Mercoledì, 10 Agosto 2022 15:44

FERRAGOSTO SI AVVICINA...

Ferragosto è alle porte e abbiamo volentieri ceduto alla tentazione di riproporvi uno "quadretto" delle gite ferragostane di una volta.

"Ora è tutto cambiato ma, prima, il Ferragosto (le feriae Augustales) richiedeva un impegno non da poco da parte delle famiglie lucane e materane in particolare. Va detto, intanto, che negli anni Settanta il concetto di ferie si era appena consolidato. Poche famiglie (e le più abbienti) si permettevano la villeggiatura, con tanto di villa in fitto o di proprietà in quel di Metaponto o, al più, di Castellaneta marina. I più invidiati erano quelli che potevano sfoggiare i pantaloni lunghi sporchi di terra e sabbia. Facevano parte dello sparuto gruppo degli abitanti di Riva dei Tessali che, con finta noncuranza dicevano agli altri vacanzieri: "Sa, da noi non ci sono strade asfaltate. Viviamo immersi nella natura, non c'è neanche l'illuminazione pubblica" e via sfoggiando... Questo accadeva tra la classe medio-alta, mentre i "poveri" cercavano scampo alla calura organizzando la classica gita a mare. Una giornata di relax, possibile grazie all'impegno culinario di mamme e sorelle. Già, perché il Ferragosto significava dotarsi di una capiente teglia di pasta al forno, una trentina di cotolette, insalata, formaggio, acqua e vino e, importantissima, una gigantesca anguria brindisina. Il resto, vale a dire tenda, sedie a sdraio, salvagenti, secchielli e tamburelli, era appannaggio dei maschi di famiglia. Si partiva prestissimo (era una sorta di anticipazione delle cosiddette "partenze intelligenti") per prendere il posto sulla spiaggia libera e si arrivava che già altri avevano provveduto ad occupare buona parte di spiaggia e battigia, detta dagli acculturati "bagnasciuga" per via di un clamoroso errore di mussoliniana memoria. Superata la "conquista dello spazio" si piantava la tenda, gli ombrelloni e si sistemava in un luogo riguardato la famosa pasta al forno, amorevolmente trasportata sul lunotto della 850 di famiglia e addirittura avvolta in una coperta, per tenerla in caldo. Le cotolette erano in altri contenitori e l'insalata di contorno era riposta in una delle prime coppe con coperchio, il tutto di un materiale plastico che si chiamava "Moplen", oggetto della fortuna di un noto commerciante della città dei Sassi. L'anguria, invece, veniva semisommersa a riva, in una buca dove l'acqua marina la rinfrescava e tenuta sotto sorveglianza da uno dei bambini più grandi e consapevoli. Il bottiglioni dei liquidi (vino e acqua) erano immersi anch'essi nella frescura marina e vigilati dagli adulti, non si sa mai... Nella mattinata impazzavano i giochi in spiaggia, in mare, il tutto sotto il controllo delle mamme. Intorno alle tredici ci si predisponeva per il pantagruelico pasto. La giustificazione, più volte ripetuta era che "il mare mette appetito". E allora, dagli giù con pasta al forno, cotolette e tutto il resto, con abbondanti libagioni fino ad arrivare alla "maieutica" dell'anguria e alla strippata finale del rosso e dissetante frutto. Dopo la crapula, i maschi disfatti dall'impresa manducatoria, si sdraiavano all'ombra per la pennichella, russata compresa e i bambini riprendevano i giochi ("non in acqua altrimenti rischiate di morire"), mentre le donne sistemavano stoviglie e i resti di cibo. Alcuni portavano anche un recente ritrovato del progresso, il termos, che conservava il caffè abbastanza in caldo. Nel pomeriggio un altro bagno a mare e, se non lontano, un acquisto di gelati dal chiosco, il tutto di corsa perché la sabbia era ancora bollente e ustionava le piante dei piedi in modo atroce. Intorno alle cinque, proprio come gli inglesi per il tea party, c'era il merenda party, altro sproposito calorico effettuato con gli avanzi del pranzo e con l'anguria, il tutto per combattere l'astenia da mare. Alle sei del pomeriggio incominciava lo smantellamento delle masserizie che, come sempre, occupavano molto più spazio rispetto all'andata. Dopo aver stipato le utilitarie all'inverosimile, si ripartiva per i paesi dell'interno o per il capoluogo, tutti con il pranzo e la merenda sullo stomaco e con le epidermidi color "Gambero rosso". Allora non c'era la nota associazione di ricercati degustatori di cibi. Tante inutilità non erano ancora state inventate. Non c'era il brunch, (confuso dai parvenu con il briefing), mancavano le creme solari a protezione totale, i costumi succinti, l'aria condizionata nelle vetture, i relais chateaux e i resort. Eravamo quasi tutti più poveri, ma contenti. Ora abbiamo tutto, ma i più giovani, anche in riva al mare, non fanno altro che "chattare" con i computer e "whatsappare" con i cellulari. ...E guardano appena le ragazze in costume da bagno, cosa che all'epoca ci procurava notevoli tempeste ormonali. Ah, nostalgia canaglia... 

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