Venerdì, 15 Maggio 2009 00:00

NELLE MORE...

L’argomento davvero ci stuzzica. Il riferimento è al minuzioso servizio pubblicato oggi e realizzato, con più articoli, dal collega lucano Giovanni Rivelli su “La Gazzetta del Mezzogiorno – della Basilicata” riguardante il nuovo genere di prostituzione che sta caratterizzando Potenza, capoluogo lucano di regione. Ora, ad esercitare il mercimonio, non sono solo le classiche prostitute, sfruttate dal protettore, di provenienza straniera ed abbordabili (a totale rischio dei frequentatori) lungo le strade buie ed isolate della località Pantano di Pignola. Il collega ci informa che, allo stato dei fatti, esiste una componente di “lucciole” che “opera” in confortevoli appartamenti e, per giunta, in pieno giorno.
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L’argomento davvero ci stuzzica. Il riferimento è al minuzioso servizio pubblicato oggi e realizzato, con più articoli, dal collega lucano Giovanni Rivelli su “La Gazzetta del Mezzogiorno – della Basilicata” riguardante il nuovo genere di prostituzione che sta caratterizzando Potenza, capoluogo lucano di regione. Ora, ad esercitare il mercimonio, non sono solo le classiche prostitute, sfruttate dal protettore, di provenienza straniera ed abbordabili (a totale rischio dei frequentatori) lungo le strade buie ed isolate della località Pantano di Pignola. Il collega ci informa che, allo stato dei fatti, esiste una componente di “lucciole” che “opera” in confortevoli appartamenti e, per giunta, in pieno giorno. Si tratta di impiegate di enti pubblici e privati provenienti da altre zone d’Italia le quali, probabilmente utilizzando i fine settimana o le cosiddette ferie pregresse, arrotondano in maniera sostanziosa lo stipendio. E l’utenza? E’ composta, apprendiamo dal dettagliato articolo, da altri impiegati (per lo più bancari, che ti fa la liquidità di denaro…) che preferiscono saltare il pasto e, in pausa pranzo, si ritemprano con ben altre consumazioni. I prezzi, a quanto è dato sapere, oscillano intorno a 120 Euro, con un ribasso fino a 80 Euro a prestazione, uno sconto fedeltà o una sorta di premio incentivante all’incontrario. Quello che non sappiamo è se i fuggevoli amanti a pagamento utilizzino, diciamo, un linguaggio comune, data l’estrazione impiegatizia. Immaginiamo delle orge sì, ma di burocratese. Chissà se, anche in questi frangenti, i monsù (e le madame) Travet discutano sulla prestazione “di che trattasi” o se, prima della consumazione, provvedano a “collazionare” e ad “asseverare” formale richiesta scritta al protocollo. Sicuramente, dato l’uso di appartamenti, gli interessati non finiranno per rotolarsi“nelle more” che, come si sa, pungono maledettamente, soprattutto le parti scoperte. Un’ultima curiosità: a fine prestazione lo berranno, insieme, un marsala “all’uopo”? Cordialmente.
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