Venerdì, 28 Ottobre 2022 08:53

LA "MARCIA" IL GRANDE NO E LA TASK WEAKNESS

Ricorre oggi il centesimo anniversario della famigerata Marcia su Roma e, in Grecia (82mo), quello del "grande NO".

In questo poco fausto giorno (l’evento avvenne il 28 ottobre 1922) la pittoresca e raccogliticcia soldataglia delle milizie del Fascio occupò la capitale d’Italia senza colpo ferire. Il capo del Governo, Luigi Facta, avrebbe potuto avere facilmente ragione degli squadristi, ma il comandante della Piazza di Roma non ebbe mai l''ordine di fermarli. Fu un gesto di protervia antidemocratica avallato dal conferimento dell’incarico, da parte di un monarca sabaudo, a Benito Mussolini di formare il primo governo a guida fascista. Sempre nella giornata di ieri, invece, la Grecia e Cipro festeggiano (una ricorrenza nazionale) il grande NO. Liberamente tratto da Wikipedia, che ringraziamo per permettere alla nostra pigrizia di prendere il sopravvento: "La Grecia rappresentava un territorio strategicamente utile per contrastare l'esercito del Regno Unito. Mussolini riteneva che fosse facile riuscire a sopraffare uno stato più piccolo e per di più ritenuto disorganizzato militarmente. Nelle prime ore del mattino del 28 ottobre 1940 venne così recapitato al primo ministro greco, Ioannis Metaxas, da parte dell'ambasciatore italiano Emanuele Grazzi, un ultimatum nel quale si intimava di lasciar entrare l'esercito italiano nel territorio greco per occupare determinati punti strategici con lo scopo di contrastare l'esercito inglese. Le richieste di tale ultimatum, umilianti e degradanti per la Grecia, dovevano essere accettate entro tre ore dalla ricezione dello stesso. Tre ore dopo, però, arrivò το μεγάλο Όχι, il grande no, con il quale la Grecia rifiutò le condizioni imposte da tale ultimatum. L'esercito italiano, che si trovava in Albania, varcò il confine e invase il territorio greco, subendo, contrariamente alle aspettative, una pesante sconfitta". La ricorrenza, oggi, coincide con i primi passi di un governo di destra-centro guidato dalla presidente Giorgia Meloni, con un passato di militanza politica nel Fronte della Gioventù e in Alleanza nazionale. Uscita vittoriosa dalle ultime elezioni politiche con la formazione di Fratelli d'Italia (Forza Italia e Lega hanno registrato sostanzialmente un insuccesso), la presidente Meloni ha dichiarato di non avere simpatie per il fascismo. Un po' poco come entità dell'abiura. Ci saremmo almeno aspettati una dichiarazione di antipatia per il ventennio littorio, ma così non è stato. Il gabinetto Meloni sta muovendo i primi passi  e la polemica impazza, con una sinistra vociante e frammentata, uscita con le ossa rotte dalle elezioni. L'unica cosa che dovrebbero fare sarebbe quella di procedere uniti contro il comune avversario. Macché. Ognuno sta andando per fatti propri, in una ridda di posizioni assolutamente sconfortante. Noi, dal canto nostro, ci chiediamo se questa nazione corra pericoli di involuzione democratica e autoritaria. Francamente pensiamo di no. La presidente Meloni ha dichiarato di volere rispettare il dettato costituzionale e ha condannato senza esitazione, alcuni tragici provvedimenti del fascismo, come l'applicazione delle leggi razziali. Ha anche rimarcato la sostanziale intangibilità della Costituzione, almeno per quel che riguarda i principi fondamentali. Cosa fare, allora? Occorre vigilare strenuamente e fare affidamento sulla capacità di fare argine da parte dell'opposizione. Ci vorrebbe una sorta di task force in difesa della Carta costituzionale, al cui centro fosse presente l'azione del centro-sinistra. Ma, ci sembra, che più che una "task force" ovvero una "forza di chiamata" all'azione, il centro sinistra appare come una "task weakness", cioé una "debolezza di chiamata" ormai in uno stadio pernicioso e irreversibile. E' impressionante, ma è la dura realtà.

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