Mercoledì, 03 Febbraio 2010 00:00

LAVORO NERO: IN BASILICATA OLTRE IL 20 PER CENTO

LAVORO NERO: IN BASILICATA OLTRE IL 20 PER CENTO

 

Nel Nord d’Italia, tredici lavoratori su cento sono irregolari (oltre 1,6 milioni di lavoratori), producendo un'economia sommersa pari a 71,5 miliardi di euro corrispondente all'8,6% dell'intero Pil prodotto in quest'area. E’ quanto contiene un recentissimo rapporto del sindacato Uil sul fenomeno del lavoro nero. Al Centro, quindici lavoratori su cento sono irregolari (oltre 714 mila), che producono oltre 30,2 miliardi di euro equivalenti al 9,6% del Pil. Di quattro punti percentuali sopra la media nazionale, si attesta il Mezzogiorno dove ventuno lavoratori su cento lavorano nel sommerso, con un fatturato di oltre 52,3 miliardi di euro pari al 10,3% del Pil del Sud. A livello regionale, otto regioni hanno un tasso di irregolarità sopra la media nazionale, di queste sette sono nel Mezzogiorno (tutte tranne l'Abruzzo) ed una nel centro-nord (Trento). In un'ideale classifica regionale (negativa), spicca il dato della Calabria dove il tasso di irregolarità è del 24% ed un fatturato sommerso di oltre 5,5 miliardi di euro, seguita dalla Sicilia con un tasso di irregolarità del 22,7% e con un'economia sommersa pari a 14,1 miliardi di euro, la Campania con un tasso del 21,9% ed un fatturato sommerso di 12,4 miliardi, la Puglia con un tasso del 20,7% e un'economia sommersa di 10,5 miliardi di euro, la Basilicata con un tasso di irregolarità del 20,2% ed un fatturato sommerso di 1,5 miliardi di euro. Dati, questi, quasi scontati per il Mezzogiorno, ma la piaga del sommerso è presente in maniera consistente anche nel Centro-Nord dove, oltre Trento, (15,6% di tasso di irregolarità), spicca il dato delle Marche con un tasso del 15,5% ed una economia sommersa di 3,8 miliardi di euro, Bolzano con un tasso del 14,7% ed un sommerso economico di 1,5 miliardi di euro, Toscana e Lazio con un tasso di irregolarità del 14,6% ed un'economia sommersa che ammonta rispettivamente a 9,5 e 14,9 miliardi di euro. A livello territoriale, 47 Province hanno un tasso di irregolarità lavorativa al di sopra della media nazionale. Spiccano i dati di Vibo Valentia, quale Provincia più irregolare, con un tasso del 25,8% ed un fatturato sommerso di 498 milioni di euro, seguita da Agrigento con un tasso del 25,2% (1,3 miliardi di euro di fatturato), Caltanissetta ed Enna con il 24,8% (fonte Agi).

Immediato il commento del segretario regionale lucano Uil Carmine Vaccaro. “Tenuto conto che nel 2009 il tasso di irregolarità lavorativa nazionale, secondo il nostro rapporto, si è attestato al 15,6% sul totale degli occupati (16 lavoratori su 100) è evidente che la quota che riguarda la Basilicata è decisamente più alta e comunque nella media delle regioni del Sud. É noto, come il lavoro sommerso sia un fenomeno complesso di cui è difficile misurarne l’effettiva portata e, pertanto, per valutarne l’entità non si può che ricorrere a delle stime. Partendo da queste considerazioni la Uil - evidenzia Vaccaro - ha voluto cimentarsi in tale operazione, con un approccio però più articolato, aggregando una serie di dati socio economici, quali il Pil (locale e nazionale)”. Il segretario della Uil afferma che “non bisogna mai dimenticare che il lavoro nero è un dramma che riguarda tutto il Paese ed investe, soprattutto, i più deboli ed indifesi, risultando sempre più collegato al fenomeno dell’immigrazione, e confermando che la stessa immigrazione irregolare è l’effetto e non la causa dell’economia sommersa. Occorrono dunque controlli ispettivi di maggiore intensità sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo ma ciò non sarà risolutivo senza la partecipazione di tutte le Istituzioni nazionali e locali. Non convince, in questo quadro drammatico, l’orientamento del Governo di diminuire l’attività ispettiva nel corso del 2009, e, non è estendendo a tutto campo il sistema dei buoni lavoro (voucher), che si combatte il sommerso”.

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