Lunedì, 23 Febbraio 2009 00:00

ARISA O DARIO?

Siamo davvero imbarazzati. Non sappiamo se commentare l’uno o l’altro evento. Proveremo ad unificarli, all’insegna della Basilicata. Sì, della Basilicata, Perché tutte e due i fatti hanno scatenato una sorta di iperattività, di frenesia dichiaratoria, di poliuria programmatica. La vittoria della pignolese Arisa (al secolo Rosalba Pippa) al 59mo Festival di Sanremo con la sua “Sincerità” ha dato la stura alla più marcata produzione encomiastica, sia di commenti che di buoni propositi. Il secondo fatto è quello legato alla nomina del nuovo segretario nazionale del Partito democratico, Dario Franceschini, ex democristiano, vice del defunto (politicamente) Walter Veltroni e portatore di profonde istanze di rinnovamento. A noi il suo tono sbrigativo non piace.

ARISA O DARIO?

Siamo davvero imbarazzati. Non sappiamo se commentare l’uno o l’altro evento. Proveremo ad unificarli, all’insegna della Basilicata. Sì, della Basilicata, Perché tutte e due i fatti hanno scatenato una sorta di iperattività, di frenesia dichiaratoria, di poliuria programmatica. La vittoria della pignolese Arisa (al secolo Rosalba Pippa) al 59mo Festival di Sanremo con la sua “Sincerità” ha dato la stura alla più marcata produzione encomiastica, sia di commenti che di buoni propositi. Si sono prodigati tutti, da sinistra a destra, spellandosi le mani negli applausi e nelle congratulazioni di rito. Tutte le figure istituzionali lucane hanno abbondantemente salutato l’evento. Un componente del governo regionale ha colto la palla al balzo per insistere nella urgenza della messa in cantiere di sostegni per la produzione e la formazione musicale. E’ bene ricordare a voi tutti che, fino all’annuncio della vittoria, la povera Arisa era ancora negletta, ignorata e sostenuta dall’affetto e dal tifo dei soli abitanti di Pignola. Oggi c’è chi pensa di trasformarla in un presupposto formativo, forse all’insegna del “canta che ti passa”. Il secondo fatto è quello legato alla nomina del nuovo segretario nazionale del Partito democratico, Dario Franceschini, ex democristiano, vice del defunto (politicamente) Walter Veltroni e portatore di profonde istanze di rinnovamento. Sarà, ma a noi il suo tono sbrigativo ed efficientista dell’ultima ora, diventato ancora più  deciso con la sua nomina, non ci (come dicevano i tanti neofiti del Pds - Ds che fu, cercando di fare bella figura) appassiona più di tanto. Lui, intanto, ha fatto i primi passi. Oltre ad aver giurato sulla copia della Costituzione di suo padre exc partigiano, in quel di Ferrara, ha cancellato il governo - ombra del Pd e azzerato il coordinamento nazionale. La definizione più pungente è venuta dal quel Matteo Renzi, vincitore delle primarie Pd in Toscana che, a detta dei giornali di oggi, lo ha definito il "vicedisastro". Con tutto il rispetto per il parto, difficile e prematuro, tra le mura Pd, non ci sembra che il Dario riuscirà, “a mangiare l’anguria”. Salutiamo, invece, positivamente, la conseguente mobilitazione operativa del Pd a livello regionale, nella speranza che non sia semplicemente “ammuina”.

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