Mercoledì, 31 Ottobre 2007 00:00

CITTADINANZA SOLIDALE: LE MODIFICHE

“Siamo consapevoli di portare avanti una battaglia giusta, che permetterà di rendere meno difficili le condizioni di vita dei più poveri e dei più svantaggiati”. Queste le parole usate dalla vicepresidente del Consiglio regionale, Rosa Mastrosimone (Udeur), durante i lavori della quarta commissione consiliare permanente, riunitasi per esaminare gli sviluppi del programma regionale di “promozione della cittadinanza solidale”. “Sappiamo – ha dichiarato Mastrosimone – che i casi previsti dalla legge per l’esenzione a partecipare al programma di inclusione sociale non sono in grado di rispondere ai numerosi bisogni del territorio: in particolar modo, esiste una casistica che la normativa attuale non ha preventivato, ed a sostegno della quale occorre intervenire.

CITTADINANZA SOLIDALE MODIFICHE AL PROGRAMMA

“Siamo consapevoli di portare avanti una battaglia giusta, che permetterà di rendere meno difficili le condizioni di vita dei più poveri e dei più svantaggiati”. Queste le parole usate dalla vicepresidente del Consiglio regionale, Rosa Mastrosimone (Udeur), durante i lavori della quarta commissione consiliare permanente, riunitasi per esaminare gli sviluppi del programma regionale di “promozione della cittadinanza solidale”. “Sappiamo – ha dichiarato Mastrosimone – che i casi previsti dalla legge per l’esenzione a partecipare al programma di inclusione sociale non sono in grado di rispondere ai numerosi bisogni del territorio: in particolar modo, esiste una casistica che la normativa attuale non ha preventivato, ed a sostegno della quale occorre intervenire: si tratta di giustizia sociale”. La proposta presentata dalla consigliera Mastrosimone, e condivisa dai componenti della commissione, prevede di estendere l’esenzione alla partecipazione del programma di cittadinanza solidale anche ai malati terminali, “sfortunati cittadini che non sono nella condizione di poter seguire i programmi per l’evidente condizione di doversi difendere dalla morte”, agli invalidi civili con problemi di deambulazione o problemi psichici, mentre per coloro che attendono alla cura dei figli in età inferiore a 3 anni, “dovrà essere estesa alle famiglie monoparentali con presenza nel nucleo familiare di 2 o più minori. Infatti non è pensabile che una madre o ragazza madre, che vive sola con due o tre minori in età compresa tra i 0 ed i 12 anni, abbandoni i figli per numerose ore del giorno per seguire i programmi di inclusione sociale previsti dalla normativa richiamata”. “Dobbiamo lavorare per migliorare l’attuale normativa, recuperando il vero spirito della legge – ha sottolineato Mastrosimone – così da guardare ai veri interessi ed esigenze delle famiglie meno abbienti, che hanno bisogno di comprensione e di programmi regionali che realmente li sostengano”.

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