Giovedì, 17 Luglio 2008 00:00

LA CORSA DEI PREZZI METTE IN GINOCCHIO L'ECONOMIA

“La corsa senza limiti dei prezzi delle materie prime, ed in particolar modo del petrolio e dell’acciaio, sta rendendo davvero impossibile la vita delle imprese. Bisogna individuare ogni possibile margine d’intervento, prima che sia troppo tardi”. È questo il grido di allarme lanciato da Attilio Martorano Presidente di Confindustria Basilicata. “Negli ultimi mesi, a causa delle incontrollabili dinamiche economiche internazionali, i prezzi dei metalli - ferro, acciaio e rame - e del petrolio e suoi derivati, dal bitume alle materie plastiche, dai solventi ai concimi chimici, sono letteralmente schizzati verso l'alto, fino a triplicarsi nel corso di un anno. Le conseguenze si riverberano su tutti i comparti produttivi...
LA CORSA DEI PREZZI METTE IN GINOCCHIO L'ECONOMIA
 
“La corsa senza limiti dei prezzi delle materie prime, ed in particolar modo del petrolio e dell’acciaio, sta rendendo davvero impossibile la vita delle imprese. Bisogna individuare ogni possibile margine d’intervento, prima che sia troppo tardi”. È questo il grido di allarme lanciato da Attilio Martorano Presidente di Confindustria Basilicata. “Negli ultimi mesi, a causa delle incontrollabili dinamiche economiche internazionali, i prezzi dei metalli - ferro, acciaio e rame - e del petrolio e suoi derivati, dal bitume alle materie plastiche, dai solventi ai concimi chimici, sono letteralmente schizzati verso l'alto, fino a triplicarsi nel corso di un anno. Le conseguenze si riverberano su tutti i comparti produttivi ed in modo particolare – ha precisato Martorano – sul comparto edile. Tra le imprese che operano nella filiera delle opere pubbliche, ed in modo particolare sui lavori stradali, si registra una vera e propria, per via della notevole incidenza di tali materie prime. In questo quadro di assoluta complessità, Confindustria Basilicata auspica la revisione dell’attuale sistema degli appalti, che prevede il vincolo del “prezzo chiuso”. “La situazione – afferma Martorano – che peggiora di settimana in settimana e, di pari passo con il sistematico rialzo dei prezzi dei materiali da costruzione, evidenzia tutti i limiti dell’attuale sistema di revisione dei prezzi disposto dall’art. 133, commi 4 - 7, del Codice degli appalti pubblici (D.Lgs. 163/2006). Quest’ultimo, lasciando praticamente inalterata la mortificante filosofia della vecchia legge quadro sui LL.PP. (L.109/94), frutto degli anni bui di tangentopoli, tratta la questione degli aumenti dei prezzi dei materiali da costruzione come semplice “eccezione” di carattere “straordinario”, rispetto a quella che è la “regola” negli appalti di lavori pubblici, ovvero il “prezzo chiuso”. Non si può più attendere che il Ministero delle Infrastrutture, una volta all’anno – spesso senza rispettare la data del 30 giugno - fissata dalla legge per ciascuna annualità - provveda a definire con proprio decreto, in modo fin troppo “selettivo”, gli incrementi dei prezzi medi delle materie prime che hanno superato il 10% di aumento (limite ritenuto “fisiologico” dal legislatore), consentendo così alle stazioni appaltanti di riconoscere alle imprese la sola percentuale di incremento che superi il predetto 10%, utilizzando, per finanziarsi, le somme accantonate per gli imprevisti, senza nuovi maggiori oneri per la finanza pubblica. “Il meccanismo attuale – ha proseguito Martorano - è assolutamente inadeguato. La regola del “prezzo chiuso”, non è più sostenibile dalle imprese. La legge va cambiata con urgenza. A attesa la portata degli incrementi, dovrebbe farsi ricorso all’istituzione di un apposito fondo, finanziato con stanziamenti ad hoc, per consentire immediatamente alle Stazioni appaltanti di rivedere i contratti in essere, revisionando i prezzi ed adeguandoli al reale costo di mercato sostenuto dalle imprese per gli approvvigionamenti dei materiali”. “L’obiettivo – ha concluso il Presidente di Confindustria Basilicata - deve essere quello di scongiurare un’ulteriore stagnazione dell’economia, oltre che danni irreparabili alle imprese, che, soprattutto nel comparto delle costruzioni, rappresentano in questo particolare contesto economico, uno dei pochi settori ancora in grado di garantire occupazione e stabilità.
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