Sabato, 11 Febbraio 2017 07:26

IL GIORNO DEL RICORDO

Ci fu anche un lucano tra le vittime della tragedia delle foibe. Lo ha ricordato il presidente del Consiglio regionale, Francesco Mollica, che a Marconia ha partecipato, ieri, ad un incontro con gli studenti per il “Giorno del Ricordo”, istituito con una legge dello stato per ricordare il 10 febbraio di ogni anno “le vittime delle foibe...

...dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. “Questo lucano si chiamava Vito Lorusso – ha detto Mollica –nato ad Avigliano il 20 settembre 1923, un soldato prigioniero delle milizie titine, che non rispettarono le convenzioni internazionali di guerra, lo uccisero dopo un processo farsa il 10 maggio 1945 e infoibarono isieme ad altre persone a Cava Cise vicino Montona ora in Croazia. Al ricordo di quelle vittime è stato istituito un parco della Rimembranza”. “Per oltre 70 anni – ha proseguito Mollica -, una pagina della nostra storia è stata inghiottita nel silenzio, annullata, cancellata. Proprio come migliaia e migliaia di persone: inghiottite, cancellate, annientate in quelle foibe della Venezia Giulia e della Dalmazia diventate il simbolo di un eccidio. È proprio lì, in quelle voragini carsiche tipiche dell'Istria, che fra il 1943 e il 1947 furono gettati dalla furia dei partigiani comunisti jugoslavi di Tito, vivi e morti, migliaia di italiani. Centinaia di migliaia di persone costrette all’esodo dalle proprie terre della Venezia Giulia e della Dalmazia. Costrette a fuggire in altre città italiane o all’estero: chi in America, chi in Australia”. “La verità, diceva Gramsci, è sempre rivoluzionaria; tenerla nascosta non è solo un inganno e una truffa – ha aggiunto il presidente -, ma un inquinamento che avvelena e tarpa la vita di tutti, anche di chi la reprime. L'istituzione del ‘Giorno del Ricordo’ è un modo per affrontare in maniera condivisa le cause e la responsabilità di quanto è accaduto e per superare tutte le barriere di odio, diversità e discriminazione. La memoria non è mai un risarcimento pieno. Il ricordo, oggi, è un dovere, è un monito per tutti noi perché siamo tenuti ad impedire che l'ignoranza e l'indifferenza prevalgano e perché tali orrori non si ripetano mai più e restino un ammonimento perenne contro ogni persecuzione e offesa alla dignità umana”. A parere di Mollica “la scuola, che è il luogo della conoscenza e dell’istruzione, ha il compito di formare i giovani per la vita, di favorire lo sviluppo del senso civico, di educarli ai valori della cittadinanza, del gusto per il lavoro, della pace, della solidarietà, dell'amicizia e del rispetto della persona nella verità. Valori universali. Conoscenza e comprensione sono le basi da cui partire per sentirsi integralmente cittadini italiani europei custodi della terra. La nostra presenza stamattina, e soprattutto la vostra attenzione, stanno a testimoniare che non dimentichiamo. Voi studenti siete quelli che anche in futuro non dovranno dimenticare, al di là delle sentenze. Le sentenze si rispettano, ma è importante il senso di vicinanza e di testimonianza. Sono aspetti fondamentali che le istituzioni hanno il dovere di mantenere vivi, ma che soprattutto in quanto cittadini abbiamo il dovere e l’interesse di coltivare”.

“Comprendere che cosa abbia significato per molti italiani abbandonare ciò che gli era più caro e prezioso è un modo per capire non solo quel che è stato ma anche ciò che avviene oggi ad altre comunità”. Claudio Vercelli, docente dell’Università cattolica del Sacro cuore, ha spiegato così l’importanza del “Giorno del Ricordo” agli studenti dell’Istituto di istruzione superiore “Nitti” di Potenza, dell’Istituto di istruzione superiore “Levi” di Grassano e dell’Istituto di istruzione superiore “Fortunato” di Marconia di Pisticci, che nell’ambito di un progetto di cittadinanza attiva promosso dal Consiglio regionale e centrato sulla memoria hanno svolto approfondimenti sulla vicenda delle foibe e dell’esodo degli italiani dalle terre dell’Istria e della Dalmazia alla fine della seconda guerra mondiale. “Una diaspora forzata – ha detto Vercelli -, che coinvolse centinaia di migliaia di persone, costrette, con la forza dell’imposizione e della violenza, a lasciare una volta per sempre le loro case. Di fatto fu in tale modo cancellata una storia molto lunga, quella dell’insediamento dei nostri connazionali in terre che divenivano integralmente jugoslave. Nel mentre, violenze e prevaricazioni, tra le quali l’assassinio di civili e militari inermi, poi gettati in cavità naturali conosciute come “foibe”, si accompagnavano a questa migrazione di massa coatta. La Repubblica italiana dal 2005 riconosce il 10 febbraio come Giorno del Ricordo di quelle drammatiche vicende. Non si tratta di un esercizio rituale. Alla specificità storica di quei fatti si riconnettono vicende e storie che dal passato ci conducono, passo dopo passo, verso il nostro presente. Isolamento, paura, violenza, sopraffazione, fuga, diaspora, perdita dei diritti, apolidia attraversano la nostra contemporaneità. Sono l’altra faccia, quella che non vogliamo vedere, di un tempo moderno che si vorrebbe libero dall’oppressione ma che spesso riesce a produrre anche barbarie contro i tanti indifesi. Quella storia ci parla di qualcosa che è ancora vivo nella coscienza. Per questa la vogliamo ricordare”. “La memoria, come la storia – gli ha fatto eco Gaetano Morese, docente dell’Università degli Studi della Basilicata -, affonda le proprie radici nella notte dei tempi, ai primordi dell'umanità e la trasmissione passa dall'oralità e dai pittogrammi alla scrittura per giungere ai nostri tempi in cui forme di espressione e rappresentazione delle memoria e della storia si sono arricchite di sofisticati mezzi tecnologici. La storia ha il duplice compito di vivificare attraverso lo studio e la ricerca di ‘documenti’ la memoria collettiva e nello stesso tempo deve chiarire come sia possibile da parte di gruppi d'interesse costruire o cancellare memorie collettive. Incontri sulla ‘memoria’ non sono dunque solo una occasione per ricordare la storia dell'umanità e recuperare i valori e i sentimenti fondanti del vivere comune degli esseri umani, ma l’occasione per comprendere criticamente come la nostra memoria collettiva sia fragile e soggetta a manipolazione”. L’incontro di Marconia, dal titolo “Custodire e raccontare la memoria per non dimenticare”, è stato aperto dal saluto del dirigente scolastico dell’istituto di istruzione superiore “G. Fortunato” Francesco Di Tursi, che ha sottolineato come “manifestazioni come queste che contribuiscono a fare la storia dei territori, che potrebbe altrimenti apparire lontana”. “La riflessione continua sui fatti di cui si parla oggi ha lo scopo di mantenerne vivo il ricordo, per evitare nel futuro che si ripetano episodi come quello delle foibe”, ha aggiunto precisando che “al centro del nostro formativo vi e la crescita dell’individuo”. “Oggi ricordiamo una strage per troppi anni rimasta nel dimenticatoio – ha detto sindaca di Pisticci Viviana Verri – il massacro compiuto dalle truppe di Tito dopo la devastante seconda guerra mondiale ha comportato un vero esodo. La storia si ripete ciclicamente e a volte sembra che l’uomo abbia imparato poco. Un messaggio sempre attuale è quindi che quindi la violenza genera violenza e occorre cambiare il nostro modo di essere e di rapportarci con gli altri. Imparare a cambiare con la riflessione, comprendendo che dalle stragi perde solo l’umanità”. “Sono trascorsi più di 70 anni da quei tristi lunghissimi momenti – ha detto il consigliere regionale Roberto Cifarelli -. Mio padre partecipò alla seconda guerra mondiale e mio nonno alla rima guerra mondiale. La mia generazione si è potuta abbeverare direttamente alla fonte di chi quei momenti li ha potuto raccontare perché vissuti in prima persona. Con il tempo i ricordi si affievoliscono. Invece quei ricordi devono rimanere ben impressi nelle nostre menti e nei nostri cuori. Ecco perché la mia generazione ha l'obbligo di passare il testimone del ricordo, e le nuove generazioni di raccoglierlo”. Lo storico e giornalista Giuseppe Coniglio ha invece rivolto un invito alle istituzioni, perché assicurino un coordinamento fra diverse giornate commemorative (oltre a quella dedicata al ricordo delle foibe, quella sulla memoria della shoah e quella in onore delle vittime della mafia), sottolineando che la violenza perpetrata nelle foibe è ancora per molti versi sconosciuta. Presenti alla manifestazione anche il consigliere regionale Achille Spada e il viceprefetto di Matera Alberico Gentile. Gli studenti dell’Istituto agrario Cerabona di Marconia hanno presentato il video “Viaggio nel Ricordo” con testimonianze ed immagini del viaggio compiuto a Basovizza nel 2011, mentre Alessandro Bevilacqua della sezione alberghiero dell’Iis “Fortunato” ha letto la poesia “Foibe” di Marco Barone. Poi, Francesco Nolè dell’Istituto di istruzione superiore “Nitti” di Potenza, . Arcangelo Carbone dell’Istituto di istruzione superiore “Levi” di Grassano e Matteo Rubolino dell’Istituto di istruzione superiore “Fortunato” di Marconia di Pisticci hanno dialogato con i relatori della manifestazione, a cui hanno rivolto alcune domande. Davanti alla sede del Consiglio regionale, sulla base di una precisa indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri (ricordata in Aula martedì scorso dal consigliere Michele Napoli) la ricorrenza è stata ricordata anche con l’esposizione delle bandiere a mezz’asta.

 

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