Giovedì, 26 Giugno 2008 00:00

NICOLETTI: UNA PRIMA RISPOSTA

I circa cinquecento dipendenti della Nicoletti salotti potranno contare sulla cassa integrazione. Il provvedimento, deciso nel corso della riunione di ieri, tenuta nel Ministero delle attività produttive, avrà la durata di 24 mesi e permetterà di trovare una diversa soluzione all’azienda materana, messa in liquidazione dal consiglio di amministrazione all’inizio di questa settimana. All’incontro hann partecipato Giampiero Castano dell’ufficio ministeriale Gestione delle vertenze in crisi, l’assessore regionale alle Attività produttive Vincenzo Folino, il consigliere regionale Pasquale Di Lorenzo, i sindacalisti di categoria Michele Andriulli, Margherita Dell’Otto e Valeriano Delicio, oltre al titolare Giuseppe Nicoletti e ai dirigenti dell'azienda.
NICOLETTI: UNA PRIMA RISPOSTA
 
I circa cinquecento dipendenti della Nicoletti salotti potranno contare sulla cassa integrazione. Il provvedimento, deciso nel corso della riunione di ieri, tenuta nel Ministero delle attività produttive, avrà la durata di 24 mesi e permetterà di trovare una diversa soluzione all’azienda materana, messa in liquidazione dal consiglio di amministrazione all’inizio di questa settimana. All’incontro hann partecipato Giampiero Castano dell’ufficio ministeriale Gestione delle vertenze in crisi, l’assessore regionale alle Attività produttive Vincenzo Folino, il consigliere regionale Pasquale Di Lorenzo, i sindacalisti di categoria Michele Andriulli, Margherita Dell’Otto e Valeriano Delicio, oltre al titolare Giuseppe Nicoletti e ai dirigenti Michele Fanelli, Andrea Frascati e Giuseppe Montemurro. Lo stato di crisi – è stato detto – è dovuto alla mancanza attuale di liquidità, mentre gli ordinativi continuano ad esserci. E’ sembrata come una strada percorribile quella della riconversione degli immobili industriali, circa 40mila metri quadri realizzati con l’impiego di fondi pubblici di sostegno all’industrializzazione del Meridione. Nicoletti chiede la corresponsione del valore dell’immobile, una cifra che si attesta intorno ai venticinque milioni di euro, ma la divisione del complesso in più lotti potrebbe facilitare l’insediamento di altre forze produttive che potrebbero privilegiare manodopera altamente specializzata, vocata ad attività compatibili con quelle del mobile imbottito. Tra i settori possibili, si sono immaginate ipotesi di differenziazione produttiva compatibile, come la produzione di mobili da cucina ma anche totalmente differenti, come la nautica da diporto. In ogni caso la strada sarebbe quella di un “contratto di programma” per rifinanziare la riconversione del sito. Nei giorni scorsi, a Matera, si è avviato un dibattito sulla destinazione d’uso dell’azienda, che per qualcuno potrebbe essere trasformata in un contenitore di attività commerciali, in piena contraddizione con la primigenia destinazione e con la “ratio” dei finanziamenti pubblici utilizzati. Il cammino, in ogni modo, ora è sicuramente più agevole e le maestranze (presenti davanti ai cancelli del ministero in circa 150 persone) possono tirare un respiro di sollievo. Per il resto, si vedrà.
Letto 468 volte