Mercoledì, 28 Novembre 2007 00:00

LE DONNE, HEIDI E LA VIOLENZA

Che c ‘entra (o come direbbe il Di Pietro nazionale: che c’azzecca) Heidi, la pastorella svizzero-tedesca che in trent'anni ha allietato i pomeriggi di tante generazioni di bambine, con la violenza di genere? C’entra, c’entra, non fosse altro perché in questo campo si è esagerato, sia per il fumetto che per la manifestazione delle donne contro la violenza. La manifestazione di Roma contro la violenza sulle donne ha fatto registrare marcati episodi di violenza verbale e fisica delle partecipanti nei riguardi di uomini e di altre donne. Passi per gli uomini, quasi tutti teleoperatori presenti sul posto per fare il loro dovere e garantire alle partecipanti quel sacrosanto diritto – dovere di cronaca che ogni mezzo di informazione deve ossequiare.

 

LE DONNE, HEIDI E LA VIOLENZA
 
Che c ‘entra (o come direbbe il Di Pietro nazionale: che c’azzecca) Heidi, la pastorella svizzero-tedesca che in trent'anni ha allietato i pomeriggi di tante generazioni di bambine, con la violenza di genere? C’entra, c’entra, non fosse altro perché in questo campo si è esagerato, sia per il fumetto che per la manifestazione delle donne contro la violenza. La manifestazione di Roma contro la violenza sulle donne ha fatto registrare marcati episodi di violenza verbale e fisica delle partecipanti nei riguardi di uomini e di altre donne. Passi per gli uomini, quasi tutti teleoperatori presenti sul posto per fare il loro dovere e garantire alle partecipanti quel sacrosanto diritto – dovere di cronaca che ogni mezzo di informazione deve ossequiare. Anacronistici e inutili, quindi, gli eccessi nei riguardi degli uomini. Ancora più gravi, sotto l’aspetto della violenza esercitata nei riguardi di altre e per il fatto che costituiscono un imperdonabile errore strategico, le esclusioni dal corteo di ben tre ministre del centrosinistra (Turco, Pollastrini eMelandri) e le violenze verbali indirizzate verso le parlamentari del centrodestra, tra le quali una ex ministra alle pari opportunità. I telespettatori hanno dovuto assistere a ingiustificabili comportamenti di inciviltà e di intolleranza. Proprio come, in modo più sottile e (è il caso di dirlo) velato, la censura turca ha deciso di intervenire su Heidi che, in quella nazione, è considerata troppo scandalosa, soprattutto per quella gonna che le si alza sulla testa mentre corre giù nelle montagne, mettendo in mostra i mutandoni bianchi. La censura è arrivata dal ministero dell'Educazione di Ankara, e a scatenare il dibattito è stata la pubblicazione con le illustrazioni modificate del libro che racconta le vicende della piccola Heidi, nonostante il volume sia tra i cento raccomandati dal ministero della Cultura di Ankara. Il libro di Heidi potrà rimanere tra quelli consigliati solo se diffuso nella versione adattata.. Sono state passate al vaglio anche la nonna della sua cara amica Clara, la signora Seseman, costrette ad indossare la tunica e il copricapo "hijab". Anche la burbera Rottermayer, avrà il capo coperto. "È il segno dell'islamizzazione occulta operata dal governo di Ankara", avverte Alaadin Dincer, presidente del sindacato dei professori, "il governo ha aumentato i controlli e aperto il cammino alla distorsione dei testi scolastici". Un quotidiano locale ha scritto in merito alla censura della pastorella: "la Turchia è vittima di una islamizzazione occulta, deriva fondamentalista che non si fa scrupolo di usare dei bambini per far propaganda al velo". In Italia, invece, ci tocca subire un redivivo integralismo femminista, miope e per giunta cafone. Paese che vai…
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