Lunedì, 07 Novembre 2022 09:06

LA RIVOLUZIONE DI CENTOCINQUE ANNI FA

Centocinque anni fa il mondo fu sconvolto dall’evento. Ricorre oggi, infatti, l'anniversario della Rivoluzione russa, quando nel 1917 (dopo un tentativo fallito nel 1905) la componente bolscevica...

...(che significa, in pratica, maggioritaria) del parlamento russo zarista chiamò alla rivolta armata la popolazione di uno dei più grandi imperi ancora esistenti sulla faccia della terra. Contravvenendo a tutte le elaborazioni teoriche del filosofo Karl Marx non fu la classe operaia, angariata dallo sfruttamento capitalistico e dall’alienazione della fabbrica a fare la rivoluzione ma i contadini, che in Russia erano appena al di sopra dei servi della gleba di marca feudale. Apostolo e guida della Rivoluzione fu quel Vladimir Ilic Ulianov Lenin che, grazie ai buoni auspici della Germania prussiana (era in corso la Prima guerra mondiale e il Kaiser sperava, come poi avvenne, di arrivare a una pace separata con i russi ed ammassare le truppe sul fronte occidentale), riuscì a raggiungere Mosca in un vagone blindato e a guidare le masse insorte. Seguì la proclamazione dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche e una serie di eventi altamente positivi affiancati da altrettanti sanguinosi fatti negativi. Ricordiamoli con alcune parole chiave: la statalizzazione della proprietà privata, la terra ai contadini, la conquista della parità di diritti per tutti, l’eguaglianza tra uomini e donne, l’istruzione pubblica, la tutela dell’infanzia, l’assistenza sanitaria e pensionistica per tutti, il sentirsi artefici del proprio destino, l’abolizione delle odiose servitù fino ad allora inflitte da una nobiltà e un clero arretrato e chiuso ad ogni istanza di progresso. Di contro la Rivoluzione fece germogliare i semi di un assolutismo di tipo statale, la dura repressione delle libertà individuali sacrificate alla ragione e alle logiche di partito, il potenziamento (perché già esistevano e si davano da fare) delle polizie segrete e dei campi di concentramento per i dissidenti politici, lo sterminio degli ebrei, l’incapacità a trovare soluzioni per un’economia interna sempre più orientata a contenere i salari, affamando spesso la popolazione e favorendo un’esportazione di facciata finalizzata all’incameramento di valuta occidentale pregiata, spesso distribuita nelle tasche senza fondo dei componenti la nomenklatura. Ma, nel bene e nel male, la Rivoluzione fu un grande evento che sconvolse il mondo, come scrisse il grande giornalista americano John Reed, oggi sepolto nel Cremlino non distante dal corpo imbalsamato di Lenin. Da quell'evento germogliò, nel 1921, anche la scissione di Livorno all'interno del Partito socialista italiano. Nacque, infatti, il Partito comunista e dopo un altro paio d'anni vide la luce "l'organo" del quel partito: l'Unità. Oggi è tutto drammaticamente e sconsolatamente cambiato. Lo "zarevich" Vladimir Putin ha invaso da mesi l'Ucraina e conduce una guerra non vittoriosa contro una nazione sovrana. La Russia paga a caro prezzo l'aggressione all'ucraina, con un tributo di morti, la coscrizione obbligatoria, la repressione del dissenso interno e le controffensive militari ucraine, condotte grazie all'appoggio dei paesi occidentali, che forniscono armi agli occupati. Dopo le elezioni di Settembre, l'Italia è governata da una maggioranza di destra-centro, guidata per la prima volta da una donna e che vede insieme uno schieramento di forze che si muove alla ricerca di soluzioni energetiche, di sbarchi da contrastare e di "meriti" scolastici, per non parlare dell' emergenza, mai conclusa, della pandemia da Sars Cov 2 e delle sue varianti. Le opposizioni sono agonizzanti e, ovviamente, divise. I prezzi sono aumentati vertiginosamente, sia per quel che riguarda il gas  che per i generi alimentari. Restano insoluti i problemi del lavoro, della scuola, del reddito di cittadinanza. La premier Giorgia Meloni ha affermato, di recente, che l'Italia non è una repubblica delle banane, ma non ci sembra che il cambio con i "meloni" abbia sortito benefici effetti. Mai come ora  è drammaticamente attuale l'interrogativo che Lenin traspose in un volumetto dopo la mancata rivoluzione del 1905, prendendo a prestito il titolo di un romanzo di Cernijcevsky: "Che fare?" 

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