Domenica, 25 Ottobre 2009 00:00

MEGLIO IL COMANDARE CHE…

Mentre il popolo del Pd si sta recando alle urne (insieme a una discutibile “chiamata alle armi” dell’intero elettorato, come se alla riunione di condominio di via Rossi 7 a Canicattì partecipassero anche gli inquilini di largo Codroipo 23 di Udine) per decidere chi sarà il nuovo segretario nazionale tra Bersani, Franceschini e Marino, non possiamo non tralasciare di fare un sommesso commento sull’ affaire Piero Marrazzo. Come sapete, il governatore di centrosinistra della Regione Lazio si è dimesso per via di alcuni ricatti subiti sulle sue ripetute frequentazioni (filmate, pare da alcuni carabinieri) di un transessuale nella città di Roma. Dopo aver resistito, Marrazzo ha deciso di autosospendersi e di ritirarsi, almeno per un po’, a vita privata.

MEGLIO IL COMANDARE CHE…

 

Mentre il popolo del Pd si sta recando alle urne (insieme a una discutibile “chiamata alle armi” dell’intero elettorato, come se alla riunione di condominio di via Rossi 7 a Canicattì partecipassero anche gli inquilini di largo Codroipo 23 di Udine) per decidere chi sarà il nuovo segretario nazionale tra Bersani, Franceschini e Marino, non possiamo non tralasciare di fare un sommesso commento sull’ affaire Piero Marrazzo. Come sapete, il governatore di centrosinistra della Regione Lazio si è dimesso per via di alcuni ricatti subiti sulle sue ripetute frequentazioni (filmate, pare da alcuni carabinieri) di un transessuale nella città di Roma. Dopo aver resistito, Marrazzo ha deciso di autosospendersi e di ritirarsi, almeno per un po’, a vita privata. Con una tempistica davvero sospetta (a sole 24 ore dalle primarie del Pd), il presidente del Lazio è stato sottoposto a una inaudita violazione della sua privacy. Non ci interessa entrare nel merito delle sue scelte sessuali e sentimentali ma è bene ribadire intanto che Marrazzo (a differenza del presidente del Consiglio dei ministri che si sarebbe dilettato in incontri mercenari con la nota signora D’Addario), si è dimesso e questo non può che essere valutato come un atto di responsabilità, una sorta di pagamento immediato per una sua “debolezza privata”. Per il resto, non ci resta che prendere atto amaramente che etica e senso di responsabilità nei riguardi della carica rivestita sono diventate una merce rara. Un esponente pubblico,un uomo delle istituzioni, non può trovarsi in queste imbarazzanti situazioni che finiscono per sminuire non solo la sua persona, ma anche la carica ricoperta e questo, credeteci, lo diciamo senza difese di parete, anche perché il principio vale per i dimissionari e per chi fa orecchie da mercante. E poi, cari politici con le pruderie di inclinazione varia, non avete mai sentito quell’adagio napoletano che ricorda che è meglio il comandare che il fottere?

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