Stampa questa pagina
Martedì, 19 Febbraio 2008 00:00

ALTRO CHE CASINI!

Sembrava che la presa di posizione di “Pierferdi” Casini avrebbe creato insormontabili problemi al Popolo della Libertà ma che, soprattutto, i due leader di centrodestra, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, avrebbero dovuto temere, al più, le sparate dei leghisti, Borghezio in primis e lo stesso Bossi in secundis. Per ora, almeno, tutto ciò non si è verificato. A ricevere i primi contraccolpi sul fronte delle neonate alleanze è stato il Partito democratico di Walter Veltroni. A tirare calci (in ricordo, forse, di un asinello che lo ha contraddistinto in una ormai lontana campagna elettorale) il solito Antonio Di Pietro. Dopo aver incassato una sorta di apparentamento tecnico dal Pd, ha pensato di incominciare a modo suo.
ALTRO CHE CASINI!
Sembrava che la presa di posizione di Pierferdi” Casini avrebbe creato insormontabili problemi al Popolo della Libertà ma che, soprattutto, i due leader di centrodestra, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, avrebbero dovuto temere, al più, le sparate dei leghisti, Borghezio in primis e lo stesso Bossi in secundis. Per ora, almeno, tutto ciò non si è verificato. A ricevere i primi contraccolpi sul fronte delle neonate alleanze è stato il Partito democratico di Walter Veltroni. A tirare calci (in ricordo, forse, di un asinello che lo ha contraddistinto in una ormai lontana campagna elettorale) il solito Antonio Di Pietro. Dopo aver incassato una sorta di apparentamento tecnico dal Pd, ha pensato bene di incominciare la “rottura” delle classiche uova nel paniere, rischiando di mandare all’aria tutta l’impostazione buonista di Walter. Come accade nei telefilm americani, a fare la parte del “poliziotto cattivo” ci si è messo proprio lui, con tutto il peso dei suoi trascorsi di rude commissario di polizia e di instancabile giudice acchiappapolitici. Senza consultarsi con alcuno, il Di Pietro è entrato come un elefante in una cristalleria e si è messo a dire la sua in fatto di televisioni, reti private e finanziamenti vari. E così, l’ex ministro delle infrastrutture ha fatto saltare gli alleati sulle sedie (meglio, sulle poltrone del pullmann) sostenendo la necessità di una sola televisione pubblica senza pubblicità, pagata dal canone e sottratta all’influenza dei partiti. Non solo. Il Di Pietro ha chiesto l’esecuzione della sentenza europea su Europa 7 e lo spostamento di Rete 4 sul satellite. Non contento, ha rivendicato il limite di una sola rete per tutti i concessionari privati (ma il riferimento è chiaramente a Mediaset) e l’abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria. Sul versante del Pd si tende a minimizzare l’accaduto, perché si sa che, in campagna elettorale, qualsiasi fair play finisce alle ortiche dopo le prime settimane. Ma che il Tonino aprisse le ostilità così presto , se lo sarebbero voluto evitare tutti. Non c’è che dire: altro che casini…
Letto 413 volte