Lunedì, 20 Marzo 2017 12:25

QUANDO LA SINISTRA "AMAVA" IL MEZZOGIORNO INTERNO E LA BASILICATA

Le “Sliding doors” della Sinistra nel Sud Italia. C’è un momento negli anni 70 in cui sembrava che l’alleanza fra la politica, i lavoratori del Nord e del Sud e i movimenti giovanili avrebbe riscattato il Sud dalla povertà, proponendo un modello di sviluppo che faceva leva sulle risorse e le vocazioni del territorio, oltre che sul protagonismo dei suoi abitanti. Ma la porta dello sviluppo non si aprì e il Meridione italiano imboccò un'altra strada. Quali sono i motivi delle mancate promesse? Una risposta a queste domande è contenuta nel libro “Quando la Sinistra ‘amava’ il Mezzogiorno interno e la Basilicata”. L’autore è Mauro Armando Tita, “sociologo di strada”, come egli stesso si definisce. Facendo tesoro dell’esperienza giornalistica maturata presso le redazioni di “Cronache Italiane” e “Il Meridionale” sotto la guida di Pippo Fava, attraverso servizi, inchieste e reportage, Tita ricostruisce le dinamiche socio-politiche che caratterizzano gli anni successivi al boom economico. All’indomani degli anni Sessanta, la Basilicata fa i conti con il fallimento della industrializzazione.

Svanisce il sogno della chimica in Val Basento, delle grandi fabbriche intese come portatrici di sviluppo e di progresso. La regione, però, è piena di fermento. I giovani, emigranti di ritorno nei paesi d’origine, cercano con entusiasmo di dare il proprio contributo, mettendo in pratica le teorie apprese nelle Università. La classe politica non li esclude. Anzi li accompagna con la progettualità. L’agricoltura e l’artigianato diventano i settori in cui investire per il futuro. Fioriscono le cooperative, i movimenti giovanili (anche se è sempre presente il rischio di infiltrazioni terroristiche) ma qualcosa non va per il verso giusto. Particolarmente illuminanti per comprendere quanto accadeva in quegli anni sono la presentazione e la prefazione al libro, scritte rispettivamente da Giancarlo Vainieri e Alfonso Pascale. Il primo è direttore del Centro Studi sociali e del lavoro (Cssel) della Uil. Dall’analisi, condotta con grande spessore, emergono ricordi personali nonchè i tanti progetti e interventi realizzati nel Vulture-Melfese “ante Fiat”, ma anche il malessere dell’area protesa all’autonomia e all’affermazione territoriale. Alfonso Pascale, ex vicepresidente nazionale Cia e presidente del Ceslam (Centro Sviluppo locale ambiti metropolitani), ripercorre i modelli di sviluppo economico proposti allora: dall’industria alle campagne, già rese protagoniste dalle lotte contadine e dalla Riforma agraria. Rilevante nelle pagine di Pascale è il ricordo “quarantennale” del raduno giovanile di Borgata Taccone, a Irsina in provincia di Matera, nell’ottobre del 1977. Fu quello un grande momento di aggregazione e confronto, in cui confluirono oltre 1500 i giovani provenienti da diverse aree di tutta la penisola. Il raduno, stranamente, fu boicottato dai leader politici e sindacali. Nel terzo millennio, la “Questione meridionale” torna prepotentemente di attualità. “Le popolazioni che ancora operano nelle zone montane del Mezzogiorno, e in particolare in quelle lucane, vivono situazioni di grande difficoltà”, fa notare l’autore. Il merito del libro, dunque, è quello di riportare l’attenzione, con un’analisi accurata e precisa, sui fenomeni socio-politici in atto negli anni Settanta nel Sud Italia e, in particolare in Basilicata, ma in chiave propositiva. Serve una nuova presa di coscienza, ci dice Tita, un nuovo protagonismo, accompagnati da una forte spinta etico e morale, per superare l’impasse di un territorio governato con l’assistenzialismo e riportare un Mezzogiorno disintegrato al centro della scena politica nazionale. Non va sottaciuto che il libro è dedicato a Pippo Fava giornalista, Pio La Torre politico, Placido Rizzotto sindacalista. Uomini di valore e coraggio che si sono fermamente impegnati nella difesa degli ideali di democrazia e giustizia, consacrando la loro esistenza alla lotta contro la Mafia, i politici corrotti e lo sfruttamento delle classi marginali.

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