Martedì, 11 Aprile 2017 06:54

AI GIOVANI DI MATERA-IRSINA

Per quanto in ritardo, ci piace pubblicare il messaggio che l'Arcivescovo di Matera-Irsina, Mons. Giuseppe Caiazzo, rivolto ai giovani in occasione della Giornata diocesana della Gioventù, appena tenutasi a Matera. "Carissimi giovani, Vi dico subito: grazie perché ci siete, perché siete venuti! La vostra presenza, dopo le catechesi fatte nelle tre Vicarie, è un dono. Sono certo che anche voi vi considerate un dono di Dio. Ognuno di noi, infatti, è un dono.

La stessa Parola di Dio che abbiamo ascoltato e portato processionalmente ponendola come su un trono al centro del presbiterio è un dono! Ho la sicurezza che siete coraggiosi e amanti della vita. Chi accoglie la Parola di Dio non ha paura e non si lascia vincere dalla tentazione di perdersi d’animo di fronte alle preoccupazioni, alle sofferenze e sconfitte della vita. Sento di dirvi con un santo Vescovo che tanto amo, Don Tonino Bello: “Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete… cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri”. Il nostro ritrovarci oggi, in questa Basilica Cattedrale, ci rende unica Chiesa attorno all’unica Parola di Dio. Ascoltando l’unico Maestro, guidati dall’unico Spirito, la presenza del Vescovo indica la comunione nella medesima Chiesa. Vi dico con forza: voi avete bisogno della Chiesa, perché Madre, e la Chiesa ha bisogno di voi, perché figli. Figli che entrano in relazione tra di loro e con la propria Madre. Figli che vogliono uscire dalla logica individualistica che tanto ha penalizzato il nostro Sud ed aprirsi a relazioni di comunione, con lo stile vissuto attraverso il “vicinato”. Un giovane, per la forza della vita che irrompe in lui, deve avere il coraggio di non essere un solitario. La strada da percorrere la dobbiamo fare insieme. I battitori liberi sono un male per se stessi e per gli altri: vivono delle loro convinzioni senza confrontarsi con chi la pensa diversamente. Se manca il confronto non vi è arricchimento! Nella Chiesa, come nella vita civile, ogni qualvolta si è pensato di camminare da soli sono nate divisioni e lacerazioni. Per crescere abbiamo bisogno, tutti, di essere aiutati nella formazione, nel sostegno. Solo dove c’è una comunità che cammina insieme nascono sogni e progetti. S. Francesco d’Assisi ha contribuito a cambiare il volto della Chiesa, in anni tristi e bui, perché si è messo in obbedienza alla Chiesa stessa, rimanendo nella Chiesa stessa. Lutero ha lacerato e diviso la Chiesa, senza cambiarla, perché ha rifiutato un confronto sereno, se pur sofferto. Camminare insieme significa che ognuno dice all’altro, come i discepoli: “Vieni e vedi”. Non stancatevi di imparare a vivere la vita! Nessuno di noi pensi di essere “arrivato”. La vita ci è maestra fino alla morte! Il tempo che stiamo vivendo è sicuramente difficile. Mi chiedo: c’è mai stato un tempo facile? Ogni generazione è sempre stata chiamata a rimboccarsi le maniche e agire per riscattare gli errori che tanti solitari, in alcuni casi anche ambiziosi, hanno commesso. Sta a voi, oggi, essere protagonisti di un’umanità nuova capace di non lasciarsi fuorviare dalla nostalgia del passato. Protagonisti perché, avendo incontrato Gesù, avete ricevuto la vita e la gustate nella sua straordinaria bellezza perché piena di Dio. E di sogni da realizzare ne abbiamo tanti. Voglio sognare insieme a voi per non cedere alla tentazione della rassegnazione e del pessimismo. Abbiamo la forza e la voglia di non abbandonare la nostra terra per non continuare ad impoverirla facendo emigrare la ricchezza umana, le idee, la spiritualità. Vogliamo progettare insieme, rimboccandoci le maniche, per creare opportunità sul nostro territorio sia a livello occupazionale ma soprattutto sapendo cosa vogliamo realmente realizzare per il bene comune. Un grande Prof. psichiatra dei nostri giorni, Vittorino Andreoli, dice: “Smettete di parlare di felicità…Il Vangelo non parla mai di felicità ma di gaudio”. Per spiegare il concetto,lui sottolinea che la felicità riguarda solo l’ego, mentre il gaudio appartiene al noi, perché è il “noi” che costruisce comunità. Aggiungo: non abbiate paura di scoprire che siete fragili: nella comunità non ci si può sentire “soli” e “fragili”. Tra i tanti sport che ho praticato mi piaceva la corsa veloce, i cento metri! Richiede molto allenamento e concentrazione. Il desiderio e la voglia di tagliare il traguardo, per primo, alimenta dentro di te la voglia di fare sacrifici malgrado ci si stanchi. Quando ti trovi sui blocchi di partenza, lo sguardo e la mente sono già rivolti al traguardo. Nella corsa concentrazione, scatto felino e accelerazione sono elementi importanti soprattutto quando si è sullo stesso livello di chi corre nelle altre corsie. Devi fare la tua corsa ma non sei solo. Dietro di te, accanto a te, avanti a te c’è uno staff tecnico che ti segue, ti consiglia. E’ così che si mette in pratica quanto imparato durante gli allenamenti. Quando vinci la vittoria è di tutti, la gioia è condivisa. Altrettanto quando si perde: la tristezza e il dispiacere sono di tutti. Nel cammino di vita e di fede che facciamo abbiamo tutti bisogno del conforto, dell’appoggio e del sostegno della Chiesa. D’altronde da solo non sono Chiesa, lo sono con la comunità. E’ così che si crea relazione e non solitudine, perché il Dio nel quale crediamo è Egli stesso relazione: Uno e Trino, cioè amore e unità. Questa è la nostra speranza, la fiducia che ci proietta verso il futuro è avere il coraggio di costruirlo vivendo il presente. A Nazaret, dice Papa Francesco, c’era una giovane, una piccola donna coraggiosa, che conosceva bene i propri limiti eppure ha saputo essere rivoluzionaria: si chiamava Maria. Nel momento in cui si mette in cammino, da Nazareth verso la montagna, incontrando la cugina Elisabetta, riconosce, intonando il Magnificat, le meraviglie che Dio ha compiuto nella sua vita. Il Magnificat È una preghiera rivoluzionaria, quella di Maria, il canto di una giovane piena di fede, consapevole dei suoi limiti ma fiduciosa nella misericordia divina. Questa piccola donna coraggiosa rende grazie a Dio perché ha guardato la sua piccolezza e per l’opera di salvezza che ha compiuto sul popolo, sui poveri e gli umili. La fede è il cuore di tutta la storia di Maria. Il suo cantico ci aiuta a capire la misericordia del Signore come motore della storia, sia di quella personale di ciascuno di noi sia dell’intera umanità. Quando Dio tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi diventano capaci di azioni veramente grandiose. Le “grandi cose” che l’Onnipotente ha fatto nell’esistenza di Maria ci parlano anche del nostro viaggio nella vita, che non è un vagabondare senza senso, ma un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue incertezze e sofferenze, può trovare in Dio la sua pienezza” (cfr Angelus, 15 agosto 2015). Chi incontra per davvero Gesù Cristo e fa esperienza della sua presenza nella propria vita, di fronte alle ingiustizie e cattiverie del mondo non può restare inerte e impassibile. Egli ci ha “rimesso la faccia” con il potere forte pur rimanendo in mezzo alla gente, incontrandola e condividendone gioie e dolori. L’ha liberata dalle tante forme di schiavitù che oggi si chiamano rassegnazione, pessimismo, vittimismo, piangersi addosso, sconforto, ripiegamento su se stessi, paura, indifferenza, apatia. Gesù è stato un rivoluzionario perché ha predicato l’equità, il bene comune mettendo alla base di tutto l’insegnamento: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”. E’ esattamente il contrario della vendetta, che si perpetra là dove vi è un potere dittatoriale. Carissimi giovani, siate giovani come Gesù. La sua forza, il suo amore per l’umanità, il suo lottare contro ogni forma di ingiustizia, il suo morire solo per amore conquisti la vostra esistenza. Non lasciatevi ingannare dalle facili promesse, dal godimento dell’attimo. Godete la vita facendola godere, condividendola, servendola, amandola e rispettandola. Soffrite le situazioni della vita aiutandola a non morire. Non lasciatevi anestetizzare per non soffrire. La vita facile, fatta di divertimenti sfrenati, di alcool, droga, sesso, brucia la bellezza dell’esistenza e l’intristisce. Siate pieni di gioia e di entusiasmo. Il vostro Vescovo, i vostri sacerdoti sono con voi, accanto a voi. Camminiamo insieme condividendo gioie e dolori, ansie e attese. In una preghiera della messa, chiamata prefazio, rivolgendoci a Dio Padre diciamo: “In Cristo ci hai manifestato il tuo amore per i piccoli e i poveri, per gli ammalati e gli esclusi. Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli. Con la vita e la parola annunziò al mondo che tu sei Padre e hai cura di tutti i tuoi figli”. Questo è il vostro, il nostro compito oggi. La prof.ssa Chiara Scardicchio, docente di pedagogia sperimentale a Foggia,in un suo recente intervento dice: “Essere figure educative significa davvero curare e attendere, accettando di «stare al cospetto del proprio e altrui inferno», perché le ferite della propria autobiografia possano divenire feritoie per la libertà”. Vorrei concludere questa mia riflessione con un passaggio di Papa Francesco tratto dalla sua bella lettera inviata a voi in preparazione al Sinodo dei giovani che si celebrerà nel 2018: Cari giovani, affido il nostro cammino verso Panama, come pure l’itinerario di preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi, alla materna intercessione della Beata Vergine Maria. Vi invito a ricordare due ricorrenze importanti del 2017: i trecento anni del ritrovamento dell’immagine della Madonna Aparecida, in Brasile; e il centenario delle apparizioni di Fatima, in Portogallo, dove, con l’aiuto di Dio, mi recherò pellegrino nel prossimo mese di maggio. San Martino di Porres, uno dei santi patroni dell’America Latina e della GMG 2019, nel suo umile servizio quotidiano aveva l’abitudine di offrire i fiori migliori a Maria, come segno del suo amore filiale. Coltivate anche voi, come lui, una relazione di familiarità e amicizia con la Madonna, affidandole le vostre gioie, inquietudini e preoccupazioni. Vi assicuro che non ve ne pentirete! La giovane di Nazareth, che in tutto il mondo ha assunto mille volti e nomi per rendersi vicina ai suoi figli, interceda per ognuno di noi e ci aiuti a cantare le grandi opere che il Signore compie in noi e attraverso di noi. Cari giovani di Matera–Irsina, con questi propositi prepariamoci a vivere il cammino verso il Sinodo per voi e con voi, accompagnati da Maria, Madre di Gesù e Madre nostra.

Vi abbraccio e benedico. Vostro

†Don Pino"

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