LA MEMORIA
Non avevamo dimenticato il giorno della memoria. La tristezza ci ha sopraffatti e abbiamo passato la domenica a vedere tutti i programmi delle reti televisive, tanto da rimanere attoniti e senza parola davanti alla grande tragedia della Shoà. Ho ricordato di essere stato, oltre dieci anni fa, nella regione della Turingia, a distanza di pochi mesi dal crollo del Muro di Berlino. Eravamo di diverse nazionalità, per un meeting sullo sviluppo economico dei nostri territori. I tedeschi, nostri ospiti di turno, probabilmente su richiesta degli israeliani presenti (uno di loro all’epoca era il vicesindaco di Askhelon, nel sud di Israele e aveva perso una parte della famiglia proprio lì) hanno pensato bene di farci visitare il campo di sterminio di Buckenwald. E’ stata un’esperienza drammaticamente unica, specie quando abbiamo visto con i nostri occhi gli stanzoni delle “docce” ei forni crematori. Tutto trasudava orrore e i perché si perdevano nell’aria, come i voli delle prime rondini appena arrivate anche tra le brume del Nord. Ricordare è sì vivere, ma anche perpetuare, scavare un solco tra il bene e il male, non dimenticare il sangue di sei milioni di ebrei, colpevoli solo di essere ebrei. Joyce Lussu (che ho avuto l’onore di conoscere proprio a Matera negli anni Settanta, quando la città dei Sassi non era diventata preda di disinvolti palazzinari di centrosinistra e di centrodestra, di navigatori di piccolo corso della politica affaristica o di intellettuali della Magna Grecia) seppe esprimere il massimo del dolore in questa poesia. Un’occasione, a 48 ore dal giorno della Memoria, per meditare ancora…
C'È UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE
C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
"Schulze Monaco".
C'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l' eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C'è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.
Joyce Lussu