Venerdì, 12 Giugno 2009 00:00

BASTAVA UNA FOTOGRAFIA

Sarebbe bastato dirlo. L’ho fatto venire qui perché è bene studiare un modello da vicino. La visita del colonnello Muhammar Al Gheddafi in Italia è coincisa con il varo di un decreto legge sulla sicurezza (votato ricorrendo, come accade sempre più spesso, al voto di fiducia) da parte della Camera della Repubblica. Il primo evento ha occupato le cronache. L’uomo del deserto è arrivato con un imponente dispiego di mezzi, ma ha colpito soprattutto il fatto di aver voluto piantare la sua tenda beduina nei giardini di villa Pamphili, a Roma. Protetto da uno stuolo di amazzoni, il capo della Libia, una volta colonia italiana, ha subito esternato dicendo che era a Roma solo perché l’Italia ha chiesto scusa per l’aggressione coloniale subito dal suo paese.

BASTAVA UNA FOTOGRAFIA

 

Sarebbe bastato dirlo. L’ho fatto venire qui perché è bene studiare un modello da vicino. La visita del colonnello Muhammar Al Gheddafi in Italia è coincisa con il varo di un decreto legge sulla sicurezza (votato ricorrendo, come accade sempre più spesso, al voto di fiducia) da parte della Camera dei deputati della Repubblica. Il primo evento ha occupato le cronache. L’uomo del deserto è arrivato con un imponente dispiego di mezzi, ma ha colpito soprattutto il fatto di aver voluto piantare la sua tenda beduina nei giardini di villa Pamphili, a Roma. Protetto da uno stuolo di amazzoni, il capo della Libia, una volta colonia italiana, ha subito esternato dicendo che era a Roma solo perché l’Italia ha chiesto scusa per l’aggressione coloniale subito dal suo paese. Poi il capo libico (in una variopinta divisa sulla quale spiccava la fotografia del leader della resistenza anti italiana degli anni passati, Omar Al Mukhtar) ha ricevuto una laurea ad honorem e ci ha fatto sapere che la democrazia, nel suo paese non è quotidianamente oltraggiata, ma è superata dalla Jahmajria, un tutt’uno tra lui e il popolo che, così, governerebbe direttamente tramite il suo leader. Nel frattempo, un ramo del Parlamento ha approvato una serie di misure restrittive nel campo delle intercettazioni (alcune ci sembrano anche opportune, per la verità), tali da compromettere l’operato dei giudici e soprattutto dei giornalisti, che potrebbero pagare anche con la detenzione l’aver pubblicato documenti “impubblicabili”. Un vero attacco alla libertà d’informazione e all’articolo 29 della Costituzione repubblicana. Presidente Silvio Berlusconi, se aveva intenzione di farci conoscere il modello ispiratore della nuova “democrazia” in corso d’opera, poteva fare a meno di chiamare a Roma il colonnello Gheddafi. Sarebbe bastato sfoggiare sul Suo impeccabile doppiopetto una foto del soggetto in questione. Avremmo capito tutti e ci saremmo risparmiati l’incomodo di un ricevimento non del tutto gradito, soprattutto ai romani.

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