Mercoledì, 11 Marzo 2009 00:00

CAMERE CALDE

Così si chiamano gli impianti per il riprocessamento del materiale radioattivo, strumenti indispensabili (come ben sanno gli iracheni) per arrivare a realizzare una bomba atomica, dove si producono temperature spaventose. Con ogni probabilità è questa la temperatura politica che è stata toccata nei due rami del Parlamento italiano dal pomeriggio di ieri. Del presidente Silvio Berlusconi tutto si può dire (nel bene e nel male), ma non che non riesca spesso a mettersi contro tutti, oppositori ed alleati. Lo ha fatto di nuovo, durante un’assemblea di costituzione ufficiale del Pdl, destinato a vedere la luce dalla fusione (è il caso di dirlo) di Alleanza nazionale con Forza Italia.
CAMERE CALDE
 
Così si chiamano gli impianti per il riprocessamento del materiale radioattivo, strumenti indispensabili (come ben sanno gli iracheni) per arrivare a realizzare una bomba atomica, dove si producono temperature spaventose. Con ogni probabilità è questa la temperatura politica che è stata toccata nei due rami del Parlamento italiano dal pomeriggio di ieri. Del presidente Silvio Berlusconi tutto si può dire (nel bene e nel male), ma non che non riesca spesso a mettersi contro tutti, oppositori ed alleati. Lo ha fatto di nuovo, durante un’assemblea di costituzione ufficiale del Pdl, destinato a vedere la luce dalla fusione (è il caso di dirlo) di Alleanza nazionale con Forza Italia. L’uomo di Arcore ha annunciato che, per velocizzare i tempi di lavoro delle Camere, si potrebbe arrivare al voto dei soli capigruppo parlamentari. E’ l’annuncio dello scoppio di un’atomica, almeno per qual che riguarda l’esercizio della democrazia in questo Paese. Ma come, gli organi massimi di ogni collettività (comunali, provinciali, regionali e infine nazionale) italiana non sono le assemblee elettive che, a fronte di ogni possibile articolazione dei lavori in commissioni varie, riconoscono la potestà suprema di intervento dei singoli componenti e un altrettanto potere supremo di voto? Le reazioni non sono mancate, dalla colorita iperbole di Antonio Di Pietro, alle proteste di Dario Franceschini e di tutto il Pd fino alla cortese, ma secca, affermazione del presidente della Camera Gianfranco Fini che ha definito la proposta del Silvio come “vecchia e impossibile”. Non c’è che dire. Meno male che, a destra, c’è un uomo come Fini a guardia della democrazia. Per chi viene da sinistra sarà anche duro da ammettere, ma è così.
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