il via ufficialmente oggi giovedì 26 agosto, ha sviluppato u acceso dibattito successivo alla sua conclusione legato, soprattutto al rione Spine Bianche ed alla sua evoluzione la quale, come spiegò lo stesso Aymonino, potrebbe essere prevista ma solo nel contesto di un progetto unitario. Il confronto in città, infatti, da molto tempo riguarda la costruzione di balconi negli edifici abitativi presenti; un’esigenza avvertita dai cittadini ma che, come ha confermato lo stesso Acito, non può stravolgere un progetto che divenne elemento significativo nella storia dell’architettura italiana. Il corpo centrale del quartiere, presentato da Giancarlo de Carlo alla 15ma edizione del Ciam, il congresso internazionale di architettura voluto da Le Corbusier, rappresentò un affronto alla concezione dell’epoca tanto che, a seguito del violento dibattito che ne seguì, il Ciam fu sciolto per sempre. Acito si è soffermato, poi, sul temperamento provocatore di Carlo Aymonino, una caratteristica che gli valse l’appellativo di “architetto militante” e che, al tempo stesso, ne ispirò l’attività profondamente innovativa. A lui, insieme agli architetti Panella e Corazza, si deve anche l’attuale piazza Mulino, vero raccordo con il centro storico della città oggi profondamente modificato anche a causa dei numerosi atti di vandalismo di cui è stato oggetto nel tempo. Il suo saper essere precursore dei tempi si legge anche nella concezione delle finestre – come ha aggiunto Gigi Acito – che aveva considerato già negli anni Cinquanta i tagli che vanno da solaio e solaio, un principio recuperato nell’architettura moderna.

Letto 350 volte