In una settimana la Basilicata è stata devastata dallo Tsunami mediatico che ha fatto seguito ai provvedimenti del Tribunale di Catanzaro, emessi nei riguardi di imprenditori, banchieri, politici e magistrati lucani. In poco più di sette giorni i palazzi di giustizia dei due capoluoghi di provincia sono stati scossi fin dalle loro fondamenta, mentre la concitata acquisizione degli atti predisposta dalle autorità inquirenti calabresi veniva amplificata dal più autorevole quotidiano italiano, che dedicava titoli di scatola all' affaire lucano. Nel frattempo, venivano posti i sigilli a un complesso edilizio in fase di realizzazione sulla costa jonica e il tutto era ripassato in “cottura lenta” dai mezzi di comunicazione di massa, tra i quali si distinguevano per distacco e “cronaca di ghiaccio”proprio quelli lucani. Un maremoto, insomma, che, per ora, ha provocato danni ingentissimi e non ancora calcolabili all'immagine della Basilicata. Per quel che ci riguarda, continua ad aver presa su di noi il senso di incredulità che sta accompagnando questa vicenda. E bene ribadire (come abbiamo fatto altre volte senza timori) che, in questi casi, i battage e gli scoop non sono sempre utili al raggiungimento della verità (o delle verita) e che, fino a sentenze passate in giudicato, chi è indagato o raggiunto da un'informazione di garanzia (uno strumento di tutela e non di tortura del cittadino) non può e non deve essere considerato colpevole. Agli amici e ai conoscenti coinvolti nella vicenda, per ora va la solidarietà di questo giornale, che resta in attesa di fatti concludenti e, soprattutto, di sentenze.